Pd, se si vuol toccare con mano quel che succede oggi nel fu Pci, basterà leggere con cura il libro che ha scritto il presidente della Regione Campania. Vincenzo De Luca.
Oggi lo chiamano Governatore, come in Usa. È un militante di spicco dei dem che in gioventù ha avuto un’idea politica assai diversa. Aderì, infatti, al Pci e dopo qualche tempo ne diventò il segretario provinciale a Salerno. Oggi, il nostro ha abbandonato i vecchi comunisti ed è un “piddino” convinto.
Quando nel 1993 De Luca entrò in politica, Eddy Schlein aveva otto anni. Ecco la prima stoccata della segretaria. Dice: “Dovrebbe quindi farmi il favore di cambiare il titolo del suo libro da “Nonostante il Pd” a “Grazie Pd”.
Non è una polemica di poco conto visto che riguarda due eminenti rappresentati del primo partito di opposizione. E’ il segno evidente della grande confusione che regna nel Pd dilaniato da mille correnti che non facilitano davvero la Schlein che a volte non sa a chi dare i resti.
Il governatore scrive, ma non è né l’unico, né il solo a puntare il dito (dovremmo dire pistola) contro la numero uno di via del Nazareno. Non le si contesta un particolare o una singola scelta. Il divario è profondo e tocca gli attuali punti che dividono i dem. Primo fra tutti quello della rielezione dopo i due mandati. E’ un vecchio ritornello caro ai 5Stelle che ne fecero la loro bandiera.
Peccato che oggi tra i grillini non è più così. La grande maggioranza, con l’ex presidente del consiglio in testa, ha fatto una clamorosa retromarcia. E quando i cronisti tentano di riproporre il problema, tutti i pentastellati glissano e si tappano la bocca.
Su questo argomento la Schlein è stata chiarissima. Non ne vuol sapere di non rinnovare gli uomini o le donne che sono in Parlamento. Ci si dimentichi, dunque, del terzo mandato. De Luca, al contrario, non tentenna, dice apertamente che si ripresenterà con buone chance di vincere.
Il contrasto è profondo, spiega esattamente in quali condizioni è oggi il Pd. Non ha peli sulla lingua De Luca. Lo fa inorridire la decisione di abolire il terzo mandato. “Parla proprio lei, la Schlein, che si è iscritta al partito pochi mesi prima di essere eletta segretario. Con tre passaporti: lo svizzero, lo statunitense e l’italiano. E a tutt’oggi ha tre incarichi. Alla Regione e ai due parlamenti, l’europeo e l’italiano. Ne vogliamo di più?”
Non solo, il governatore continua imperterrito a spiegare la sua. Ricorda le elezioni per eleggere il segretario. I ranghi del partito avevano scelto Stefano Bonaccini, il capo di Elly alla regione Emilia-Romagna. Poi alle primarie arrivarono gli esterni. “Così si consumò il miracolo”, aggiunge i tono ironico De Luca.
Secondo il presidente della Campania non c’è più la meritocrazia di una volta. “Più perdi, più vai avanti” questa è la prassi. E’ una regola che vale dappertutto: nella professione, nel parastato, negli istituti scolastici e persino al vertice delle carriere universitarie. La Schlein non è d’accordo nemmeno su questo particolare e per dimostrarlo prende ad esempio il suo partito. “Da noi non c’è solo la segretaria o il gruppo dirigente, siamo una comunità di persone per bene”.
Che cos’altro si può aggiungere date le posizioni di due importanti esponenti del Pd i quali dicono quel che abbiamo scritto. Si parla spesso delle elezioni europee della primavera del 2024. Potrebbero essere la cartina di tornasole per tutti. Certamente però il maggior partito dell’opposizione dovrà fare una riflessione su quello che sta succedendo all’interno. Perché, se il voto non sarà come dovrebbe essere, i ranghi saranno rivoluzionati e il futuro diventerà assai incerto.
Bruno Tucci
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