Pd targato Schlein, ecco cosa è oggi: un assieme di convinzioni in contrasto, Meloni sorride e si frega le mani

Pd, c’è solo da piangere quando si legge quel che sta accadendo nel primo partito di opposizione.

Ricordate le parole di Stefano Bonaccini alla vigilia delle primarie? Con grande senso democratico diceva che chiunque avesse vinto lui si sarebbe schierato da quella parte collaborando per quanto poteva con chi lo aveva battuto.

Come sapete il governatore dell’Emilia Romagna ha perso clamorosamente in quella occasione ed ora come si comporta?  Fa nascere un partito nel partito nominando addirittura tre coordinatori. In parole semplici: un’altra corrente, qualora ce ne fosse bisogno. Si fa fatica a contarle tutte (le correnti appunto) perché ogni giorno il quadro cambia e quel che era certo ieri non è più oggi.

Mi verrebbe di scrivere: povera Schlein che pensava di costruire una nuova realtà di sinistra vera ed invece si trova a combattere con mille fazioni, alcune delle quali vorrebbero crocifiggerla per aver portato il Pd verso una deriva che non sarà facile arginare. Al momento della sua elezione il coro dei suoi sostenitori era fortissimo. Facile salire sul carro del vincitore, difficile è scendere quando la situazione si ingarburglia. Adesso Elly ha schierato contro un plotone di esecuzione ed anche le femministe più accese (non solo del Pd) le voltano le spalle. Ad esempio, una giornalista come Concita De Gregorio che due mesi fa la osannava ed ora la critica aspramente.

Il fatto è che la Schlein è diventata segretaria in un partito che non è il suo. I democratici sono tanti fin dai tempi di Veltroni e di Rutelli: una margherita che si è presto appassita per diventare un qualcosa di difficile da tenere insieme.

L’ultimo episodio recentissimo ha per protagonisti la stessa Schlein e il nuovo capo gruppo alla Camera Paolo Ciani. Lo ha imposto proprio la Elly che ha così scaricato un personaggio storico, Piero De Luca, figlio del governatore della Campania con cui la segretaria non si è mai presa (usiamo un eufemismo). Il resto della storia ha provocato un pandemonio nel partito per cui la Schlein è finita nell’occhio di un ciclone ancora più violento. 

Dicono i suoi avversari più duri, il cosidetto fuoco amico: “Si può mettere ad un posto così delicato un personaggio come Paolo Ciani che non è neanche iscritto al partito?”. C’è di più. Il deputato scelto dalla segretaria non solo non è un uomo del Pd, ma il responsabile di un Movimento (Democrazia Solidale) ; per cui non ci pensa nemmeno un minuto a prendere la tessera del Pd. Perchè? Semplice, perché è un convinto assertore della pace, quindi è contro il partito che ha votato a favore delle armi da inviare all’Ucraina.

La Schlein, dinanzi ad una protesta che via via aumenta in via del Nazareno e oltre, si difende rifugiandosi in quel principio sempre caro alla sinistra: il pluralismo. “E allora  – risponde con forza -per quale ragione sbraitate tanto per la nomina di Ciani?”.

Ecco che cosa è oggi il Pd: un assieme di voci e di convinzioni nessuna uguale all’altra. La maggioranza sorride e si frega le mani. A torto perché in ogni democrazia che si rispetti l’opposizione è sacrosanta, è il cosidetto cane da guardia che impedisce a chi comanda di andare oltre i limiti imposti dalle regole repubblicane. 

 

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Bruno Tucci