Il Tribunale di Bologna ha rinviato alla Corte di Giustizia europea il decreto del governo sui Paesi sicuri, per chiedere quale sia il parametro su cui individuarli e se il principio del primato europeo imponga di ritenere che in caso di contrasto fra le normative prevalga quella comunitaria.
Il rinvio è arrivato nell’ambito di un ricorso promosso da un richiedente asilo del Bangladesh contro la commissione territoriale per il riconoscimento della protezione.
Nel suo rinvio alla Corte di Giustizia europea sul decreto ‘paesi sicuri’ il tribunale di Bologna, entra anche nel merito sulla definizione di ‘Paesi sicuri’, contestando il principio per cui potrebbe definirsi sicuro un Paese in cui la generalità, o maggioranza, della popolazione viva in condizioni di sicurezza, visto che il sistema di protezione internazionale si rivolge in particolare alle minoranze.
Portando anche il paradosso che la Germania nazista fosse stata estremamente sicura per la stragrande maggioranza della popolazione tedesca, ad eccezione di ebrei, omosessuali, oppositori politici e rom.
Secondo il costituzionalista Michele Ainis, la decisione del Tribunale di Bologna di rinviare alla Corte di Giustizia europea il decreto del governo sui Paesi sicuri è “una strada praticabile per avere certezza di diritto su una vicenda che si presta a visioni contrapposte”.
“Un’altra strada è interrogare la Corte Costituzionale sulla legittimità del decreto del governo” aggiunge. Per Ainis la decisione dei giudici di Bologna “dimostra che quel decreto non mette parola fine sulla vicenda”.
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