Autonomia differenziata, referendum, a Napoli un prete dal pulpito esorta a votare contro.
Succede in questi giorni in una chiesa di Napoli, la San Giorgio Maggiore, dove il parroco (di cui non vogliamo sapere nènome, nè cognome) prenda la parola durante la Messa e dall’altare o dal pulpito inviti i fedeli a firmare il referendum contro l’autonomia differenziata.
Incredibile? No, di più:grave. Addirittura inspiegabile. E’ come se un laico, durante la lettura del Vangelo (di sua competenza) invece che riportarele parole dei Santi Luca e Matteo, ritenesse lecito e doveroso invitare i fedeli ad uscire dal tempio perché essi credono in qualcosa che non c’è.
Accadrebbe giustamente il finimondo: media e social interverrebbero pesantemente sulla più che singolare narrazione.
Stavolta, al contrario, certi giornali e certe tv, non hanno scritto o detto una parola sull’evento. Ed è incomprensibile l’atteggiamento del Vaticano che è rimasto in silenzio senza redarguire il prete e prendere contro di lui un qualche tipo di provvedimento.
Se proprio il prelato non ne poteva fare a meno di criticare la legge sull’autonomia differenziata poteva comportarsi così: spogliarsi degli abiti talari, andare anonimamente in un comizio (dove molti probabilmente la pensano come lui) e inveire contro quei politici che vogliono spaccare l’Italia in due: ricchi al Nord, poveri al Sud. Il gap in aumento a dispetto delle promesse fatte in campagna elettorale.
A tal guisa la Costituzione è chiarissima: se si vuole invocare un referendum abrogativo si debbono raccogliere cinquecentomila firme di cittadini italiani, la cui verifica spetta alla Corte di Cassazione, superare un altro scoglio della Corte Costituzionale che deciderà se il quesito non è contro i principi dettati dalla Carta e poi aspettare che il Presidente della Repubblica non indichi la data delle elezioni, nei giorni compresi tra il 15 aprile e il 15 giugno.
Il referendum sarà valido soltanto se avrà espresso la sua preferenza il 50 per cento più uno degli aventi diritto al voto.
Tutto pienamente legittimo, ma si può considerare tale l’atteggiamento di un prete che si mette a fare un comizio durante la celebrazione della Messa? E di indicare inoltre ai fedeli di firmare contro un disegno già diventato legge dello Stato?
La risposta è talmente ovvia che non è il caso di prolungarsi ancora sull’argomento. Lascia solo perplessi che pochissimi organi di stampa si siano espressi con evidenza a proposito. Come mai?
Hanno dimenticato il pensiero di Camillo Benso di Cavour che predicava (lui, si, a ragione) il sacrosanto principio di “Libera Chiesa in libero Stato? E’ questo che imbarazza la Santa Sede, sempre pronta ad intervenire quando si tratta di princìpi che non le appartengono?
Il caso della Chiesa di San Giorgio Maggiore è emblematico, non si può dissentire da questo. Ecco perché il Vaticano non potrà far passare sotto silenzio l’episodio. Altrimenti, da oggi in poi, si potranno tenere comizi in chiesa. Di destra o di sinistra, andando molto al di là del seminato e delle parole di Cavour.
Bruno Tucci
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