Il Pd e il centrosinistra non vincono più un’elezione Sardegna esclusa, dove la vittoria è stata molto osannata anche se ottenuta (con merito, per carità) grazie ad una manciata di voti. Anche in Basilicata è andata male, con Baldi che ha distaccato di 14 punti Marrese, il candidato scelto dal campo largo.
Ammettendo che anche alle Europee vada sopra ai 5 Stelle rimanendo così il primo partito dell’opposizione, e quindi una teorica “guida” per tutti quelli che in Parlamento si oppongono alla Meloni, il partito guidato da Elly Schlein è sempre più alle prese con battaglie interne e dibattiti infiniti che non riescono a far emergere una linea comune. E mancando una linea comune, il Pd continua a non convincere i suoi elettori. Per carità non è l’unica ragione delle ripetute sconfitte: la sinistra vince ormai con difficoltà in tutto il mondo. Ma in Italia vi è una costante: in molti casi non è la destra a vincere ma è la sinistra a perdere. Quanti elettori di sinistra non vanno a votare? Tantissimi a quanto pare. E questo accade dopo che per anni abbiamo pensato che l’astensionismo stesse tutto a destra.
Il discorso legato alla sconfitta si potrebbe allargare a tutta la coalizione, alle pressioni e ai piccoli e grandi ricatti che i 5Stelle fanno al partito Democratico. Tutto vero e tutto giusto: però il Pd continua ad avere sempre lo stesso problema che con l’avvento di Elly Schlein si sperava sparisse. Quello di essere un partito incapace di prendere una strada univoca su quasi tutti i temi che sono all’ordine del giorno.
Solo Renzi era riuscito a trasformare il Pd in un’unica entità portandolo al 40 per cento. Con questo non si vuole dire che Renzi abbia avuto per forza delle idee buone: è bastato un referendum perso per riportare il Pd a muneri decisamente più bassi.
Oltre che ad una guerra tra pensieri e strategie diverse, il Pd oggi appare prigioniero in una lotta tra il vecchio partito (gran parte della vecchia classe dirigente) e il nuovo partito (Elly Schlein e la sinistra che prova a riappropriarsi di spazi occupati in questi anni dall’apparato del partito). Se Elly fallirà, tornerà la vecchia guardia che continuerà comunque a non avere uno straccio d’idea per provare a vincere le elezioni.
Forse è giunto il momento che si mettano a parlare seriamente di cosa offrire e che idee avere piuttosto che parlare di “forma” ossia, è il dibattito di queste ore, se mettere o meno il nome della segretaria nel simbolo.