Migranti, espulsioni più facili per decreto. Il Governo, lunedì sera, ha aggiornato tra l’altro la “Lista dei Paesi sicuri“ dove possono essere rimandati i profughi. Dunque, rimpatri blindati. Non si è fatta attendere la risposta del Consiglio dei ministri al noto bliz della magistratura. Per l’esecutivo è un principio fondamentale la “difesa dei confini”, sicuro oltretutto di avere un “crescente consenso tra i cittadini”. Di qui l’idea di oltrepassare la recente decisione del Tribunale di Roma che “non ha ben capito la sentenza della Corte Ue”. Parole e musica del Guardasigilli Nordio. Apriti cielo! I magistrati, bacchettati,non ci stanno e lo hanno detto. L’intervento del Governo Meloni dopo il caso Albania ha avuto l’effetto di far salire lo scontro politico. All’orizzonte un fuoco incrociato alimentato anche dalle turbolenze delle imminenti elezioni Regionali (tira aria di astensione).
A maggio erano 22, da lunedi 21 ottobre sono scesi a 19. Eliminati tre Stati per i quali erano previste “eccezioni di carattere territoriale: Camerun, Colombia e Nigeria”. Nessuna eccezione per Serbia, Bosnia, Montenegro, Kosovo, Nord Macedonia, Albania. Con eccezioni: Perù, Algeria, Tunisia, Marocco, Egitto, Capo Verde, Senegal, Gamba, Ghana, Costa d’Avorio, Sri Lanka (ex Ceylon). La lista dei 19 Paesi sarà aggiornata annualmente. In attesa del vaglio del Quirinale, l’obiettivo del Governo sarà messo alla prova dei fatti.
Insistono soprattutto sui costi della operazione in Albania. Il deputato Alfonso Colucci (M5S), notaio di Bari, ha annunciato di aver presentato un esposto alla Corte dei Conti “sottoscritto da tanti colleghi Cinquestelle per accertare ipotesi di responsabilità erariale per il trasporto di 16 migranti nel centro allestito dal Governo Meloni in Albania”. Elly Schlein, segreteria dem, è andata giù pesante. ”Dopo l’omicidio Regeni, per Meloni l’Egitto è più sicuro?”. Domanda che per completezza di informazioni andrebbe rivolta alle migliaia di italiani che su abbronzano sulle spiagge sabbiose di Sharm el-Shekh nelle acque limpide del Mar Rosso.
È chiaro che le norme comunitarie prevalgono su quelle nazionali. E Bruxelles lo ha ricordato anche in tale circostanza, ma Nordio ha risposto che “nel momento in cui l’elenco dei Paesi è inserito in una legge, il giudice non può disapplicarla”. È il caso di ricordare che la direttiva della Corte di giustizia europea non è vincolante in via generale astratta ma mette dei paletti rigorosi in relazione ad un caso estremamente bizzarro. Ecco perché sulla riforma del CSM di lunedì sera aleggia lo spettro del boicottaggio. Si avvertono già i primi segnali di una fronda della magistratura.
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