Giovedì prossimo, forse, dovrebbero essere eletti i quattro giudici che mancano da tempo infinito rendendo così zoppa la Corte Costituzionale. Fumate nere una dopo l’altra, accordi presi e poi stracciati, certezze della vigilia e flop il giorno dopo del voto. Ecco perché abbiamo scritto “forse”: qualsiasi previsione, infatti, può saltare anche se i partiti il giorno prima sono arrivati a trovare la quadra.
Eppure, siamo dinanzi ad un importante organismo di garanzie costituzionali. Ricordiamo il suo compito principale per dimostrare quanto sia decisivo il lavoro di questi giudici: verificare la conformità con la Costituzione delle leggi statali e regionali.
Nata nel 1948 la Corte, che ha sede a Roma nel palazzo detto della Consulta, ha cominciato a funzionare nel 1956. Oggi, da tempo, è claudicante perché i partiti, guarda caso, non riescono a trovare un denominatore comune. O, meglio , 24 ore prima di mettere la scheda nell’urna tutto sembra filare liscio. Poi i risultati confermano che l’elezione è fallita. Per l’ennesima volta.
La ragione? Lapalissiana: il gioco è quello del tutti contro tutti per cui alla fine non si combina un bel nulla. La verità è che ogni forza spera di entrare in partita, come dicono gli allenatori di calcio. Se non trovi la misura giusta per contrastare l’avversario hai poche chances di vincere.
Né più, né meno avviene nel caso in questione. La battaglia è aperta e al contrario di quanto diceva De Coubertin, l’importante è battere chi non la pensa come te. E’ uno spettacolo “indecente “ (ci si passi il termine) quello cui stiamo assistendo da mesi. Tutti giurano che l’accordo e’ stato raggiunto, poi ogni cosa finisce nel vuoto perché al momento di porre la scheda nell’urna qualcosa va storto e si ricomincia da capo.
Per quale “misterioso” motivo? L’aggettivo è sbagliato perché la ragione di tanta confusione risiede nel fatto che tutti vogliono conquistare un pezzetto di potere. Anche se la preferenza dell’uno o l’altro gruppo non è determinante, si vuole almeno eleggere un giudice a cui puoi rivolgerti nel caso tu ne avessi bisogno.
Allora, come si fa a trovare la quadra se destra e sinistra non hanno nessun punto in comune? Oppure se tra le forze che dovrebbero formare l’opposizione non c’è la minima sintonia? Così si naviga a vista e nell’opinione pubblica continua lo sconcerto.
C’è una corsa affannosa al centro, si vuole moderare la svolta a sinistra del Pd: gli uomini politici che cercano una via d’uscita falliscono, così se poi la gente il giorno delle elezioni non va a votare di chi è la colpa? I dietrologi (sono tanti) spiegano arrampicandosi sugli specchi che questa “guerra” potrebbe essere un preambolo per la scelta del nuovo presidente della Repubblica.
Se la situazione è questa la maggioranza dovrebbe avere partita vinta e mandare al Quirinale un suo esponente: pronostico quanto mai azzardato pure se la destra rincorre questo traguardo. Fallita o quasi la riforma delle riforme – il premierato- il governo si potrebbe accontentare di questo risultato mai raggiunto.
Comunque, si tratta di ipotesi che per il momento, non hanno nessuna conferma. E’ il caso quindi di guardare al presente invece di fare voli pindarici. L’occasione buona per dare un segno di pura democrazia è il voto di giovedì per eleggere i quattro giudici mancanti della Corte Costituzionale. Si facciano tutti un esame di coscienza, comprendano l’importanza di questa scelta e poi mandino a quel paese gli intrighi e gli accordi sotterranei: chi sta alla finestra, cioè noi, e’ pronto ad emettere una sentenza: pollice verso o finalmente su?