Elly sul “ferribotte”, Giuseppi sul palco: sono (al momento) gli Oscar della campagna elettorale. Fanno rumore le loro ultime trovate. La segretaria dem ha attraversato lo Stretto di Messina su un vecchio “ferry boat” a gasolio; macché il Ponte di Salvini. Insomma un traghetto d’annata, la ferraglia che utilizzò a suo tempo pure Garibaldi . Il leader Cinquestelle ha attraversato la platea del Teatro Nicolini di Firenze (gremito), è salito sul palco tutto compiaciuto e ha attaccato un soliloquio che non ha risparmiato nessuno, manco il “cognato d’Italia”, il ministro Lollobrigida. D’accordo, in campagna elettorale “tutto fa brodo” come insegna”la str…a Caivano”. Tutto (o quasi) serve. Eppero’, si converrà, c’è copione e copione. Elly e Conte non hanno badato a spese, hanno scelto i mezzi più “piacioni” – traghetto e ribalta – e vai con il liscio. Morale: ne stanno parlando tutti. Ovviamente, ciascuno a modo suo. Infinie le sfumature.
Non è certo che abbia detto, una volta sbarcata nell’isola bella, l’immancabile e liberatorio “Arrivau uora uora u ferribotte”. Frase da pronunciarsi con coppole e baffetti. No. Elly è sbarcata in spolverino blu, occhiali da sole sui capelli, la camicetta a righe azzzurre, il sorriso odontoiatrico, il foglietto degli appunti in mano – è così che si mostra sul suo canale Instagram – ed ha semplicemente detto: ”Vedete quanto è veloce la traversata”. Sottinteso: il Ponte sullo Stretto non serve. Progetto sbagliato e anacronistico. Ha solo commentato: ”Siamo arrivati in 20 minuti”. Se avesse preso l’aliscafo avrebbe impiegato metà tempo. Ai semplici cittadini in estate occorre mezza giornata. A nuoto e con un po’ di allenamento bastano tre quarti d’ora. A Grillo sono bastati.
Il leader M5S è in tour. La campagna la fa a teatro. Show in due parti: prima la proiezione di un cortometraggio con le immagini di Gazza e Ucraina. Immagini forti: bombe, morti, carri armati minacciosi, palazzi che saltano in aria, bimbi affamati. Poi si presenta il “presidente”. Sul palco del teatro fiorentino l’avvocato del popolo indossava un abito blu sartoriale, senza cravatta, la posa piaciona di Yves Montand quando cantava “C’est Si Bon”, il piglio di uno showman navigato. Una donna gli urlla: ”Questo teatro è troppo piccolo per te”. Galvanizzato dalla accoglienza parte subito all’attacco, ne ha per tutti: dalla Meloni “che si fa baciare in fronte da Biden“ a Gentiloni, Renzi, Calenda. Un fiume di parole. E sul mancato accordo col Centrosinistra dopo settimane di trattative e confronti romani? Zitto e mosca.
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