
Giorgia Meloni nel mirino dei violenti: vi spiego perché il clima di odio fa male all’Italia (foto Ansa) - Blitz Quotidiano
L’Europa s’è desta davanti alla tempesta dei dazi? Si, forse. Ma attenzione ai risvegli troppo precoci che potrebbero fare più danni della sonnolenza in cui è caduto per anni il vecchio continente.
Ora si tratta di usare il buon senso, di non essere troppo frettolosi usando la legge del taglione.
Sarebbe un errore grave: il muro contro muro non è un progetto che può garantirci un futuro migliore.
Giorgia Meloni parla in tv: “Non dobbiamo pensare che siamo davanti ad una catastrofe. Proveremo a cercare nuovi mercati, a ragionare con la calma necessaria”.
Parole rassicuranti, ma vaglielo a far credere alla gente se in un giorno sono spariti nel nulla 2600 miliardi di dollari. E’ un momento assai delicato, la fine di quella che poteva considerarsi la globalizzazione.
Legge del taglione per i dazi

Che fare allora? Seguire il progetto di Ursula von der Leyen che vorrebbe rispondere per le rime a Trump adottando le contromosse dal vicinissimo 15 aprile? O temporeggiare, avere maggiore calma perché la fretta può essere una cattiva consigliera?
Come ti muovi, sei circondato dalle critiche, perché le borse in ventiquattr’ore sono andate a picco e i nostri imprenditori non sanno quali strade prendere per frenare una cascata che potrebbe precipitarli in un burrone in un battere di ali.
“I gufi sono tanti”, sostengono a destra e ironicamente ritengono che se si applicasse un dazio contro di loro, la catastrofe finirebbe. La senatrice Licia Ronzulli va ancora più in là (tanto per placare gli animi): “Pur di far cadere il governo, l’opposizione è disposta a veder fallire il Paese”.
I grillini in piazza
Non crediamo sia questa la strategia da seguire. Mai come in questo momento sarebbe necessaria una unità di intenti. Lasciare da parte le divisioni e i contrasti per salvare l’Italia che potrebbe precipitare insieme con la sua economia.
Ma la polemica è più forte di qualsiasi altra cosa. Combattere l’avversario e vincere sarebbe un traguardo che nessuno avrebbe potuto prevedere.
“Le decisioni di Trump rappresentano un lutto nazionale per chi guida il Paese”, ribadiscono a sinistra. Insistono: “Non doveva essere proprio lui a considerarci i primi amici europei? Con Giorgia Meloni a far da pontiera, in modo che la grande alleanza sarebbe continuata senza scosse?”
Allora, c’è chi afferma che l’unica via d’uscita sarebbe applicare la legge dell’occhio per occhio. Esattamente l’esatto contrario di quel che predica la premier, la quale insiste: “Non è una catastrofe, sapremo riprenderci perché l’Europa dimostra la sua forza proprio nei momenti più difficili”.
Invece, in molti sostengono che le decisioni di Trump produrranno un “bagno di sangue per tutti”. In parole semplici, siamo di nuovo dinanzi ad uno scenario in cui ognuno la pensa in modo diverso. Quando, al contrario, sarebbe fondamentale una voce unica.
Quasi impossibile, forse. Perché, pensate, in una situazione così delicata com’è quella che stiamo vivendo, nel Palazzo si battibecca perché non si sa chi vada alla manifestazione contro il riarmo che i 5Stelle hanno organizzato per domani. “Sarà un incontro oceanico: tutti uniti per fermare i guerrafondai e coloro che vorrebbero spendere 180 miliardi per la difesa invece di pensare ai tanti guai che assillano il Paese”, dicono i pentastellati.
Ma tant’è: l’importante è sapere se al corteo si unirà pure Elly Schlein. Sarebbe una dimostrazione di forza contro il governo. Ma la segretaria è indecisa: è troppo indaffarata con i guai di famiglia. Si, quelli del Pd: sei per la “rivoluzione” della signora dei dem o per i moderati che vorrebbero tornare ad un “centro più tranquillo?”.
Vi sembra logico un simile atteggiamento? Non sarebbe meglio studiare ciò che sta accadendo nel mondo? In che modo attrezzarci? Con la calma e il raziocino indispensabili in situazioni come quella attuale che molti considerano a ragione catastrofiche?
Oppure andare allo sbaraglio: dazi contro dazi per dare una lezione a “quel dittatore di Trump”? E’ proprio una “trumpesta”, come la definisce con un titolo a caratteri cubitali il Tempo diretto da Tommaso Cerno, un ex parlamentare del Pd.