Benzina, prezzo della benzina e dei carburanti: era semplice ma al governo hanno fatto, stanno facendo, un casino politico. Non un caos come pigramente e impropriamente spesso si titola e commenta. No, no caos. Casino, proprio casino dove il termine indica il peggiorare quanto cattivo e pessimo non era. Far casino per imperizia, allergia alle responsabilità, inattitudine e panico verso il dire chiaro come stanno le cose e, soprattutto, far casino per l’insostenibile prevalenza dei furbetti della dichiarazione alla stampa e tv.
Cioè ministri e sottosegretari e parlamentari della maggioranza che all’aumento del prezzo della benzina deciso e scelto dal governo ritirando lo sconto di Stato in vigore fino al 31 dicembre hanno in schiera detto: chi io, chi noi? Mica siamo stati noi è stata la speculazione! Era semplice: prima 15 e poi 18 centesimi in più al litro benzina perché i 35 circa centesimi di sconto di Stato in vigore per buona parte del 2022 non potevano essere eterni. Costavano un miliardo al mese alle casse pubbliche.
Era semplice, bastava dire al paese, alla nazione, alla gente la verità: governo ha scelto bollette più basse e benzina un po’ più cara, soldi per entrambe le poste di aiuti pubblici non ce ne sono. Ma l’incapacità congenita e strutturale della classe politica di dire la verità (la destra non fa certo eccezione) sommata alla millantata e presunta astuzia del prendersela con qualcun altro (preferibilmente cattivissimo quanto anonimo e astratto (qui la destra è campione) ha prodotto il “non siamo stati noi al governo, è stata la speculazione”. E da lì, in grani di rosario l’un l’altro legati, è partito il casino.
I benzinai si sono offesi, anzi offesi è dire poco. Il governo diceva speculazione, ma speculazione a chi, a chi dici tu governo speculazione? Chi ci marcia sui prezzi, verso chi la mobilitazione di Guardia Finanza e Procure? I benzinai hanno visto e capito che il governo si scaricava dalla responsabilità di aver tolto lo sconto e si atteggiava come se il conseguente aumento dovesse essere messo in carica ai benzinai che quell’aumento gonfiavano. La speculazione insomma era il di più che ci mettevano i benzinai sull’aumento di prezzo, quasi una cresta che ci facevano.
Solo che, numeri e fatti alla mano, questa cresta proprio non c’é: al distributore si pagano i carburanti ad un prezzo mediamente che è quello di prima più i 18 centesimi che il governo non ci mette più. Non c’è la cresta ma resta, eccome, la messa all’indice dei benzinai per la “benzina alle stelle”. E allora anche i benzinai si…inalberano.
Vedono i benzinai che aria tira su di loro e sentono inconfondibile il sapore di “fango” gettato su di loro. E quindi proclamano non solo indignazione e protesta ma anche sciopero di tutte le sigle e distributori per il 25 e 26 del mese. Sciopero di fatto contro il governo che ha provato a far credere alla gente che l’aumento è farina del sacco dei benzinai. Benzinai che, come ogni altra categoria, non è immune dall’arrangiarsi e anche parecchio. Ad ogni gito di controlli un distributore su tre o giù di lì risulta non in regola per piccole o grandi infrazioni che tutte comunque sono a danno del consumatore acquirente di carburanti. Quindi i benzinai non sono santi né immacolati riguardo al fisco e sul mercato. Ma stavolta il governo li ha proprio messi in mezzo: tra il malumore e il rancore di chi fa rifornimento e la responsabilità-colpa che non hanno di aver aumentato i prezzi.
E non c n’era bisogno. Bastava dire come stanno le cose, Giorgia Meloni ha oggi l’invulnerabilità politica per poterlo fare. Ma Giorgia Meloni non ha capito che era il caso di usarla, spenderla quella invulnerabilità. Ancora una volta e come sempre nella comunicazione politica al tempo del populismo universale e trasversale le è sembrato più utile e astuta la bugia/alibi della speculazione. A questa bugia/alibi il governo si è impiccato per giorni, fino a di fatto “indire” lui, il governo, lo sciopero dei benzinai. Bilancio: una pubblica opinione convinta che i carburanti abbiano “prezzi alle stelle” quando i prezzi sono alti ma non diverse da quelli sostenuti per anni.
E pubblica opinione convinta che questi “prezzi alle stelle” siano colpa e bottino di speculatori iene/avvoltoi, quindi pubblica opinione esentata dal prendere atto della realtà economica. E pubblica opinione convinta dallo stesso governo in carica di essere in credito verso il governo, quindi nuova improbabile promessa di governo che un giorno le accise sulla benzina…E ancora: Meloni premier nell’imbarazzante: sì, l’avevo detto in campagna elettorale (l’aveva detto anche prima ndr) che le accise (le tasse ndr) sulla benzina le abbassavo, anzi toglievo, ma intendevo non subito…E ancora e peggio un chiamarsi sul collo da parte del governo dello sciopero dei benzinai, non proprio una categoria e gruppo sociale in odore di sinistra quando si vota. Insomma, un casino. Politico e di governo. E per di più un casino auto inflitto.