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Pd in Liguria, rotta a sinistra, vince Schlein, ricompare Burlando: farà breccia nella egemonia di FdI?

Pd in Liguria, rotta a sinistra, vince Schlein, ricompare Burlando. “Rieccolo!” intitolerebbe Indro Montanelli alle vistedell’ultima clamorosa ricomparsa sulla scena politica ligure.

Inattesa, imprevista, sorprendente per l’uomo che negli
ultimi decenni aveva gestito il maggior potere in Liguria, da
 dirigente partitico, da assessore, da sindaco di Genova, da
deputato, da ministro dei Trasporti, per finire con dieci anni
di governo della Regione Liguria.

Come Cincinnato, si era ritirato in campagna a coltivare le
verze in quel di Torriglia, montagnetta del profondo e un po’
squallido entroterra genovese. Perfino cucinava per una
trattoria tra i boschi un volta alla settimana.

Doveva digerire la clamorosa sconfitta nelle elezioni del
2015 alle Regionali della sua delfina, la oggi
cavalcante renziana doc Raffaella Paita. Paita era stata sconfitta
da Giovanni Toti, eurodeputato allora berlusconiano, ex
direttore Mediaset e spin doctor del Cavaliere, outsider
assoluto in quella competizione.

Non solo: quella candidatura della giovane promessa
spezzina aveva spaccato la sinistra fino ad allora dominante
in quasi tutta la Liguria.

E aveva provocato lo strappo di un “mostro
sacro”, come Sergio Cofferati che alle primarie aveva sfidato
la assessora, soccombendo in un mare di polemiche.

E dopo la Regione la Destra totiana aveva
conquistato Savona, Spezia, Genova, Sarzana in un
capovolgimento storico.

Le roccheforti “rosse” erano crollate una ad una, come un castello di carte, conquistate con un blitz via l’altro.
Mentre il mondo cambiava lui, Burlando, aveva chiuso con
la politica e la sua folgorante carriera e per otto anni filati
se ne era stato al coperto, sempre silenzioso, appartato
mentre sulla scena ligure irrompevano personaggi nuovi e trionfanti, come il sindaco di Genova Marco Bucci. O come il leghista Edordo Rixi, che riusciva a conquistare un ruolo di vice ministro nel governo Conte 1, replicato oggi nel governo Meloni.

Claudio Burlando, sessantotto anni, in buona forma,
ricompare dopo questo lungo tragitto sott’acqua, sarebbe
meglio dire sotto il bosco. Lo fa proprio nel giorno in cui la
battaglia ai vertici del suo Pd vede in Liguria il successo di
Elly Schlein contro Stefano Bonaccini, risultato
controtendenza rispetto allo scenario nazionale, dove il
presidente emiliano viaggia in testa verso il fatidico
congresso Pd in tutte le regioni.

E il suo annuncio è solo una parziale sorpresa: “Dopo otto
anni torno in campo”. La mossa coincide anche con la
devastante sconfitta per la sinistra nelle Regionali in Lazio e
Lombardia, quando il Pd resiste come partito, ma crolla
come coalizione anti destra, gelando i suoi candidati, D’Amato e Majorino, sotto il 35 per cento.

In verità il Burlando-Cincinnato qualche segnale aveva già
incominciato a darlo da almeno un anno, sbucando tra le
fronde delle verze della sua coltivazione e dal buon retiro
collinare.

Aveva lanciato una chat di amici che si scambiavano idee e programmi per Genova e la Liguria, nel
numero consistente di trecento e con il titolo non modesto di “Vasta”. Ed aveva anche partecipato a qualche incontro, molto chiacchierato, tra imprenditori e politici su temi economici, a bordo della barca del suo antico amico, l’imprenditore Aldo Spinelli, oggi trasmigrato armi, bagagli, container e camion con la Destra dominante.

E poi proprio mentre lo scontro pre-congressuale si stava scaldando anche in Liguria, Burlando aveva fisicamente partecipato in prima fila a un paio di incontri con Bonaccini a Sanremo e a Savona.
Forse non aveva calcolato, l’ex ministro, deputato, sindaco, assessore e superdirigente di Pci, Ds, Pds e Pd, che la “sua “Liguria stava un po’ sorprendentemente
orientandosi verso la concorrente del suo candidato, la Elly
Schlein.

E così oggi la grande rentrèe di un personaggio tanto
“pesante” e influente sulla scena politica avviene in un
terreno che si stacca nettamente dal resto d’Italia.

Schlein vince in Liguria con il 65,4 per cento di consensi contro il 38 di
Stefano Bonaccini, a Genova addirittura 61 a 32.
C’è anche un boom di partecipazione, che riguarda
soprattutto Genova e La Spezia, dove al voto “interno” vanno in
quattromila. E dove per la prima volta da anni aumentano di
600 gli iscritti al Pd, che era oramai incartapecorito da anni
in una lenta e inesorabile discesa.
Per la giovane vice presidente della Emilia Romagna si è
speso in Liguria soprattutto Andrea Orlando, già vice
segretario nazionale del Pd, spezzino, ex ministro della
Giustizia con Conte, leader molto forte a Roma, un po’
nascosto in Liguria, tanto è vero che si è fatto eleggere fuori
regione. Ma che ora dimostra di avere il partito ligure in
pugno. Forse non per merito suo, ma per una oggettiva
situazione genovese e ligure che improvvisamente assume
un connotato chiaramente “de sinistra” nel cuore di un
partito in grande difficoltà.
È come se il fronte sinistr dello schieramento politico
avesse preso una decisione interna, dallo sviluppo carsico,
anche al di là delle leadership locali, prive di grandi
personalità e di leaders.

Da anni in Liguria si susseguono, alla guida del Pd, figure di
“bravi ragazzi” di corretto raziocinio e di ampi ragionamenti
prospettici, ma sicuramente poco rappresentativi in una
situazione politica fortemente soggiogata dalla Destra.

Da quando Toti ha strappato la Regione al governo della
Sinistra, salvo brevi interruzioni praticamente continuo dagli
anni Settanta, la Sinistra ha solo subito un “modello
Genova”, rinforzato dal grande successo del sindaco Bucci, con la ricostruzione del ponte Morandi e l’imposizione di uno stile manageriale ultra deciso, consolidato da una sorta di
triumvirato. Lo stesso Bucci più Toti e il presidente dell’Autorita portuale, Paolo Emilio Signorini.

Il terzetto ha schiacciato l’opposizione in un ruolo tanto
subalterno da risultare imbarazzante. La Liguria e Genova
sono state conquistate da un efficientismo dirompente di
quella Trimurti che ha incominciato a inondare il territorio di
progetti, cantieri, idee. Facendo passare l’idea di un
inevitabile e lento declino della fantomatica opposizione.

Ma sono passati gli anni e dopo la miracolosa ricostruzione
del Ponte e uno slancio progettuale, confermato poi molto
parzialmente dalla ricostruzione del Water-front di Levante,
con la matita magica di Renzo Piano, ora il front destr della
coalizione dominante in Liguria incomincia ad avere i suoi
problemi.

Sono falliti i tentativi nazionali di Toti per un centro moderato
che pure è rappresentato in Parlamento. L’egemonia di
Fratelli d’Italia si fa sentire anche in una terra nella quale
praticamente esistevano solo macchiette di Destra-Destra.

L’uomo con il maggior curriculum nella storia di Forza Italia,
l’ex ministro Claudio Scajola fa il sindaco a Imperia con grande
successo, vuole solo bandiere civiche nella sua coalizione e
intima “vade retro” ai partiti che cercano di allearsi con lui
nelle imminenti elezioni comunali, che lo vedranno
strafavorito.
E in questo clima rieccolo, Burlando che ricomincia a
tessere una tela per andare chissà dove. Chissà.

Franco Manzitti

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