Non si è parlato di salario minimo (figuriamoci), non si è accennato alle liste d’attesa infinte, neanche poche parole sulle bollette (“La questione non può essere affrontata in 20 secondi” la risposta), non si è discusso delle accise che il governo voleva abolire e non ha abolito e neanche del canone RAI che il centrodestra voleva azzerrare o almeno scorporare dalla bolletta della luce e che invece è sempre lì. In bolletta. Col paradosso che per un anno era stato almeno un po’ diminuito e quest’anno invece, per ragioni misteriose, è stato rialzato (malgrado le promesse del ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti). Non si è parlato del trasporto locale – oggi lo ricordiamo ci sarà un altro sciopero – e non si è discusso neanche dell’alzamento, anche qui promesso e non realizzato, delle pensioni minime a mille euro. Sull’Albania Giorgia Meloni ha continuato a dire che i centri presto funzioneranno. E su Trump ha minimizzato: “Le parole su Panama e Groenalndia? Un messaggio agli altri grandi Paesi”.
Si è parlato invece tanto, tantissimo di Elon Musk. Ma anche qui la risposte sono state le classiche: su Starlink ancora non è stato deciso nulla e l’uomo più ricco del pianeta Terra, quello che da qualche tempo ha deciso di passare il tempo ad intromettersi nelle varie campagne elettorali dell’universo (con tanto di lotteria giornaliera da un milione di dollari per appoggiare Trump), non è un pericolo per la democrazia e non condiziona le elezioni. Forse ha davvero ragione Giorgia Meloni nel non presentarsi più in conferenza stampa. Tanto si è capito: non servono a niente.