
Parlamento italiano ieri e oggi, nulla sembra cambiato dalle fantacronache di Guareschi sul Candido nel 1960 - Blitzquotidiano.it (foto Ansa)
Parlamento italiano ieri e oggi, nulla è cambiato a voler credere alle fantacronache pubblicate sul settimanale Candido da Giovanni Guareschi nel 1960.
Guareschi è stato un bravo e molto creativo giornalista italiano, inventore dei personaggi Don Camillo e Peppone, il parroco contro il sindaco comunista, che hanno divertito generazioni di italiani nei libri e nei film di cui erano protagonisti.
Antifascista, anticomunista, monarchico, fu uno dei pochi giornalisti italiani a finire in carcere dopo il 1945, per diffamazione. A mandarcelo furono due padri della repubblica e colonne della libertà, Alcide De Gasperi e Luigi Einaudi.
A farmi rispolverare i ricordi di oltre 60 anni fa sono state le ripetute accorate esortazioni di Bruno Tucci rivolte proprio dalle pagine di Blitzquotidiano ai parlamentari italiani perché abbandonino la rissosità con cui si esibiscono da un po’ di tempo, provocando un certo disturbo negli elettori.
Riporto qui alcuni passi dalla fantacronaca parlamentare relativa al 5 luglio 1960 tratta dal volume “Mondo Candido” in cui l’editore Rizzoli ha raccolto articoli usciti sul settimanale fra il 1958 e il 1960.
Guareschi premette una “AVVERTENZA”: Questa simulata cronaca parlamentare è frutto di pura fantasia. Persone, istituti, avvenimenti in essa cronaca citati non hanno, né vogliono, né possono avere riferimento alcuno a persone, istituti, avvenimenti della realtà. Il titolare della rubrica si scusa se, talvolta, nomi di persone o sigle di Enti potranno essere scambiati per nomi e sigle di persone ed Enti realmente esistenti.
Roma, 5 luglio, Senato, Parlamento italiano

La rivoluzione di Genova ha portato – era logico – la rivoluzione in Parlamento. I socialcomunisti, uniti nel Fronte della Resistenza, baldanzosi per la vittoria riportata contro l’ordine e la legalità, si sono scagliati con inaudita violenza contro il governo TAMBRONI, arrivando – nella seduta al Senato – a tentare il linciaggio del ministro SPATARO. Tra i senatori comunisti, si sono distinti, per aggressività, TERRACINI, SPANO e PALERMO; la palma per l’incoscienza spetta ai socialisti LUSSU e BARBARESCHI, mentre il record della stupidità è stato brillantemente conquistato dal democristiano BOLLETTIERI (da Villino Caropeso di Matera), il quale è riuscito a farsi ripetutamente applaudire dai socialcomunisti affermando che «il MSI voleva forzare una situazione politica e morale ad esso sfavorevole: quindi il governo non poteva permettere questo atto di forza».
Quando il ministro SPATARO, alla fine del suo discorso di replica sul bilancio dell’Interno, prende a parlare dei fatti di Genova, si avverte nell’aula quell’attimo di completa immobilità che, di solito, precede la tempesta. Il sen. TERRACINI (PCI) dilata le nari: l’illustre parlamentare, assieme ai senatori PALERMO, DE LUCA, LUPORINI, BERTOLI, VALENZI, SPANO, LEONE, GIANQUINTO, da tre giorni segue una vigorosa dieta tonificante ed è, come i compagni, in stato di supertensione.
SPATARO (Mininterni) – I missini avevano scelto Gen…
LEONE (PCI) – Bugiardo!
DE LUCA (PCI) – Manutengolo e complice di assassini!
LUPORINI (PCI) – Vigliacco! I socialcomunisti balzano in piedi agitandosi come forsennati. Si urla: «Viva Genova!», «Morte al fascismo!», «Viva la Resistenza!».
MERZAGORA (Pres. Sen.) – Lasciate parlare il ministro!
LUPORINI (PCI) – Ha già parlato anche troppo!
TERRACINI (PCI) – Il ministro è un calunniatore!
RICCIO (DC) – Ma se non ha ancora detto niente! I senatori comunisti si consultano sottovoce. Effettivamente, il ministro SPATARO ha detto soltanto «I missini avevano scelto Gen…».
TERRACINI (PCI) – Questo ha poca importanza: se non ha detto mascalzonate, le dirà!
SPATARO (Mininterni) – I missini avevano scelto Genova come sede del loro Congresso prima della formazione dell’attuale governo. Il Partito comunista italiano, attraverso l’associazione partigiani da esso controllata, ha pensato di far leva sui sentimenti antifascisti di tanta parte dei genovesi, promuovendo, freddamente e subdolamente, una campagna politica destinata – attraverso l’opposizione al Congresso del MSI e utilizzando la più vasta solidarietà antifascista – a un’azione di forza contro il governo e contro le stesse istituzioni dello Stato…
GIANQUINTO (PCI) – Mascalzone diffamatore!
TERRACINI (PCI) – Le prove! Porti le prove! SPATARO (Mininterni) – Sono documentato: del resto basta vedere il vostro settimanale «Vie Nuove»…
Lite in aula
I socialcomunisti insorgono; urlano insulti irriferibili.
Il PRESIDENTE interviene con durezza: MERZAGORA (Pres. Sen.) – Il ministro ha diritto di parlare e parlerà! TERRACINI (PCI) – Però non prima di aver provato le sue diffamazioni!
PICCIONI (DC) – Per provare ciò che lei chiama diffamazioni, deve pur parlare! Si tratta d’una questione squisitamente tecnica e i senatori comunisti, dopo essersi rapidamente consultati, decidono di lasciar parlare il ministro.
SPATARO (Mininterni) – Le manifestazioni organizzate nei giorni precedenti dimostrano ciò che affermo. Sono certo che i valorosi componenti del Comitato di Liberazione ligure non avrebbero davvero riconosciuto i coraggiosi patrioti delle Langhe in quel gruppo di facinorosi… Il settore socialcomunista scatta levando alte grida e lanciando all’indirizzo di SPATARO insulti che farebbero arrossire Pasolini. Gli unici che possono essere riferiti sono: «Mascalzone», «Vigliacco», «Assassino», «Massacratore del popolo», «Porco», «Figlio di…», «Ipocrita», «Collotorto», «Cornuto».
MERZAGORA (Pres. Sen.) – Nessuna reazione può giustificare oltraggi così volgari!
SPANO (PCI) – Il ministro ci sta provocando!
MERZAGORA (Pres. Sen.) – Voi, invece, non provocate mai! Voi usate sempre i guanti gialli. Badate che ciò durerà poco. Esigo che mi si rispetti!
Per tutta risposta, i socialcomunisti, a un cenno di TERRACINI (PCI), balzano in piedi urlando: «Viva la Resistenza!».
IL COLPO DI TARTUFOLI Acuto psicologo, il sen. TARTUFOLI (DC), spentesi le urla dei socialcomunisti, balza inaspettatamente in piedi e, con voce tonante, grida: «Viva l’Italia!».
Colti di sorpresa, i senatori socialcomunisti rimangono perplessi e, di questo, approfittano centro e destre che scattano in piedi e rispondono: «Viva l’Italia!», applaudendo fragorosamente. Ma i socialcomunisti hanno già superato il loro imbarazzo e passano al contrattacco balzando in piedi al grido di: «Viva l’Italia partigiana!». Tra i sostenitori dell’Italia generica e dell’Italia partigiana corrono nuovi ferocissimi insulti. MERZAGORA minaccia di sospendere la seduta.
SPATARO (Mininterni) – … quel gruppo di facinorosi che il 30 giugno, in piazza De Ferrari, hanno proditoriamente aggredito le forze dell’ordine che nulla avevano fatto contro di essi… Il ministro è costretto a interrompersi: i socialcomunisti invadono l’emiciclo con l’intenzione di giustiziare l’on. SPATARO.
Il PRESIDENTE interrompe la seduta per una decina di minuti. Alla ripresa, dopo un severo ammonimento del sen. MERZAGORA, i socialcomunisti acconsentono a lasciar parlare il ministro SPATARO che può così arrivare alla conclusione del suo discorso:
SPATARO (Mininterni) – Desidero dichiarare che sarebbe un illuso chi pensasse che l’attuale governo, perché governo amministrativo, non sia deciso a garantire, con tutti i mezzi, anche straordinari, a sua disposizione, l’obbligo assoluto per tutti i cittadini di obbedire alle leggi dello Stato! Vivissimi applausi al centro e a destra. Le sinistre, inferocite, rispondono lanciando insulti irriferibili. MERZAGORA (Pres. Sen.) – Onorevoli senatori! Ricordatevi del luogo dove vi trovate! Queste manifestazioni di volgarità e d’inciviltà sono intollerabili. BARBARESCHI (PSI) – Sarebbe meglio che il governo insegnasse la buona creanza alla polizia e le insegnasse a rispettare il popolo!
SPATARO (Mininterni) – La polizia è stata aggredita proditoriamente! I socialcomunisti balzano ancora fuori dai banchi con intenti minacciosi ma vengono ricacciati dai commessi.
BARBARESCHI (PSI) – Non volevo mancar di rispetto alla polizia, ma non posso dimenticare la lunga serie di eccidi commessi dalle forze di polizia.
PESSI (PCI) – Viva Genova antifascista! FRANZA (MSI) – Quando lei era fascista, molto probabilmente io ero antifascista. La smetta con questo antifascismo tardivo del 1960. Vada a raccontare queste storie nei comizi del suo partito, non in Parlamento. Non è serio.
TERRACINI (PCI) – Non è serio che un governo sostenuto dai fascisti cerchi di attuare un regime simile a quello fascista!
Quando il ministro SPATARO, alla fine del suo discorso di replica sul bilancio dell’Interno, prende a parlare dei fatti di Genova, si avverte nell’aula quell’attimo di completa immobilità che, di solito, precede la tempesta. Il sen. TERRACINI (PCI) dilata le nari: l’illustre parlamentare, assieme ai senatori PALERMO, DE LUCA, LUPORINI, BERTOLI, VALENZI, SPANO, LEONE, GIANQUINTO, da tre giorni segue una vigorosa dieta tonificante ed è, come i compagni, in stato di supertensione.
SPATARO (Mininterni) – I missini avevano scelto Gen…
LEONE (PCI) – Bugiardo!
DE LUCA (PCI) – Manutengolo e complice di assassini!
LUPORINI (PCI) – Vigliacco! I socialcomunisti balzano in piedi agitandosi come forsennati. Si urla: «Viva Genova!», «Morte al fascismo!», «Viva la Resistenza!».
MERZAGORA (Pres. Sen.) – Lasciate parlare il ministro!
LUPORINI (PCI) – Ha già parlato anche troppo!
TERRACINI (PCI) – Il ministro è un calunniatore!
RICCIO (DC) – Ma se non ha ancora detto niente! I senatori comunisti si consultano sottovoce. Effettivamente, il ministro SPATARO ha detto soltanto «I missini avevano scelto Gen…».
TERRACINI (PCI) – Questo ha poca importanza: se non ha detto mascalzonate, le dirà!
SPATARO (Mininterni) – I missini avevano scelto Genova come sede del loro Congresso prima della formazione dell’attuale governo. Il Partito comunista italiano, attraverso l’associazione partigiani da esso controllata, ha pensato di far leva sui sentimenti antifascisti di tanta parte dei genovesi, promuovendo, freddamente e subdolamente, una campagna politica destinata – attraverso l’opposizione al Congresso del MSI e utilizzando la più vasta solidarietà antifascista – a un’azione di forza contro il governo e contro le stesse istituzioni dello Stato…
GIANQUINTO (PCI) – Mascalzone diffamatore!
TERRACINI (PCI) – Le prove! Porti le prove! SPATARO (Mininterni) – Sono documentato: del resto basta vedere il vostro settimanale «Vie Nuove»…
I socialcomunisti insorgono; urlano insulti irriferibili.
Il PRESIDENTE interviene con durezza: MERZAGORA (Pres. Sen.) – Il ministro ha diritto di parlare e parlerà! TERRACINI (PCI) – Però non prima di aver provato le sue diffamazioni!
PICCIONI (DC) – Per provare ciò che lei chiama diffamazioni, deve pur parlare! Si tratta d’una questione squisitamente tecnica e i senatori comunisti, dopo essersi rapidamente consultati, decidono di lasciar parlare il ministro.
SPATARO (Mininterni) – Le manifestazioni organizzate nei giorni precedenti dimostrano ciò che affermo. Sono certo che i valorosi componenti del Comitato di Liberazione ligure non avrebbero davvero riconosciuto i coraggiosi patrioti delle Langhe in quel gruppo di facinorosi… Il settore socialcomunista scatta levando alte grida e lanciando all’indirizzo di SPATARO insulti che farebbero arrossire Pasolini. Gli unici che possono essere riferiti sono: «Mascalzone», «Vigliacco», «Assassino», «Massacratore del popolo», «Porco», «Figlio di…», «Ipocrita», «Collotorto», «Cornuto».
MERZAGORA (Pres. Sen.) – Nessuna reazione può giustificare oltraggi così volgari!
SPANO (PCI) – Il ministro ci sta provocando!
MERZAGORA (Pres. Sen.) – Voi, invece, non provocate mai! Voi usate sempre i guanti gialli. Badate che ciò durerà poco. Esigo che mi si rispetti!
Per tutta risposta, i socialcomunisti, a un cenno di TERRACINI (PCI), balzano in piedi urlando: «Viva la Resistenza!».
A questo punto, dai banchi dei comunisti si ode – novità assoluta nella storia del Parlamento – crepitare una pernacchia. Il PRESIDENTE, indignato, balza in piedi: MERZAGORA (Pres. Sen.) – Ciò è indegno e intollerabile. Intendo sapere chi è stato o interromperò la seduta! Un certo imbarazzo si manifesta nel settore comunista. Alla fine, si alza il sen. TERRACINI: TERRACINI (PCI) – Sono stato io, ma non intendevo offendere né lei né la dignità del Senato. È stato un lapsus linguae…