C’è un solo sostantivo che spiega l’attuale situazione politica del nostro Paese: confusione. A destra e a sinistra e, se vogliamo dirla tutta, anche al centro.
La gente è stanca di litigi e battibecchi, non ne può di vedere come nei talk show gli avversari si maltrattino dimenicando il politically correct. C’è una sola preoccupazione: quella di mettere all’angolo il proprio interlocutore e segnare il primo punto, proprio come in una partita di calcio.
Del resto poco importa: se l’Italia è sotto schiaffo non è un fatto determinante; se tanta gente è sotto la soglia della povertà se ne prende atto e basta. Senza una promessa o un atteggiamento che possano aiutare chi non riesce più a mettere insieme il pranzo con la cena. Così, il malcontento aumenta e molti italiani si allontanano dalla politica disertando di andare al voto il giorno delle elezioni.
La cagnara sembra non aver fine anche se Fratelli d’Italia domina la consultazione in Basilicata e distanzia di molti punti chi le fa la guerra. Molti analisti, però, non sono dello stesso avviso perché il partito di Giorgia Meloni si è servito del campo largo che potrebbe presto avere la stessa sorte del suo omonimo creato dalla sinistra, finito come sappiamo in un mare di contrasti e di guai che sembrano per il momento irreparabili.
Infatti, il trionfo della premier è dovuto soprattutto al fatto che, stranamente quei giorni, la maggioranza ha avuto un valido aiuto da parte di Azione e Italia Viva. Insomma, quando nessuno se l’aspettava, i due amici di una volta si sono schierati con la destra dando un valido contributo alla sua affermazione.
Che cosa vuol significare questo? Vuol dire che se in futuro i due schieramenti di centro dovessero di nuovo cambiar bandiera, qualche preoccupazione la destra dovrebbe averla non avendo più quelle preferenze che ha ottenuto a Potenza ed a Matera.
In parole semplici, la voglia di centro che non ha mai abbandonato il Paese si riaffaccia con l’entusiasmo di chi ancora crede in quei valori.
E’ la grande speranza non solo di Matteo Renzi ma anche di Carlo Calenda. Il primo ritiene che un primo risultato lo si potrebbe avere già alle europee di giugno, sfilando voti a quei dem che mal sopportano la rivoluzione che Elly Schlein ha voluto e vorrebbe dare al partito. Senza contare quei vecchi dc delusi dalla svolta della segretaria di via del Nazareno. Ugualmente Calenda che ha presentato per le europee una squadra di tutto rispetto che ha tenuto da parte le correnti e i vari malunori di chi rimarrà fuori dalla competizione. Sono speranze fondate? Questo nessuno può dirlo visto com’è ondivago l’orientamento degli elettori.
La confusione, ancora più grande (se possibile?) si è conretizzata nel centro sinistra. Sfumato (definitivamente?) l’accordo tra Pd e 5Stelle, il problema è oggi quello della segreteria. Elly ha subìto due colpi da KO.
Il primo , quando è stata sbugiardata dagli uomini e le donne del suo stesso partito che l’hanno messa all’angolo nel momento in cui ella avrebbe voluto mettere il suo nome nella scheda da presentarsi alle europee.
Il secondo, quando è stato sempre Conte a sferrarle un uppercut per il semplice motivo che è lui, l’avvocato del popolo, a voler essere l’unico interlocutore della sinistra. Sta di fatto che nemmeno tra i grillini si respira un’aria di tranquilla perché il tonfo subìto in Basilicata non è di poco conto. Il numero uno dei 5Stelle non ha gli stessi grattacapi della Schlein perché nessuno pensa all’interno del movimento di cambiare cavallo.
Al contrario di quel che avviene in via del Nazareno, dove già si fanno i pronostici su chi potrebbe prendere il posto di Elly. I nomi più ricorrenti sono cinque, ma è inutile fare ipotesi perché in politica si può essere smentiti dall’oggi al domani.
In ultimo, l’analisi della Lega. Matteo Salvini non è affatto tranquillo. Lui si dice certo che a Bruxedlles il Carroccio andrà benissimno e rimarrà sulla poltrona da segretario. Al contrario, sono in molti a sperare diversamente confidando in un flop alle europee.
Che cosa si vuole di più? E’ ragionevole parlare di caos e di uno sbandamento generale? Il coro, ufficialmente, risponde no. E’ proprio questo è il sogno di tutti gli italiani.
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