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Pd, è guerra contro Schlein, come può difendersi se non la fanno nemmeno entrare in una scuola? - Blitzquotidiano.it (foto Ansa)
Ora nel Pd si fa sul serio: la guerra a Elly Schlein è evidente, nessuno la nasconde più.
Tutti le indicano una strada nuova perché quella che ha scelto non porta da nessuna parte. O forse si: rimanere per sempre all’opposizione.
Cercare le vie del centro all’interno del partito è inutile, non regala voti, non aumenta le preferenze.
L’idea dell’ex ministro Franceschini piace a molti, la considerano una svolta che darà una scossa all’attuale situazione di stallo che non miete successi.
Ritorno all’Ulivo per il Pd?
I più incisivi in questa lotta per cambiare la segreteria di via del Nazareno sono coloro i quali vorrebbero un ritorno dell’Ulivo. Sparpagliati si può vincere, inutile continuare a inseguire il campo largo che si è dimostrato un vero fallimento.
Elly Schlein, dunque, è a un bivio: o si rende conto che così non si può andare avanti se si vuol battere la destra, oppure si arrenda e lasci la poltrona del Pd cedendola a qualcun altro che la pensa in modo diverso.
L’obiettivo è sempre lo stesso: un ritorno al centro che richiami alle urne quanti hanno deciso di non andare più al voto.
È questa la folla di persone che potrebbe portare ad una svolta? Voglia di un ritorno al passato, ricordando la vecchia, ma sempre prima Democrazia Cristiana?
Ritorno alla Dc escluso
Questo no, non si può tentare di ripristinare un periodo che non c’è più. I tempi sono cambiati, la gente è più addentro ai segreti della politica e non si fa infinocchiare. Gli inciuci che nascondeva il Palazzo vengono oggi alla luce e non si può fare e disfare a piacimento.
Tutto ciò non toglie ai moderati la speranza di un nuovo corso. I Ruffini, (cioè mister tasse), i Prodi, i Franceschini non parlano tanto per parlare. Hanno idee ben precise che portano a conclusioni che non vedono la Schlein in via del Nazareno. “Con lei su quella poltrona, non andremo da nessuna parte”, hanno confessato ai fedelissimi. Rimanere per anni ancora all’opposizione non piace proprio a chi è abituato a comandare.
Allora, piano, piano come un tarlo, si vuole bucare la noce che cerca in tutti i modi di difendersi.
Anche fra lei e una certa informazione che aveva con Elly Schlein un grande feeling oggi segna il passo. I giornaloni che un tempo parlavano soltanto dei suoi successi, oggi non sono più così schierati e pongono i dubbi che sono gli stessi di quei “complottisti” che non vorrebbero più la Schlein in via del Nazareno.
A nulla valgono i distinguo che lei ha con Palazzo Chigi, non destano clamore le frasi ad effetto contro Giorgia. Un giorno quando parlava della Meloni che “doveva togliersi il cappellino di Trump e pensare più all’Italia” questo concetto avrebbe avuto una grande eco.
Ora trova poco spazio nei titoli di prima pagina e la Schlein non se ne può non essere accorta.
In che modo si può difendere da questo attacco sempre più evidente dei suoi amici-nemici? Con i risultati ottenuti fin qui dalla sua “rivoluzione”. I numeri indicano che il Pd è arrivato fin dove nessuno poteva prevedere.
Però, questo non basta; è la linea del partito che non piace agli avversari, una volta sostenitori senza se e senza ma. Che cosa è successo, allora? Semplice: la vecchia guardia del Pd di Walter Veltroni si è guardata intorno ed ha cominciato a recalcitrare. “E noi?”, avrebbero detto in tanti. “Non possiamo essere secondi quando per anni siamo stati primi”. Parte in questo modo la guerra che è solo all’inizio.
La Schlein è sconsolata, in molti le hanno voltato le spalle, anche coloro che la osannavano. Così accade che corre in Abruzzo a controllare quanto si sia fatto per gli edifici scolastici dopo il terremoto e il dirigente di un istituto la respinge perché “l’ingresso non è consentito ai non addetti al lavoro”. Si deve accontentare di parlare con un direttore didattico. Sulla via del ritorno pare abbia detto a chi l’accompagnava: “Stavolta (purtroppo) c’hanno visto arrivare”.