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Elezioni Europee del 2024 decisive per Schlein, Meloni sogna la incoronazione da leader, Salvini non andrà lontano

Le Elezioni Europee del 2024 saranno decisive per Elly Schlein. Si gioca non solo la leadership del centrosinistra ma anche la segreteria del Pd.

Giorgia Meloni punta con i Conservatori a far parte della maggioranza europea che eleggerà il prossimo presidente della Commissione o addirittura a essere l’ago della bilancia nel caso di default dei socialisti. Sarebbe la sua incoronazione come leader europeo”

Salvini  non riuscirà ad allargare i suoi consensi soprattutto se si guarda alla Lega stessa che ha una base imprenditoriale che vuole certezze e una classe dirigente a livello di governo che lavora per rafforzare il gradimento dell’Europa e delle società di rating sulle riforme e la legge di bilancio.

Secondo Lorenzo Castellani, storico e politologo della Luiss Guido Carli, “quando dagli ambienti vicino a via del Nazareno si comincia a parlare della necessità di un grande foderatore, di un papa straniero non è mai un buon segnale per chi guida il partito”.

Le elezioni europee, continua Castellani, stando alle ultime rilevazioni non dovrebbero rivoluzionare gli assetti politici europei, “l’avanzata delle destre nei singoli stati non è in grado di sovvertire il quadro”.

E la partita di Giorgia Meloni? “La leader di Fratelli d’Italia punta con i Conservatori a far parte della maggioranza europea che eleggerà il prossimo presidente della Commissione o addirittura a essere l’ago della bilancia nel caso di default dei socialisti. Sarebbe la sua incoronazione come leader europeo. Replicare invece a livello europeo l’alleanza di centrodestra che governa in Italia, come propone Matteo Salvini, “non è praticabile. I Popolari non ci starebbero mai ad allearsi con la destra euroscettica”.

 Domanda. Comincia ad esserci molto fermento nei partiti in vista delle elezioni europee di giugno prossimo. C’è in gioco un sovvertimento degli attuali equilibri?

Risposta. Sulla base delle proiezioni raccolte da Europe Elects non direi, la sostanziale crescita della destra negli stati nazionali porterà prevedibilmente a un rafforzamento del gruppo di Identità e democrazia e dei Conservatori a danno di Socialisti e Popolari.

Ma l’attuale maggioranza Ursula continuerà ad avere la maggioranza dei seggi, magari integrata dai seggi dei Conservatori: Liberali, Socialisti e Popolari avrebbero secondo queste rilevazioni circa 400 seggi, i Conservatori tra gli 80 e 90.

Questo significa poter essere determinanti per le elezioni del presidente della Commissione. Del resto il voto proporzionale spinge a trovare accordi.

D. Che partita gioca la Meloni?

R. La leader di Fratelli d’Italia punta a decidere i futuri assetti, a partire dall’elezione del prossimo presidente della Commissione. A seconda dei risultati e dei candidati, potrà ampliare la maggioranza facendo fronte con i suoi seggi ai distinguo di singoli che dovessero votare in dissenso dai gruppi o addirittura essere l’ago della bilancia in caso di un default del gruppo dei socialisti.

Si tratta di entrare in maggioranze variabili a seconda degli interessi dei singoli stati, come dimostrano le posizioni sulle politiche green e sui diritti civili. 

D. E la coerenza politica?

R. Se i candidati dovessero essere Roberta Metsola o Ursula von der Leyn Meloni potrà dire che con loro ha dialogato bene e che quindi non ha problemi a sostenere un candidato valido.

D. La proposta lanciata dal leader della Lega di replicare a livello europeo un’alleanza di centrodestra come in Italia?

R. Non è praticabile. Nessuno dei Popolari, soprattutto tedeschi, austriaci e spagnoli, vuole compromettersi con la destra radicale, euroscettica, che ammicca alla Russia di Putin o che non sostiene Israele. 

D. Salvini punta a replicare i risultati di Front national in Francia, AfD in Germania, Geert Wilders in Olanda. 

R. Nutro qualche dubbio che riesca ad allargare i suoi consensi, soprattutto se si guarda alla Lega stessa che ha una base imprenditoriale che vuole certezze e una classe dirigente a livello di governo che lavora per rafforzare il gradimento dell’Europa e delle società di rating sulle riforme e la legge di bilancio. L’euroscetticismo, inoltre, dopo la pandemia e il Pnrr non esercita più la stessa potenza attrattiva di un tempo sugli elettori.

D. E dunque?

R. Salvini è un politico in difficoltà nel cercare una prospettiva, ma ha sbocchi limitati e un consenso che sembra ingessato. La scelta della destra radicale, andata in scena con la convention di Firenze dello scorso weekend, è stata quasi obbligata come risposta al posizionamento della Meloni.

Il polo di destra potrà certamente crescere a livello europeo, ma non sarà decisivo per le dinamiche europee. La scommessa del segretario del Carroccio è che davanti a un’economia che non dovesse andare bene, a politiche sull’energia e l’immigrazione che penalizzeranno l’Italia, potrà dire di non aver appoggiato un’Europa che affama i popoli. 

D. Contraccolpi per il governo italiano?

R. Li vedo solo nel caso di un raffreddamento dei consensi verso la Meloni, è lei la più esposta nella polarizzazione della politica italiana. Se FdI tiene, e con essa il risultato finale del cdx, non vedo scossoni, gli alleati restano allineati. Anche perché dall’altra parte non ci sono competitors.

D. L’altra grande partita è nel centrosinistra.

R. Chi rischia di più è Schlein. Giuseppe Conte ha fatto di un Movimento5stelle che era dato per moribondo il secondo partito del csx.

Con Schlein il Pd è rimasto inchiodato al 19%, due punti sopra il peggior risultato della storia del partito.

È evidente che la sua strategia politica non funziona. Se il csx sommando i vari voti dovesse restare al 36% la responsabilità verrebbe addebitata al Pd, anche se alle Europee ognuno corre per se stesso.

D. Cosa si gioca Schlein?

R. Si gioca non solo la leadership del centrosinistra ma anche la segreteria del Pd. Del resto, quando dagli ambienti vicino a via del Nazareno si comincia a parlare, come sta avvenendo in questi giorni, della necessità di un grande foderatore, di un papa straniero non è mai un buon segnale per chi guida il partito.

da Italia Oggi

Marco Benedetto

Ha fondato Blitz e lo ha diretto fino al 2018. Ha anche firmato oltre 200 articoli. Ora si è ritirato, come conviene all’età, ma ogni tanto non perde l’occasione per dire la sua.

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