Il Consiglio dei ministri ha approvato la riforma presentata dal guardasigilli Carlo Nordio che tra l’altro cancella il reato di abuso d’ufficio e pone limiti al potere di appello del pm. Il disegno di legge passa ora all’esame del Parlamento.
“Ho sentito inesattezze sul vuoto di tutela che si realizzerebbe con l’abolizione dell’abuso d’ufficio che non c’è affatto, il nostro arsenale è il più agguerrito d’Europa”, sostiene Nordio.
Il tema centrale della riforma riguarda il confronto tra giustizia e amministrazione. Da un lato, cioè, occorre prevenire attraverso i controlli e la minaccia penale le violazioni alla legalità amministrativa. Dall’altro bisogna evitare di paralizzare l’attività amministrativa ed i relativi protagonisti, la cosiddetta “paura della firma”. Senza contare che spesso i processi si concludono con un nulla di fatto.
Il Governo ha scelto la via più drastica: il disegno di legge approvato in Consiglio dei ministri cancella l’abuso d’ufficio, ovvero il reato commesso da chi compie illeciti esercitando le proprie funzioni di pubblico ufficiale. Riducendo il potere del pm, attraverso l’eliminazione dell’appello per l’accusa in molti casi.
“Il reato di abuso d’ufficio è stato modificato varie volte per circoscriverne i limiti. Ma sono continuate iscrizioni nel registro degli indagati e informazioni di garanzia che costituivano il vero motivo della paura della firma per cui sindaci e amministratori non firmavano nulla. E questo è un grande danno economico che si riversa sui cittadini”, prosegue Nordio.
La riforma trova la prevedibile ostilità dei magistrati. Secondo il presidente della Anm Giuseppe Santalucia l’abrogazione del reato non potrà avere l’effetto di fermare le indagini su questo tipo di condotte.
“Quando il privato si sente violato dal pubblico ufficiale che secondo lui ha sfruttato l’ufficio per vantaggi personali, le indagini vanno fatte”.
Anzi “l’abrogazione del reato , di fronte a una denuncia, costringerà il pm a trovare nel sistema una norma diversa con cui poter far luce su quanto avvenuto”.
“Credo si vada incontro a una nuova pronuncia di incostituzionalità”, dice poi Santalucia sull’eliminazione del potere di appello del pm contro le sentenze di assoluzione per i reati non particolarmente gravi, contenuta nel ddl Nordio.
“Questa norma era stata introdotta dalla cosiddetta legge Pecorella già nel 2006 e appena un anno dopo bocciata dalla Corte Costituzionale. Che disse non si può alterare la parità delle condizioni tra pm e imputato”.
E ora “si comprime il potere del pm e non si interviene sull’altro versante. E’ uno sbilanciamento a danno dell’accusa pubblica”.