Abuso d’ufficio, quali sono i pro e i contro della sua cancellazione? Fa più scalpore l’indagine dell’assoluzione

Abuso d’ufficio, quali sono i pro e i contro della sua cancellazione? “Fa più scalpore l’indagine che l’assoluzione e questo pesa sulle spalle dei sindaci coinvolti.

da Italia Oggi

Il ministro Carlo Nordio ha illustrato in parlamento la riforma della giustizia, riconfermando i punti salienti del testo, che già erano indicati nel programma di governo ed egli aveva spiegato in più occasioni. Nessuna marcia indietro, rinviati al mittente le richieste di ripensamento anche sulle questioni più spinose: dalla separazione delle carriere alla prescrizione all’abuso d’ufficio.

Su quest’ultimo punto (“è un reato evanescente- dice Nordio- migliaia e migliaia di processi con spese enormi”) è arrivata la dura reazione di Giuseppe Busia, presidente di Anac, l’Autorità anticorruzione: “E’ talmente sbagliato abrogare l’abuso che l’Ue imporrà una marcia indietro”. 

Ma quali sono i pro e i contro della cancellazione dell’abuso d’ufficio? C’è pure chi avverte: l’abolizione potrebbe addirittura danneggiare i sindaci. Poiché comportamenti che il magistrato ipotizza non regolari in mancanza del reato di abuso d’ufficio potrebbero essere ricondotti a reati con pene maggiori.

Dice Catello Vitiello, ex parlamentare di ItaliaViva (è avvocato penalista) che nel 2018 presentò in parlamento un emendamento per circoscrivere il reato di abuso d’ufficio: venne approvato ma non ebbe seguito.

“La soppressione della norma è positiva ma non va sottovalutata la possibile dilatazione, nel tempo, di quei reati più gravi come l’omissione di atti d’ufficio, il peculato per distrazione, la turbativa d’asta, la corruzione, ecc.

“Quindi l’attuale scelta abrogativa è giustificata dalle distorsioni investigative e giurisprudenziali  degli ultimi tempi a danno della classe politica ma non potrà prescindere da un serio adeguamento delle procedure amministrative e del sistema dei controlli in seno alla Pubblica Amministrazione, facendo chiarezza sulle disposizioni inerenti alle competenze dei sindaci, dei dirigenti e dei funzionari amministrativi e assegnando ad ogni potere la corrispondente responsabilità”.

Quindi, per Vitiello, abrogazione sì, ma non solo. Serve altro per completare il provvedimento. Chi ha subìto sulla propria pelle l’accusa di abuso d’ufficio, con tanto di clamore in ambito locale, salvo poi essere assolto, è Fabio Vanzetta, ex sindaco di Ziano di Fiemme, in Trentino.

“Su chi svolge un ruolo pubblico come i sindaci spesso ricadono presunti reati che poi svaniscono. Il passaggio più pesante è sentire su di sé la condanna anche mediatica, coi relativi articoli sui giornali. Poi, quando c’è l’assoluzione, la notizia passa sempre molto più sottotraccia.

“Fa più scalpore l’indagine che l’assoluzione e questo pesa sulle spalle dei sindaci coinvolti. E’ giusto intervenire. Finalmente. Ma ritengo  sarebbe stata più opportuna una revisione, si poteva rendere questo strumento meno leva d’attacco politico e più misura di contrasto a un reato, rendendo più precisi i termini”. 

Anche Marco Zambuto, ex sindaco di Agrigento, racconta le ferite morali dell’esperienza vissuta: “Sono stato condannato per abuso d’ufficio ad una pena di un mese e 10 giorni dal tribunale di Agrigento. Era uno dei primissimi casi, se non il primo caso, di applicazione della legge Severino che mi avrebbe sospeso dall’incarico.

“Consapevole che un sindaco delegittimato non può assolutamente amministrare la propria città, decisi di dimettermi immediatamente. La Corte di appello, qualche mese dopo, mi ha assolto con formula piena.

“La vicenda è costata molto in termini personali, perché subisci un’onta di fronte a tutta la tua città, a chi ti ha votato, a chi ha riposto in te la sua fiducia. Ritengo che l’abrogazione del reato di abuso d’ufficio sia un fatto significativo, se si vuole che i sindaci amministrino le proprie città. I cittadini chiedono ai sindaci la soluzione di mille problemi e spesso il reato di abuso di ufficio diventava un limite alla soluzione dei problemi, alla soluzione di vicende amministrative” .

Chiosa il sindaco di Pesaro, Matteo Ricci, coordinatore dei primi cittadini Pd: “Da dieci anni chiediamo una revisione del reato di abuso di ufficio a tutti i governi, adesso che la riforma la fa un governo di destra non possiamo cambiare opinione.

“I sindaci di centrosinistra sono coerenti con le battaglie storiche fatte. In verità noi chiedevamo una riforma del reato, non l’abolizione. Ma quando il governo lo abolisce non è che possiamo dire che non abbiamo vinto.

“L’abolizione dell’abuso d’ufficio è una scelta che dovrebbe piacere a tutti coloro che credono nella giustizia e nello stato di diritto. Sono tantissimi i casi degli amministratori condannati in primo grado per reati minori, poi assolti in appello o Cassazione, e nel frattempo decaduti. Uno dei casi più eclatanti è stato quello del sindaco di Reggio Calabria, Giuseppe Falcomatà, prima decaduto per abuso d’ufficio, poi assolto e ora di nuovo alla guida del Comune. Una storia assurda”.

I contrari all’abrogazione marciano sotto le bandiere di Giovanni Zaccaro, giudice a Bari e segretario di Area, la corrente progressista della magistratura: “Mi sembra una battaglia tutta ideologica, anche approfittando delle legittime preoccupazioni di tantissimi sindaci. E’ vero che c’è la paura della firma  che rallenta l’attività amministrativa. C’è il timore di errori o denunce pretestuose  che possono portare all’incriminazione per abuso d’ufficio. Ma per risolvere il problema non si deve abolire il reato, serve invece un intervento legislativo che semplifichi le norme  e le procedure amministrative”.

Infine un manager di lungo corso, Innocenzo Cipolletta, ex direttore generale di Confindustria, ex dirigente Ocse, presidente Aifi, Associazione del private equity, e di Ubs-Sim. Chiosa: “L’abolizione dell’abuso di ufficio era richiesta da quasi tutti gli amministratori locali di qualsiasi partito perché era chiaramente inidoneo a fermare ipotesi di reato.

“La sua indeterminatezza aveva finito per generare un largo numero di avvisi di reato con il risultato di intasare i tribunali, paralizzare le amministrazioni e generare una forte diffidenza a procedere nell’assunzione di responsabilità di firma da parte degli amministratori locali. Il tutto ha generato una perdita di efficienza e di capacità di intervento nel nostro Paese.

“In queste condizioni, sarebbe stato bello se maggioranza e opposizione in parlamento si fossero consultati per produrre una legge comune che modificasse l’abuso di ufficio, rendendolo atto a prevenire reati senza costituire un freno all’attività amministrativa corretta. Purtroppo non c’è stata condivisione, ma comunque è bene che tale ipotesi di reato sia stato abolito, visto peraltro che aveva condotto a ben poche condanne, essenzialmente nei casi in cui venivano poi scoperti altri reati connessi».
 

da Italia Oggi

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Marco Benedetto