Nomine UE, socialisti all’attacco: ”Non voteremo Fitto”. Trema la maggioranza Ursula. I leader di maggioranza – Ppe, Socialisti e Renew – non gradiscono l’allargamento a destra. Aggiungono i Socialisti: “Rotta la fiducia”.
Un bel guaio perché a questo punto sono in bilico tutte le nomine dei vice presidenti della Commissione. Morale: l’Europa è spaccata. La fumata nera sulle nomine mette a rischio tante cose, soprattutto perché Fitto – esponente dei conservatori di ECR – è l’unico dei 6 vice presidenti che non aderisce ad una famiglia politica che rientri nel perimetro della cosiddetta “maggioranza Ursula”. Cioè quella che a luglio ha dato l’ok al bis di Von Der Leyen.
La questione si trascina da mesi. I socialisti di S&D, i Verdi dei Greens e i liberali di Renew puntano il dito. Ergo, la partita sulle nomine dei 6 vice presidenti si è complicata, non tanto per colpa di Fitto, ma per i guai casalinghi degli ultimi due leader socialisti che sono rimasti in Europa: il tedesco Olaf Scholz e lo spagnolo Pedro Sanchez .
Il tedesco è alle prese con le elezioni anticipate a febbraio, lo spagnolo nel ciclone per la gestione dell’alluvione di Valencia. Così il paradigma si è ribaltato: sulle barricate è salito il corpaccione del Ppe (tedeschi e spagnoli contano 54 eurodeputati su 188, quasi 1/3 del totale).
Mentre a Washington è andato in scena il disgelo fra Donald Trump e Joe Biden (almeno per le telecamere), da noi la spaccatura fra Giorgia e Elly si è allargata. Furiosa la premier che da Baku, dove ha partecipato alla Conferenza sul Clima, ha attaccato il Pd (“inconcepibile”).
E ha aggiunto: “Per Schlein e i suoi alleati l’Italia non merita la vicepresidenza”. Riferendosi ovviamente al caso Fitto, nonostante diversi nomi di primo piano del Pd a Strasburgo (tra cui Antonio Decaro e Pina Picierno) non avessero posto veti. Brando Benifei, eurodeputato Dem così ha sintetizzato: “Ursula ci ascolti o in aula rischia”.
Nella serata di mercoledì 13 novembre, quando la notizia della rottura totale è arrivata a Roma, c’è stato il silenzio della Schlein che in ogni caso tifa per la bocciatura di Fitto. Naturalmente c’è molto imbarazzo nel gruppo Pd di Strasburgo. Conferma Sandro Gozi, l’italiano eletto nelle liste macroniane francesi: “Sì, al momento l’impasse è totale e pericolosa.
È vero, la commissione Ursula è a rischio e la sua maggioranza a pezzi; ma la presidente tace e non sembra avere una strategia chiara per uscirne. I liberali di Renew cercano di fare da mediatori chiedendo “responsabilità” sia ai popolari scatenati contro Teresa Ribera; sia ai socialisti che hanno dato il via allo scontro arroccandosi per settimane sul no a Fitto “in quanto appartenente al gruppo meloniano ECR”. Ovvero il gruppo dei Conservatori e Riformisti d’Europa (78 seggi su 720), difensore della sovranità dei singoli Stati
Il Centrodestra rilancia l’accusa di anti patriottismo dei dem che hanno replicato stizziti con Dario Nardella: “Basta favolette, nel 2019 Meloni organizzava proteste di piazza contro la nomina di Gentiloni. Oggi spiega che bisogna votare Fitto senza se e senza ma”. Al momento è difficile trovare un’intesa.
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