La premiazione di Giorgia Meloni a New York è stata davvero qualcosa di estraniante. Ma andiamo con ordine: il presidente del Consiglio, rigorosamente al maschile, Giorgia Meloni, è stata premiata, con tanto di comunicati e agenzie e fanfare, a New York con il “Global Citizen Award 2024” dell’Atlantic Council “per il suo ruolo pionieristico di prima donna capo di governo in Italia, il suo forte sostegno all’Unione Europea e all’alleanza transatlantica nonché per la sua presidenza del G7 nel 2024”.
Ma cos’è l’Atlantic Council? L’Atlantic Council, si legge qua e là, è un think tank americano “favorevole all’atlantismo” fondato nel 1961 che lavora nel campo degli affari internazionali.
All’interno del think tank c’è anche, si legge, il Digital Forensic Research Lab. Un laboratorio messo in piedi per studiare la disinformazione in ambienti open source e riferire sui processi democratici.
Per questo allora che per premiare la Meloni è stato giustamente chiamato un paladino della correttezza della libertà e dell’informazione come Elon Musk. Trump, il suo candidato preferito, d’altronde sono anni che lotta contro le fake news. Fake News che, è proprio il caso di ammetterlo, su X sono letteralmente bandite.
“E’ un onore – le parole del milionario, forse bilionario, chissà tra poco trilionario – essere qui per consegnare questo premio ad una persona che è addirittura più bella dentro che fuori. Ha fatto un lavoro incredibile come premier, con una crescita e un’occupazione record. E’ una persona onesta, vera, autentica, una dote rara per un politico”
Crescita e occupazione record. Forse Musk non ha mai fatto un colloquio in Italia. Forse non conosce benissimo la situazione degli stipendi e dell’inflazione. Vieni Elon, vieni ad affittare un monolocale a Roma con uno stipendio di, lavoro a caso, infermiere.
Sul palco la Meloni, dopo aver ringraziato Musk per il suo “genio prezioso”, ha poi tenuto un breve discorso.
Nel suo discorso, sintetizzano le agenzie, la Meloni ha difeso i valori dell’Occidente contro le autocrazie e i regimi autoritari.
D’altronde, nel suo governo non c’è nessuno che si sia mai sognato in passato o che sogni tutt’ora, nel presente, di difendere un’autocrazia o un regime autoritario. Figuriamoci. Nessuno porterebbe una maglietta di Putin, insomma, o nessuno terrebbe mai in casa un busto di Benito Mussolini. Nessuno avrebbe tra i suoi giovani qualcuno che inneggia al caro e dolce ventennio democratico. Ma poi, piccola parentesi, la Meloni non era ministro sotto Berlusconi? Il Berlusconi amico di Putin, Gheddafi e Mubarak? Forse sì. Forse no. Dipende dalle ricostruzioni. Poi, lo sappiamo bene, Berlusconi è stato davvero un paladino dei valori democratici, dell’informazione libera, dell’economia libera, della Costituzione e delle libertà. Un uomo dell’occidente vero, Silvio Berlusconi.
L’Occidente, ha spiegato, non deve correre il rischio di “auto-sminuirsi” (con un “crescente disprezzo che ci porta a voler cancellare con la violenza i simboli della nostra civiltà, negli Stati Uniti come in Europa”) e, dall’altro, “di pretendere spesso di essere superiore agli altri”.
“C’è una narrazione – ha osservato attenta – che i regimi autoritari si prendono molto cura (dei loro cittadini, ndr). Riguarda l’idea dell’inevitabile declino dell’Occidente, l’idea che le democrazie non riescano a mantenere le promesse. Un esercito di troll e bot stranieri e maligni è impegnato a manipolare la realtà e a sfruttare le nostre contraddizioni. Ma ai fan di regimi autoritari, lasciatemi dire molto chiaramente che difenderemo i nostri valori”, ha messo in chiaro, invitando a “non vergognarci ad usare e difendere parole e concetti come nazione e patriottismo”, e indicando quest’ultimo come “la migliore risposta al declinismo”.
“Un esercito di troll e bot stranieri e maligni è impegnato a manipolare la realtà e a sfruttare le nostre contraddizioni” dice la Meloni che evidentemente, per un attimo, si è scordata che davanti a sé ha Elon Musk. Che, evidentemente, per un attimo si è dimenticata di essere alleata con la Lega che fino a qualche tempo fa simpatizzava per Putin e che ancora oggi continua a simpatizzare per quel simpaticone di Orban. Un altro paladino dei valori occidentali.
“In un tempo dominato dal caos l’Italia si schiera fermamente al fianco di chi difende la propria libertà e sovranità, non solo perché è giusto farlo, ma anche perché è nell’interesse dell’Italia e dell’Occidente impedire un futuro in cui prevalga la legge del più forte”, ha assicurato, evocando l’Ucraina.
Ma la legge del più forte prevale già da millenni nel nostro Pianeta. Basterebbe chiedere ai cosiddetti “indiani d’America” che evidentemente non sono stati invitati alla premiazione. Musk non credo sia stato sorteggiato per premiare la Meloni ma è un giusto rappresentante dei più ricchi d’Occidente. Insomma, uno dei rappresentanti della “legge del più forte”. L’Occidente, poi, non è il più forte sul Pianeta? Figuriamoci. Un piccolo e pacifico fiammiferaio sfortunato, questo Occidente.
Giorgia Meloni poi, continuando a parlare dei valori occidentali, ha ritenuto opportuno citare giustamente Michael Jackson.
Il primo ministro ha citato “Man in the mirror” del “mio professore di inglese, il cantante Michael Jackson” per dire che “dobbiamo iniziare da noi stessi, per sapere chi siamo veramente e rispettarlo”. E Ronald Reagan per ricordare che la libertà “è un’arma che i nostri avversari nel mondo di oggi non hanno e quella che temono di più”.
D’altronde Ronald Reagan, come un po’ sempre in generale gli Stati Uniti, questo è noto, è sempre stato un paladino delle libertà e delle sovranità dei vari Paesi del mondo.
“Possiamo arrenderci all’idea che la nostra civiltà non ha più niente da dire, niente più rotte da tracciare – conclude la Meloni con entusiasmo -. Oppure possiamo ricordare chi siamo, imparare anche dai nostri errori, aggiungere il nostro pezzo di storia a questa straordinaria camminata e governare ciò che accade intorno a noi, per lasciare ai nostri figli un mondo migliore. Che è esattamente la mia scelta”.
Ma quando si parla di figli si parla anche di quelli italiani? Chiediamolo allora a questi giovani italiani se la cosa sta funzionando, se stiamo lasciando a loro un’Italia migliore. Però sbrighiamoci. Prima che spariscano del tutto.
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