Elezioni Europee 2014, scatta il toto-nomi. È partita la corsa alle candidature per il 2024. La lista per approdare a Bruxelles è già nutrita e, per certi versi, pure sorprendente.
Fioccano auto-candidature, pesci pilota, vecchi arnesi all’arembaggio. C’è di tutto. Le urne di giugno 2024 stanno alimentando nei partiti turbolenze e voci incontrollate. Sembra che non si stia pensando ad altro. Ecco i primi nomi che circolano. Due i versanti in fibrillazione.
Un paio di nomi su tutti. Fini e Formigoni. Due politici in sonno da tempo. Fini ha un curriculum di spessore: presidente della Camera dopo Bertinotti, ministro degli Esteri prima di D’Alena, successore di Almirante alla guida del Movimento Sociale, una vita da deputato (8 legislature), 15 anni Europarlamentare ; espulso dal partito nel 2010 in seguito a sgradite giravolte.
Roberto Formigoni, oggi 76enne, governatore della Lombardia (1995-2013), tre legislature da senatore, condannato per corruzione e rinchiuso nel carcere di Bollate(2019), potrebbe essere ripescato. In queste ore circolano i nomi di altri politici attualmente all’angolo.
Per i 5Stelle 3 nomi su tutti: Pasquale Tridico, ex presidente dell’INPS; Rocco Casalino, storico portavoce del movimento; Virginia Raggi, ex discussa sindaca di Roma. A destra sta facendo parlare l’ipotesi di una candidatura di Lollobrigida. Nel PD svettano i nomi di 4 amministratori locali cioè i sindaci di Bari, Bergamo, Firenze ( Decaro, Gori, Nardella) e il governatore Bonaccini. La Coldiretti spinge Paolo De Castro.
A creare tensioni tra i partiti non è solo la questione dei nomi e delle liste, quanto quello dell’ipotesi che sta circolando relativa ad una riduzione della soglia di sbarramento dal 4 al 3%. Forza Italia e Lega non concordano con l’ipotesi del 3%. Fratelli d’Italia allontana le voci sull’abbassamento della soglia di sbarramento per le elezioni europee. Matteo Renzi:” Noi siamo per il 4%”.
Dura replica di Maurizio Gasparri:” Chi non ha consenso adeguato non può trovare nelle leggi da correggere il consenso che non ha più nel Paese. Se Renzi non ha voti nel Paese si rassegni e faccia più conferenze in Arabia Saudita”.
Immediata la risposta della senatrice Raffaella Paita, coordinatrice nazionale di Italia Viva:” Noi non abbiamo paura del voto dei cittadini, la soglia deve restare al 4%”.
Le altre opposizioni si differenziano sull’argomento. Oltre all’ipotesi di abbassare la soglia di sbarramento per le europee dal 4 al 3%, c’è allo studio della maggioranza anche la possibilità di dividere in due l’attuale circoscrizione “Italia insulare” (Sicilia e Sardegna), creando così due circoscrizioni distinte corrispondenti alle due isole maggiori. La soluzione è caldeggiata dalla Lega e dai consiglieri e parlamentari sardi. Su tale progetto si profila l’ennesima spaccatura interna al PD. Il risico europee è tutto un quiz.
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