Parigi val bene una messa: Meloni avverte Salvini e Tajani, gli italiani vogliono la pace (in casa) - Blitzquotidiano.it (foto Ansa)
Alla vigilia del vertice di Parigi, dove i Paesi volenterosi parleranno di pace e di difesa europea, Giorgia Meloni alza la voce e vuole subito un incontro con Matteo Salvini e Antonio Taiani (oltre al ministro della difesa Guido Crosetto) per capire se l’alleanza di governo è ancora un’alleanza o un qualcosa di diverso impossibile da decifrarsi.
La ragione è arcinota: in questi ultimi giorni i due vicepremier hanno fatto i capricci, litigando come due bambini che si contendono il pallone. “Io sono contro le armi”, “tu sei un quaquaraquà”.
Parole dolci che in bocca ad alti esponenti della politica italiana suonano come caramelle al veleno. Ora basta, deve aver pensato il presidente del consiglio: finchè si tratta di un litigio di poco conto transeat; ma quando si oltrepassano certi confini che non possono essere calpestati, allora è giunto il momento di richiamare i contendenti e capire dove vogliono arrivare.
È chiaro che se le divisioni fossero continuate, una crisi di governo poteva essere fra i possibili scenari. Tanto più che la sinistra (che non scoppia di salute) si era subito fregata le mani per l’assist che le porgevano il ministro degli esteri e quello delle infrastrutture.
È un esecutivo che fa acqua da tutte le parti: “Non sta più in piedi”, tuonava Elly Schlein che poteva così pensare ai guai degli altri invece che ai suoi (tanti da far traballare la segretaria).
Una opposizione scatenata per la quale ogni piccolo pretesto era buono per incendiare lo scenario. Per una volta finalmente uniti, si poteva puntare il dito contro Giorgia Meloni che aveva un solo peccato: quello di aver lasciato sciolti i suoi due massimi collaboratori.
A sinistra si era liberi di proporre una qualsiasi sciocchezza come quella presentata da Dario Franceschini che vorrebbe dare ai bambini appena nati il cognome della madre ignorando il padre, simbolo del patriarcato.
Troppo facile intuire che proseguendo di questo passo era possibile che il governo potesse andare a sbattere. Occorreva subito un chiarimento.
Con la “scusa” del summit di Parigi, la premier ha organizzato l’incontro di Palazzo Chigi. Certamente si sarà parlato pure della difesa europea e della vicinanza all’Ucraina. Come si sarà ribadito il concetto che l’Italia è contraria a mandare le nostre truppe in Ucraina. Sarebbe come dare non una ma due mani alla Russia, rendendola libera di accusare i nostri e tutti i volenterosi di essere niente altro che dei guerrafondai.
Tutto vero, tutto sacrosanto. Però, non crediamo che la Meloni si sia lasciata sfuggire l’occasione di dire ai suoi due vice: dove volete andare? Bisticciate per qualche voto in più o in meno? Non ve ne farete nulla se non la smettete, perché si potrebbe arrivare ad una crisi e, perché no, ad una perdita della poltrona di Palazzo Chigi su cui si è seduta per decenni la sinistra.
Lo avranno capito Salvini e Taiani? Hanno compreso il ragionamento di chi guida il Paese? Sperare di si vuol dire far bene all’Italia che in un momento così’ delicato e difficile non si può permettere di “favorire” un cambio della guardia pericoloso per tutti quegli uomini e quelle donne che abitano in questo Paese.
È un discorso che anche chi è all’opposizione dovrebbe comprendere a di là delle pretese di battere gli avversari. Pure all’opposizione non si naviga in acque tranquille. I cespugli del Pd sono tanti, i 5Stelle sono sul piede di guerra pronti a dimostrare che sono soltanto loro i “nemici” della maggioranza.
A questo si aggiunga il piccolo particolare che nei dem è una lotta continua tra moderati e rivoluzionari, che sono anima e corpo con la Schlein. Una lacerazione che fa si che molti commentatori ritengano sia proprio l’opposizione la grande alleata del governo. Gli esponenti della sinistra ondeggiano, cambiano ogni giorno idea ed hanno solo il dono della parola e niente altro.
In breve (vogliamo essere estremamente sinceri) non è più il tempo di occuparsi delle faide interne ai partiti e della “continua guerra” delle due fazioni che si contrastano servendosi spesso di colpi bassi.
Alle forze politiche, la gente dice che è stanca delle interpretazioni sul Manifesto di Ventotene, delle ciocche di capelli strappati ad una collega, oppure delle parole, anzi delle parolacce di Giovanni Donzelli ad un giornalista del Fatto quotidiano. Ora è venuto il momento di non usare più l’ascia di guerra, ma di trovare possibili ed auspicabili intese che possano portarci ad un futuro migliore.