Davvero Carlo Nordio ha in qualche modo legittimato l’evasione mettendo sul banco degli imputati una burocrazia fiscale lenta e inefficace e norme cervellotiche e incomprensibili?
Ad accusarlo anche il capo dell’opposizione Ely Schlein in Parlmento. Di sicuro, nel senso di dati non smentibili perché giungono dal Tesoro e cioè dallo stesso governo cui partecipa il ministro Nordio, c’è che mancano all’appello una trentina di miliardi di euro l’anno.
Che per due partite Iva su tre, a star bassi, l’Irpef praticamente non esiste (e quando esiste è considerato “pizzo di Stato” dai referenti politici oggi sulla tolda di comando). E che, al livello istituzionale più alto, anche il presidente della Repubblica Mattarella si è visto costretto a ribadire che l’attuazione della giustizia fiscale è un caposaldo della nostra Costituzione.
Puntualmente disatteso, tuttavia, proprio volendo seguire il ragionamento di Nordio (“Fino al 2017 sono stato in Procura e non ho mai visto un evasore in manette”). Alla fine, il moloch fiscale, bau bau inutile e inconcludente, non rischia di rappresentare un gigantesco alibi per nascondere una più coerente ammissione di resa incondizionata di uno Stato impotente?
Il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, è tornato sulla semplificazione normativa chiarendo che per risolvere il problema di “una giustizia troppo lenta” e di “incertezza” normativa, bisogna intervenire a monte. Ma quando si toccano questi nervi scoperti, si eccitano delle reazioni e addirittura si alterano i pensieri”.
Come sarebbe successo dopo le sue parole pronunciate davanti al procuratore della Repubblica di Milano e alla Guardia di Finanza.
“Io avrei legittimato l’evasione fiscale. Cosa non vera che purtroppo è stata riportata in Parlamento da un autorevole rappresentante che evidentemente non aveva letto” bene. E quindi “ritorno sull’argomento e lo ripeto sperando di essere compreso”.
“È una cosa semplice – ha ribadito Nordio intervenendo alla assemblea annuale dell’Ance -. Le leggi devono essere chiare, il più possibile poche e coerenti. Questo in Italia non c’è. Non c’è nel codice negli appalti, non c’è nel diritto tributario, un imprenditore onesto che assoldasse una schiera di commercialisti, che volesse fare una dichiarazione dei redditi conforme alla legge, comunque non dormirebbe dei sonni tranquilli, perché un accertamento troverebbe lo stesso qualcosa”.
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