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Migranti in albania, una giudice a Roma vuole il voto del Parlamento ma Lampedusa esplode

Migranti in Albania, la polemica continua. Ora c’è un altro giudice che si mette di traverso al governo.

Guarda caso, anche stavolta è una donna, Silvia Albano, che non guarda in faccia nessuno e si scaglia contro il patto tra Italia e Albania che riguarda i migranti. “Se non ci sarà una ratifica del Parlamento arriveranno una serie di ricorsi e noi non potremo che applicare la legge”.

A Palazzo Chigi non la pensano così e il ministro dei rapporti con il Parlamento ribadisce il concetto che per questi accordi il passaggio non è obbligatorio.

Sia come sia, siamo alle solite con la magistratura che interviene invadendo il campo della politica. E’ avvenuto spesso e continua ad accadere. Eppure, sono chiari i poteri dello Stato: esecutivo, legislativo e giudiziario. Se è così non ci dovrebbe nessuna interferenza.

Invece? Non è certo la prima volta che questo avviene. Ricordiamo di recente che due magistrati a Catania ed a Firenze si sono comportati allo stesso modo.

Andiamo con ordine. In primo luogo spieghiamo chi è la signora Albano. E’ un giudice della sezione immigrazione del tribunale di Roma, grande esperta del ramo.

Il suo giudizio è tranchant: “Così com’è il protocollo non può andare e presto ne avremo la dimostrazione”.

Al contrario, non la pensa in tal modo non solo Palazzo Chigi, ma soprattutto diversi Paesi europei che hanno plaudito all’iniziativa. In primis la Germania che presto seguirà l’esempio dell’Italia stringendo un patto con un paio di governi africani.

La Albano non ci sente e prosegue imperterrita: “Sono le Camere a dover autorizzare con una legge i trattati internazionali”. E’ un ritornello questo che ormai l’Italia conosce alla perfezione: il braccio di ferro tra i due poteri dello Stato che non dovrebbe assolutamente esserci.

Mettiamo per un momento da parte l’attrito e analizziamo i fatti. Il problema dell’immigrazione continuerà a lungo e non se ne vede per ora la fine. L’Europa, per dirla tutta, se ne infischia e a dover subire il maggior danno è l’Italia che con Lampedusa rappresenta il primo confine europeo.

Più volte, questo “guaio” è stato portato al cospetto dell’Europa e a chiacchiere si è convenuto con l’Italia che presto si doveva trovare un sistema più equo per evitare che il nostro Paese non fosse travolto da questa ondata di migranti.

Poi, in realtà, non si è mai concluso niente: nel Nord dell’Europa Svezia, Finlandia, Olanda ed altri hanno pensato in cuor loro: “Tanta gente arriva in Italia e allora deve essere l’Italia a risolvere il problema”.

La Francia, a parole, ha sempre convenuto che sarebbe stato giusto ripartire il numero dei migranti fra i vari Paesi europei. Al dunque, quando qualche migrante dall’estremo lembo della Liguria voleva passare i confini, la polizia d’oltr’Alpe interveniva e rispediva al mittente coloro che avevano tentato di arrivare in Francia.

Così, i ministri degli Interni si susseguivano e al dunque non si concludeva mai nulla. Ecco adesso quel che ha pensato Giorgia Meloni nella speranza di alleggerire il carico dell’Italia che aumentava di anno in anno. Ha prospettato un patto con l’Albania, assai   vicina alle nostre coste, ne ha parlato con il premier Edi Rama e in un recente incontro a Palazzo Chigi si è riusciti a trovare un punto d’incontro. I migranti irregolari saranno trasferiti in Albania in un centro da noi costruito e lì rimarranno finché non si saranno potute verificare le dovute soluzioni.

Dov’è il problema? La ratifica delle Camere sul patto appena stabilito? Il magistrato dice si, il governo dice no. Invece di comprendere l’importanza dell’accordo e che cosa possa significare per il nostro Paese ecco affacciarsi il solito ritornello: le liti, i distinguo, i divieti che vengono strumentalizzati con quanti non sono in sintonia con l’attuale governo.

Allora, invece di andare a pescare il pelo nell’uovo si trovi una scorciatoia che faccia tirare il fiato al nostro Paese che ha l’unica colpa di essere il confine dell’Europa.

 

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