La destra è in grande spolvero oppure è una pia illusione che durerà lo spazio di un mattino?
Interrogativo sacrosanto dopo quel che è successo nelle ultime ore.
Giorgia Meloni vince in Europa, Raffaele Fitto sarà magna pars a Bruxelles, il feeling speciale che lega la premier agli industriali, l’incontro a Palazzo Chigi con Mario Draghi e le molte idee economiche che convergono fra idue.
La lettera di Marina rasserena la destra
Infine, last but not least, la lettera di
Marina Berlusconi che esclude qualsiasi dissonanza con il presidente del consiglio. Ecco il panorama attuale che dà ragione all’attuale esecutivo, ma in politica niente è definitivo e tutto può accadere.
Non c’è dubbio che l’intervento della secondogenita del Cavaliere servirà a tranquillizzare il governo, ma soprattutto ridà fiducia ad Antonio Tajani, il quale era molto preoccupato in specie dopo le parole di Piersilvio che aveva detto chiaro e tondo che Forza Italia doveva cambiare.
Come? Spostandosi più al centro, tanto è vero che il buon Antonio aveva fatto un paio di mosse che avrebbero dovuto far piacere ai fratelli Berlusconi.
Uno jus scholae per Tajani
Lo stop alle tasse sugli extraprofitti delle banche e un nuovo progetto sullo ius scholae.
Non c’èdubbio che la Meloni non temesse queste iniziative, ma ha temporeggiato per far sbollire gli animi.
La lettera che Marina ha inviato a Repubblica è chiarificatrice. “Quello che è stato riportato sul suo giornale non ha il minimo contatto con la realtà”, scrive a Molinari.
La destra tira un sospiro di sollievo dopo la vittoria europea e la vice presidenza di Raffaele Fitto affidatagli da Ursula von der Leyen.
È altrettanto logico pensare che la sinistra, con Eddy Schlein in testa, non si lascerà impaurire da questo risultato importante raggiunto dalla maggioranza.
I problemi sul tappeto sono ancora tanti e la guerra è tutt’altro che finita.
A cominciare dalla legge sull’autonomia differenziata che, secondo l’opposizione, spaccherebbe il Paese con un enorme danno per il dimenticato Mezzogiorno.
Il Parlamento ha detto si, ma sono state raccolte decine di migliaia di firme per un referendum abrogativo.
Non è poco: è un tema, cioè, su cui anche alcuni importanti esponenti della destra (ad esempio il governatore della Calabria, Roberto Occhiuto di Forza Italia) hanno delle perplessità.
Come finirà? Dal suo esito dipenderà tanto futuro, anche se Giorgia ha spiegato che il voto caro alla sinistra non toccherebbe il governo. Sono soltanto parole, i fatti sono ben altri.
Al centro dell’attenzione per l’esecutivo c’è il pallino della Meloni: il premierato che lei ritiene la madre di tutte le riforme.
Con il presidente del Consiglio eletto direttamente dal popolo di modo che si raggiunga una maggiore stabilità del governo.
E’ il punto su cui la sinistra darà battaglia, perché ritiene che questa idea potrebbe significare l’anticamera dell’autocrazia. Anche in questo caso, l’opposizione proporrebbe un referendum che, in caso di vittoria, metterebbe seriamente nei guai il governo.
Insomma, se con l’Europa la destra ha raggiunto un punto importante, questo non vuol dire che l’opposizione rimanga con le mani in mano.
Il campo largo rimane per il momento un sogno, ma se la Schlein riuscisse a trovare un’intesa con tutti gli altri partiti la situazione non sarebbe così idilliaca.
La politica, si dice, è l’arte del compromesso.
Per il futuro del Paese sarebbe necessario non guardare solo al proprio ombelico, ma al mondo intero e, naturalmente, all’Italia. Il popolo sovrano dovrà dire con il voto quali saranno i traguardi che si debbono raggiungere.
Chi è al governo o siede in Parlamento sappia che questo vuol dire democrazia.