Per qualche giorno sui giornali e nei tg sentiremo le solite frasi: mai più stragi sul lavoro, bisogna fare di più, non è accettabile, il lavoro è un diritto, l’Italia è un Paese fondato sul lavoro, faremo, vedremo. Qualcuno andrà anche a Casteldaccia, si farà qualche foto, qualche selfie, dirà qualcosa in modo corrucciato e arrabbiato, prometterà svolte, cambiamenti e chissà cos’altro. Frasi su frasi, promesse su promesse, almeno per qualche giorno. Poi, svoltata la curva, la verità che tutti se ne dimenticheranno. Come già è successo con gli operai morti nel cantiere di Firenze o con quelli morti nell’esplosione della centrale idroelettrica nella diga del lago di Suviana. Tutte stragi già finite chissà in quale dimenticatoio mentale.
La verità, cari italiani, è che di chi prova a tirare avanti fino a fine mese, tranne che a qualche rara mosca bianca, non frega praticamente a nessuno. Niente. Niente di niente. La verità, cari italiani, è che interessarsi della sicurezza e del controllo del luogo del lavoro, a quanto pare, non è abbastanza cool per i nostri politici. Per qualche giorno i politicanti più vari cercheranno di cavalcare la tragedia e poi, passato il tan tan, torneranno a parlare di altro. Fino alla prossima strage.
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