“Ricarichiamo le batterie, ci attende un 2025 molto impegnativo”, dice Giorgia Meloni ai suoi collaboratori più stretti.
Da testarda qual è, la premier ritorno su un problema che le ha dato non pochi grattacapi. Anzi è stato un flop su cui la minoranza non ha dato tregua alla presidente del consiglio.
Si parla dei migranti, dei loro viaggi andata e ritorno sulla nave Libra. “Una passeggiata turistica”, la considerava la sinistra.
Lo scontro fra Giorgia Meloni e i giudici
In effetti, anche per colpa di magistrati che non ritenevano giuste quelle traversate, l’iniziativa era clamorosamente fallita: l’esecutivo messo alla gogna, deriso, sbeffeggiato, in più colpevole di aver fatto pagare agli italiani una somma vicina al miliardo di euro.
Tutto finito, allora? Si poteva considerare un clamoroso fiasco quello di Giorgia, tale da pensare ad una crisi di governo, a nuove elezioni politiche che rovesciassero l’attuale assetto politico?
Sogni, soltanto sogni di chi non conosce la caparbietà della premier: quando si mette in testa un’idea che lei considera giusta e rilevante per il Paese non indietreggia nemmeno di un metro.
Lei carica a testa bassa
Il primo monito per gli oppositori fu pronunciato durante la festa dei Fratelli d’Italia, la Atreju appunto. “L’esperienza dell’Albania non è tramontata. Si illudono quelli che la pensano così. I centri funzioneranno anche se dovessi lavorare 24 ore su 24 fino al termine della legislatura”. Parole significative, ma pericolose.
Si sarebbe potuti andare incontro ad un altro rovescio. “E’ surreale”, fu la risposta di Riccardo Magi, leader di più Europa. “Invece di riconoscere la disfatta, la premier vuole continuare a perdere e, soprattutto, impoverire gli italiani con altre spese milionarie inutili”.
Una decisione impegnativa tale da impensierire, perché no? anche la premier. Niente, si continua per la vecchia strada. Pochi giorni prima di Natale, appena tornata da un viaggio in Lapponia, convoca a Palazzo Chigi i ministri Tajani, Piantedosi. Crosetto e Foti insieme con il sottosegretario Mantovani e annuncia il suo proposito.
Si riprende con i viaggi in Albania, l’undici gennaio la nave Libra riprenderà ad andare verso Tirana o Durazzo. Per quale ragione questo improvviso cambio di passo? Per una sentenza della Corte di Cassazione, la quale ritiene che spetta alla politica decidere quali sono i paesi sicuri e quelli non. La magistratura non può interferire.
Il dado è tratto, dunque. La Libra riprenderà le sue “trasferte” verso l’Albania, ma non saranno traversate di piacere, “la sinistra può mettersi l’animo in pace”.
Quanto rischia la Meloni? Tanto, ritiene la maggioranza degli uomini del Palazzo. Si gioca il suo futuro e la sua credibilità. Se dovesse fallire di nuovo, l’opposizione non le darebbe scampo crocifiggendola un giorno si e l’altro pure.
La Tv albanese ha già messo alla berlina il progetto mandando le telecamere ai centri deserti, insomma vuoti, pieni solo di poliziotti e carabinieri che facevano laute colazioni e passeggiate ricreative.
Se si dovesse ripetere? Giorgia Meloni è convinta del contrario. Per prima cosa si fida dei numeri: rispetto al 2023 gli sbarchi sono diminuiti da 153 mila a 65 mila. Il che significa che qualche passo avanti il governo lo ha fatto.
Non solo, ma è soprattutto l’Unione Europea ad essere favorevole all’iniziativa. Ritiene che questa sia la proposta giusta se non per annullare la migrazione, almeno quella di calmierarla. Tanto da far capire a chi vuole servirsi degli scafisti fuori legge che non è questo il modo di raggiungere l’Italia e comunque il resto del vecchio continente.
Se le batterie saranno ricaricate, come si augura la Meloni, forse la sua ostinazione avrà partita vinta, ma la posta in gioco è alta, anzi altissima. Forse si mette in gioco lo stesso avvenire del governo.