“Draghi? Non è iscritto al Ppe, la guida dell’Europa spetta ancora a un Popolare”, sentenzia Antonio Tajani. Voi continuate a scrivere di Draghi, ma io posso dire questo: non mi pare sia iscritto al Partito popolare europeo. E il Ppe, se il voto di giugno confermerà i sondaggi, non rinuncerà mai a indicare un suo candidato alla presidenza della Commissione. Quindi i popolari non indicheranno mai Draghi”.
Il nome dell’ex banchiere centrale continua a circolare forte, fortissimo, riferisce Tommaso Ciriaco su Repubblica, tanto più che mezz’ora dopo il colloquio con il ministro degli Esteri un’indiscrezione di Bloomberg – non confermata dall’Eliseo e smentita da Palazzo Chigi – parla di un giro di consultazioni tra leader portato avanti da Emmanuel Macron proprio sulla figura di Draghi.
Sapesse o meno di questa circostanza, la linea del leader è comunque assai netta sul punto: “Dovete studiare i trattati, che recitano: “Il Consiglio Ue, tenendo conto dei risultati delle elezioni del Parlamento Ue, propone il candidato”. Se all’esito delle elezioni il Ppe arriverà primo indicherà un proprio nome. Perché il Ppe dovrebbe indicare Draghi? Cosa può dare politicamente in cambio al Ppe?”.
In realtà, commenta Tommaso Ciriaco, il meccanismo non è automatico come sostiene Tajani. Nel 2019, per dire, i leader erano a un passo dall’accordo sul socialista Frans Timmermans, anche se il Pse non risultò il primo partito eletto. Lo ricordiamo al ministro degli Esteri, perché tenere conto dell’esito elettorale può anche voler dire raggiungere un compromesso politico, non necessariamente su un popolare.
“Ma non è così – ribatte Tajani –perché anche allora Timmermans saltò proprio perché i popolari rivendicarono la scelta. E prevalse Ursula von der Leyen. Ribadisco: il candidato sarà indicato non da Macron o dagli altri, ma dai popolari. A meno che il Ppe non rinunci a questa scelta”.
Tajani, vaggiunge Tommaso Ciriaco, potrebbe anche uscire dal gioco dei veti incrociati tra fazioni dei popolari tedeschi ed essere scelto per la guida della Commissione. Tajani, però, continua a respingere questo scenario e assicura: «Io non sono in campo e la mia candidatura non esiste ».
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