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Politica in subbuglio, Zelensky degradato, Conte contestato, e giù botte da orbi - Blitzquotidiano.it (Foto Ansa)
Non è da oggi che i comici sono saliti alla ribalta della politica. Chi ha dimenticato Beppe Grillo che voleva aprire il Parlamento italiano come una scatoletta di tonno?
Ora sullo stesso argomento torna niente po’ po’ di meno che Donald Trump, il quale, apertis verbis, giudica addirittura Zelensky come un “comico mediocre, mai eletto”.
Sono parole sconvolgenti su cui il mondo politico intero ha riflettuto e è rimasto senza fiato. Ma come? Non era il leader ucraino l’uomo da difendere a tutti i costi pure se i bilanci di molti stati soffrivano per un bilancio economico traballante?
Ne andava della libertà di tutti perché non si poteva lasciare solo un Paese sovrano che aveva subìto una terribile aggressione dalla Russia di Putin.
Ora, invece, la “rivoluzione” americana ha cambiato completamente le carte in tavola. Zelensky è un dittatore mai voluto dal voto del popolo. Ha difeso la guerra per difendere soltanto lui. Miliardi di dollari e di euro spesi a vanvera, dunque? Secondo il presidente degli Usa è stato commesso un grave errore che bisogna riparare al più presto.
Trump ribalta le carte della politica

È chiaro che un pensiero del genere non solo abbia sbalordito il resto del mondo (tranne Putin, naturalmente), ma lo abbia messo in allarme. Dove vuole arrivare l’autocrazia americana? Desidera rifare una seconda Jalta, città nella quale alla fine della seconda guerra mondiale si decise il destino dei popoli da occidente ad oriente?
Sono tutti contro: anche in Italia, pensate un po’, si arriva ad un traguardo che difficilmente, se non mai, si era toccato. Alt, al tempo, non è così. L’eccezione non poteva mancare e la voce contro è quella di Giuseppe Conte, il quale si dissocia affermando che “finalmente è stata smascherata la propaganda bellicista”.
Sgomento? Perplessità? Sconcerto? Disorientamento? Sostantivi che hanno messo in crisi i pochissimi che ancora credevano nel campo largo voluto e difeso da Elly Schlein e dai suoi fedelissimi.
Ora, sembra evidente, è caduto l’ultimo baluardo e di una intesa comune della sinistra sarà difficile discutere in futuro.
Dire che la segretaria del Pd è turbata è dire poco. Ora che cosa riferirà al suo partito e a quegli esponenti che si considerano moderati? Cioè, ai suoi amici- nemici che non vedono l’ora di farla fuori?
Sembrerebbe arrivata l’ora della rivincita che vede in prima linea l’ex ministro Dario Franceschini e il mai domo Romano Prodi. Essi sostengono che solo “sparpagliati” si può battere questa destra’. Ai programmi e alle intese “penseremo dopo”.
Chi ha ragione, Franceschini o Schlein?
E’ l’esatto contrario di quel che sostiene il presidente dei 5Stelle il quale è convinto che patti non se ne possono fare se non si è prima d’accordo su quali basi fondare l’alleanza. “Come si può essere con Trump”, gli rinfacciano tutti quelli che non la pensano come lui?
L’intesa tra Donald e Putin è una “trattativa imperialista destinata ad escludere i più piccoli”. E’ un intreccio di interventi e di parole che ingarbugliano la situazione e la rendono più difficile di quel che è già.
Torna nell’occasione il problema dell’Europa che negli ultimi anni è stata a guardare senza prendere il più piccolo provvedimento. Immobile, quindi. Le ipotesi erano due, tertium non datur: o vincere la guerra o preparare la pace. Invece? Si è rimasti fermi ed ora non si sa più che cosa fare, nonostante i buoni propositi (già falliti) del presidente Macron.
Se possibile, dunque, in Italia regna una grande confusione politica. Il Pd deve combattere con le sue dieci correnti che si dilaniano (ci sono anche i Giovani turchi, un giorno ci spiegheranno perché si chiamano così e che cosa vogliono).
Nella maggioranza, vige un’apparente tranquillità, sebbene Matteo Salvini faccia di tutto per scompaginare la stabilità del governo.
Tutti dicono la loro, vogliono apparire come, ad esempio, le transfemministe di “Non una di meno” che vorrebbero la libertà assoluta per clandestini e clandestine. “Se li portino tutti a casa loro”, risponde chi vedrebbe volentieri una crisi definitiva di questo movimento. Siamo quindi arrivati al momento dell’Usa e getta, come titola in prima pagina il Manifesto di stamane. Ma la U, badate bene, è maiuscola. A buon intenditor poche parole.