Quale posto più giusto di sant’Olcese, poccolo borgo rupestre e campagnolo nell’immediato entroterra di Genova, dove decenni fa si allenava il glorioso Criket and Foot ball Club Genoa, per incoronare la candidatura alle prossime regionali del 27 28 ottobre 2024 di Andrea Orlando nelle fila del centro sinistra, largo, stretto strettissimo o quel che sia?
Sant’Olcese è la capitale del salame, proprio il salame che viene qui venduto e commercializzato da una rete di nicchia molto potente.
Esiste perfino un Ordine del Salame, che negli anni recenti è diventato di grande nobiltà partecipativa: vi appartengono non solo i grandi politici, tipo Giovanni Toti, il sindaco Bucci, ma anche nobili proprio nobili, come il principe Cesare Castelbarco Albani, il marchese Giacomo Cattaneo Adorno e grandi leader economici.
Tutti pronti a salire nel borgo per la cerimonia di investitura dei nuovi prescelti, che si organizza ogni autunno in pompa magna.
A 13 km da Genova la capitale del salame.
Una trovata geniale dei locali che oggi diventa attualissima per la riunione di domenica 31 agosto, nella quale il centro sinistra convocato tra intese e contese, nelle quali compariranno sicuramente anche i lunghi coltelli, adattissimi per affettare il salame e per infilzare, dopo infinite discussioni, la candidatura dell’onorevole spezzino ( ma eletto in Piemonte) ex ministro e unica chance del Pd per contrastare la ripetizione quasi matematica del totismo.
Che, assediato dai giudici ogni giorno di più con le recenti indagini finanziarie sulla segretaria e sulla portavoce dell’ex presidente Toti, Marcella Mirafiori e Jessica Nicolini, sta per proporre come candidata Ilaria Cavo, deputata di “Noi moderati”, ex assessore regionale della prima giunta Toti, giornalista esperta di cronaca nera con Vespa e poi con Retequattro.
Cavo, cinquantenne ultrarampante, viene indicata dai sondaggi come la più “performante” tra i candidati possibili del centro destra, ora che tutti i possibili contendenti esterni alla politica hanno cortesemente, ma fermamente, rifiutato di scendere nell’arena.
Così nella patria del salame, dove si arriva salendo da ambedue le complesse valli genovesi, battezzate dai torrenti spesso assassini con le alluvioni, Polcevera e Bisagno, tra spazi ristretti, curve e borghi molto avari di spazi, con piccole chiese e qualche casa colonica abbandonata, i termini del confronto, che sta assumendo un valore nazionale molto importante, si cristallizzerà.
A meno che a colpi di salame o di altri e meno gustosi attrezzi bellici l’accoppiata Orlando-Cavo venga frantumata da altre improvvise candidature.
Impossibile oramai perché i contendenti al ruolo dei due sfidanti sono praticamente inesistenti. Anche se i grillini tengono ferma la candidature di Pirondini, senatore, prima viola dell’Orchestra Sinfonica del teatro Carlo Felice, creatura di Beppe Grillo, che lo impose come candidato sindaco nel 2022, scalzando perfino Marika Cassimatis, che aveva vinto la selezione sulla piattaforma dei 5 Stelle.
Ma Luca Pirondini è una bandiera piantata lì per rimarcare il ruolo nella battaglia del possibile campo largo genovese e ligure, terreno di discussione che interessa ovviamente Elly Schlein e Giuseppe Conte nelle loro grandi manovre.
E interessa anche il conflitto Grillo-Conte, pure se in Liguria l’ex presidente del Consigio ha sempre lasciato spazio all’ “Elevato”, che gioca in casa sua essendo un genovese doc con natali a Savignone, entroterra genovese simile a sant’Olcese e maturazione a san Fruttuoso, quartiere popolare del centro di Genova. E attuale residenza a Sant’Ilario, nobile collina sulle alture di Nervi.
Potrebbero essere tutte chiacchiere, anche se gli sbarramenti all’alleanza larga e all’ingresso dei renziani (che in Comune sono nella maggioranza di Bucci, che lascerebbero) sono alti e polemici, soprattutto da parte di una frangia della sinistra più radicale che oggi ha in Regione anche i due consiglieri Serena Candia e Ferruccio Sansa.
Ci sarà inevitabilmente un accordo elettorale, che concederà ai 5 Stelle qualche contropartita e qualche regalino ai riottosi della supersinistra.
Allora si può dire che il salame sarà sul tagliere, pronto ad essere affettato e questo avverrà con più certezza dell’investitura del candidato di centro destra, che dovrebbe essere consacrato in un vertice romano (per il momento rinviato a fine mese) tra la leader in persona Giorgia Meloni e gli alleati di Governo, Salvini, Tajani.
Timbreranno la candidatura della Cavo che, in un sondaggio super commissionato da “Il Secolo XIX” sarebbe staccata di tre o quattro punti nel caso di sfida con Orlando? O cercheranno il coniglio dal cilindro?
Perdere la Liguria potrebbe significare il rischio di un tre a zero nelle prossime regionali, non un bel viatico per la fino a ieri granitica maggioranza di centro destra.
Emilia Romagna e Marche sono già considerate in mano, o quasi, al centro sinistra, salvo le inevitabili sorprese.
Mentre l’ipotesi dello scontro Orlando-Cavo diventa sempre più una certezza, ora che Elly Schlein è finalmente tornata sulla scena dopo le sue misteriose vacanze di agosto e attraverso i suoi colonnelli ha affrontato il caso ligure e ora che Fratelli d’Italia ha certificato la candidatura della Cavo, che se vince vincono tutti, se perde non perde nessuno, perché la seconda giornalista a correre per conquistare la Liguria dopo Toti, è intestata a “Noi moderati”, gruppo sparuto con un padrone (Toti) sotto processo, la campagna elettorale mostra quanto è nuda.
Nuda di contenuti, da una parte e dall’altra, priva di progetti, idee anche in contrasto, priorità, emergenze conclamate. Fino a oggi hanno prevalso i tatticismi delle due coalizioni, il tema delle alleanze, ma anche delle ripicche, dei contrasti all’ombra, a destra della guerra Meloni-Salvini e a sinistra tra Conte e Schelein con la sotto-battaglia tra Grillo e Conte stesso.
Fumo negli occhi degli elettori che nell’ultima elezione regionale avevano disertato con il 46 per cento le urne.
Chi convincerà questa massa elettorale a scegliere Cavo o Orlando, dopo lo scandalo giudiziario e questi minuetti…..?
A proposito di danze e mosse elettorali appare significativo l’ultimo grido della moda genovese: danzare il tango nel porticato di piazza De Ferrari, dove si affaccia la sede regionale con il portone da cui entrava e usciva Giovanni Toti, prima degli arresti e della sospensione. Ora il corridoio è molto più vuoto e invitante.
E allora vai con il tango, in una manifestazione chiamata Legal Illegal( bella coincidenza!) che non ha a che vedere con il processo, ma con i ritmi della milonga, che impazza a Genova.
Si danza sul mosaico, ballano coppie ardite e spettacolari. Chissà se ci sarà anche il tango con il casquè e, semmai, chi cascherà il 27 e il 28 di ottobre???
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