Colpito e affondato: il match a distanza tra Zelensky e Berlusconi si è risolto con un ko senza appello in favore del leader ucraino. Le stilettate lanciate da Zelensky davanti a un’attonita Meloni da Kiev hanno colpito il bersaglio. “Io credo che la casa di Berlusconi non sia mai stata bombardata, mai siano arrivati con i carri armati nel suo giardino“, quelle dichiarazioni fanno male, malissimo.
Ad Arcore monta da subito una sorda irritazione, che impone quel silenzio di chi vorrebbe gridare ma sa che gli costerà meno cucirsi la bocca in attesa di tempi migliori. Il gelo avvolge la villa e il suo inquilino, schermato ogni commento. Non un comunicato, tanto meno una nota ufficiale o un’intervista in tv. Prevalgono delusione e irritazione anche sul piano personale.
“Non è vero che non conosco la guerra – si sfoga Berlusconi con i suoi – da ragazzino sono stato sfollato anche io, gli orrori della guerra li ho vissuti”. Anche fra i fedelissimi del patriarca azzurro a nessuno sfugge il contesto di quelle dichiarazioni, la ricaduta nazionale sugli equilibri di governo.
Quello che non va giù a molti, dentro Forza Italia, è la reazione della presidente del Consiglio. La sua è stata una difesa burocratica, per il vecchio leader cui deve la folgorante carriera politica ha speso solo parole di circostanza, tiepide, poco esplicite.
Una risposta inappropriata, dopo un affondo che suona particolarmente sgarbato per il richiamo fatto da Zelensky alle corresponsabilità altrui. “Diversi leader hanno diritto di pensiero, il vero problema è l’approccio della società italiana che a quel leader ha dato un mandato”, rimarca il presidente ucraino.
Un attacco che sembra pesare anche sulla missione italiana a Kiev. Ma che non può non imporre, come dire, anche un esame di coscienza a voler rinfrescare la memoria sulle parole del Cav a proposito di Putin e del presidente ucraino.
Le ultime risalgono al 12 febbraio quando Berlusconi non nascose che, da presidente del Consiglio, non avrebbe incontrato Zelensky (come invece ha fatto Meloni) e che comunque “bastava che cessasse di attaccare le due repubbliche autonome del Donbass e il conflitto non sarebbe accaduto”.
Una tesi già rivelata ai suoi parlamentari – e diffusa in alcuni audio rubati poco prima della nascita del governo Meloni, a ottobre – per sostenere che la Russia di Putin “non voleva la guerra” ma l’Ucraina “ha triplicato gli attacchi nel Donbass”.
E così avanti fino ad ammettere di aver “riallacciato un po’ i rapporti con l’amico-zar, autore di una lettera dolcissima mandata a Berlusconi al suo ultimo compleanno, insieme a venti bottiglie di vodka. E Zelensky gli ha risposto con nettezza. L’imbarazzo provocato nella delegazione italiana presente a Kiev era l’ultimo dei suoi problemi.
“In un ennesimo attacco di rabbia impotente, l’abitante del bunker si è scagliato contro Berlusconi, perhé questi ha ricordato al regime di Kiev del Donbass“. Così la portavoce del ministero degli Esteri russo Maria Zakharova commenta su Telegram le critiche del presidente ucraino al leader di Forza Italia. Zakharova ricorda quanto detto da Berlusconi sui bombardamenti alleati su Milano quando era bambino, e poi conclude. “In modo banale Zelensky ha paragonato il proprio regime a quello fascista e l’operazione militare speciale russa alle azioni degli Alleati nella Seconda guerra mondiale. Gli è scappata la verità”.
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