C’è un evidente pericolo di nuove tasse, anche se ufficialmente non se ne parla. O, meglio, se ne parla con il linguaggio tipico del Palazzo: il politichese. Dire e non dire.
Per non essere presi in giro, l’Italia si infiamma: “Ne paghiamo già tante, non ne possiamo più”, sin urla. I dipendenti, i pensionati, alla fine di ogni mese, vedono dimezzato il loro stipendio, Sostengono con forza: “Perché non si vanno a stanare quelle persone che riescono a sfuggire usando mille sotterfugi?”
In ogni caso, si ha timore che qualcosa avvenga se il ministro Giancarlo Giorgetti, in un momento di franchezza, alla vigilia della manovra finanziaria, ha confessato:” Ci saranno sacrifici per tutti”.
Tasse sulle banche, se ne parla
Chi sono queste persone? Si colpirà il pubblico o il privato? Le prime indiscrezioni parlano di tassare gli extra profitti delle banche che, durante la pandemia, hanno incassato fior di miliardi. Provate ad aprire un conto corrente o qualsiasi altra iniziativa.
Il tot per cento che l’istituto di credito vi darà sarà pari allo zero o quasi. Se invece una giovane coppia vuole acquistare una casa allora il discorso cambia notevolmente. I “tempi difficili” di cui parlano le banche spariscono d’incanto e il prestito costerà all’incirca un occhio della testa.
Il clamore che hanno suscitato le parole di Giorgetti lo hanno convinto a rettificare in parte le sue dichiarazioni: “Sono figlio di un pescatore e di una operaia tessile. So bene a chiedere sacrifici”. Parole che tranquillizzano il ceto medio, quello che deve essere attento ad arrivare alla fine del mese. Però, fidarsi è bene…
La ragione è presto detta: perché la gente legge, ma rimane guardinga? Per il semplice fatto che quando si tratta di raccattare soldi per la nostra poverissima Italia, non c’è più differenza tra maggioranza e opposizione. Le divisioni spariscono, Nord e Sud non sono più due realtà differenti. “A chi tocca tocca”, ricorda un vecchio detto popolare.
Schlein e i suoi amici per la patrimoniale
Ora chi è alla guida del governo è il centro destra e la parola fascismo torna di moda in qualsiasi circostanza. Tuona l’opposizione: ecco che cosa ci si deve aspettare da un esecutivo del genere. Perché a sinistra le tasse non si invocano mai? Ricordate ad esempio un sostantivo molto caro a Eddy Schlein e al duo Fratojanni Bonelli? La patrimoniale: la si invoca un giorno si ed un altro pure.
“Che paragone è mai questo?”, replicano. Nel caso in questione lo Stato chiede danaro a chi è più ricco, in modo assolutamente proporzionale. D’accordo, ma sempre di tasse si parla. Inoltre, chi ha oggi i capelli grigi o addirittura bianchi non può aver dimenticato il prelievo forzoso datato 1992 dall’allora primo ministro Giuliano Amato.
Dalla notte al mattino, tutti si ritrovano una tassa del sei per cento sul conto corrente, piccolo o grande che fosse. Una mossa concordata tra lui e il ministro Goria. Ci fu chi la considerò addirittura una vera e propria rapina, chi un inganno bello e buono.
Pure l’allora presidente di Bankitalia Carlo Azelio Ciampi si inalberò e chiamò al telefono Giuliano Amato. Fu una conversazione a dir poco burrascosa, ma ormai il gioco era fatto. Ora il premier di quell’episodio (senza aggettivi) non era un uomo della destra, ma un politico del partito socialista, fedelissimo di Bettino Craxi.
Una domanda? Come mai la gente, gli italiani, debbono sempre sborsare soldi anche quando non hanno nessuna responsabilità? In qualsiasi caso: destra o sinistra che sia. Gli altri sbagliano (chi siano gli altri è facilmente intuibile) e Pantalone paga. Una specie di bancomat o di carta di credito a piacere.