Genova come in quei film western, dove alla fine in un villaggio diroccato, distrutto dalle scorribande degli indiani e dalle sparatorie tra bande di rivali, con il saloon dentro al quale ci sono corpi trafitti dalle pallottole e il solito barman con grembiule nascosto sotto il bancone, alla fine sono rimasti in tre, con le pistole fumanti in pugno o nella fondina e si affrontano camminando lentamente nelle strade polverose con la popolazione residua spaventata e nascosta dentro le finestre.
Ognuno dei tre pensa che riuscirà a essere il più veloce con la Colt da estrarre dalla fondina e a far fuori gli altri due. Ma non sanno, nessuno dei tre, che improvvisamente in una nuvola di polvere, su un cavallo lanciato al galoppo, potrebbe arrivare un cavaliere nero, capace di essere più veloce di loro tre e conquistarsi il villaggio.
Così, divertendoci con il western e con le sue scene classiche, vissute centinaia di volte nella nostra esistenza adolescenziale e non solo, possiamo parafrasare l’incredibile situazione che sta vivendo Genova, la sesta città italiana, davanti al problema di scegliere il candidato del centro sinistra, stretto o largo che si voglia, diffuso o ridimensionato, in grado di vincere le elezioni comunali della prossima primavera.
Chi sfiderà il successore di Marco Bucci, oggi trasbordante presidente della Regione, Pietro Picciocchi, l’avvocato, vice per otto anni del “scindeco c’o cria”, Marco Bucci, oggi reggente del Comune e già lanciato in una cavalcata che farebbe impallidire quel cavaliere nero del nostro western.
Nel villaggio fumante di rovine e sparatorie i tre rimasti a fronteggiarsi sono Alessandro Terrile, un quasi cinquantenne amministratore delegato di Ente bacini, già segretario del Pd dieci anni fa, che piace molto al clan degli spezzini, nelle cui mani è ora il Pd genovese, comandato da Andrea Orlando e da Daniele Natale, il segretario regionale, Federico Romeo, il baby candidato, ventottenne presidente del Municipio di Ponente, molto votato alle ultime regionali e protetto niente meno che da Claudio Burlando, il vecchio presidente di Regione, parlamentare, ministro, perfino ex sindaco, oggi settantenne, gran burattinaio nell’ombra e terzo Armando Sanna, quarantenne ex sindaco di sant’ Olcese, la dove trionfa il salame doc, recordman di preferenze alle regionali, ambizioso e dialogante con tutte le parti della città.
Sono rimasti loro tre con la pistola in pugno e i loro guarda spalle nel panorama devastato di una finta campagna elettorale, alla quale Genova ha assistito con un disinteresse totale e solo con fremiti interni di questo piccolo mondo residuale di una politica stantia, tutta votata alla visibilità, agli slogan, alle piccole consorterie autoreferenziali: tante chiacchiere e pochi programmi.
La situazione è stata tanto pericolante nel villaggio, tra una sparatoria e l’altra, con molti che si sparavano tra di loro, come il segretario regionale, quel Natale che spara a Sanna, colpevole di essersi dichiarato “disponibile alla candidatura”, che la data del fatidico annuncio del prescelto slitta un giorno dopo l’altro.
E se slitta troppo, ecco che davvero potrebbe arrivare il cavaliere nero e bianco, capace di disarmare tutti se non abbatterli , politicamente si intende.
E questo, uscendo dalla metafora Far West, potrebbe avvenire se non si trovasse una quadra tra i tre pistoleri. Ci potrebbe essere un intervento esterno con la decisione romana di indicare una quarta persona e in questo caso si tratterebbe sicuramente di un parlamentare da candidare a sindaco di Genova.
In fondo non è successo più o meno così in settembre quando il centro destra non riusciva a quagliare il candidato da schierare dopo il processo Toti? Giorgia Meloni in persona convinse Bucci a correre lasciando la poltrona di sindaco di Genova.
Il Pd e il suoi flessibili alleati di centro sinistra non hanno un sindaco da spendere in emergenza, ma qualche deputato o senatore o ex in grado di correre ce l’hanno eccome e anche qualcuno scalpitante.
Così tra i nomi che si sentono, oltre le colline del nostro villaggio western, scenario del duello finale, ecco il deputato Luca Pastorino, per altro anche sindaco di Bogliasco, un uomo per tute le stagioni o meglio le candidature, colui che, uscendo dal Pd e candidandosi alle Regionali del 2015 contro Raffella Paita, fece perdere il centro sinistra e lanciò in orbita niente meno che Giovanni Toti.
Cinquantenne, di buona comunicativa, è li pronto a saltare sul cavallo. Poi c’è Roberta Pinotti, forse la figura più illustre, a lungo parlamentare, ministra della Difesa, grande esperta di politica della Difesa, grandi relazioni internazionali e capacità politiche. Ma Pinotti ha già detto di no, non vuole essere impallinata, magari dagli alleati della sinistra-sinistra o dai Cinque Stelle che gà la dipingono come esponente della Lobbies delle armi. Se Schlein la supplicasse in ginocchio, o quasi, potrebbe rifiutare il grande sacrificio?
Infine forse il candidato-cavaliere più adatto allo scontro con la destra, Lorenzo Basso, senatore, imprenditore brillante, giovane e apprezzato non solo dal centro sinistra, ma sempre fermo nel negare una sua disponibilità. E non sarebbe la prima volta e poi con la controindicazione di essere considerato un “riformista” quindi non tanto omologo a Elly Schlein
Genova guarda al villaggio western e alla collina dove potrebbe apparire il cavaliere oggi con curiosità mista a una certa impazienza. Anche se la data elettorale non è stata decisa dal Ministero dell’Interno, ma sarà molto probabilmente tra il 15 maggio e il 15 giugno.
Sarà, come spesso è accaduto in passato, una elezione-laboratorio o un test per misurare le condizioni del confronto tra centro destra e centro sinistra in una città campione.
E dopo lo sconquasso Toti e la inattesa sconfitta del centro sinistra, capeggiato da Andrea Orlando, il leader che ha abbandonato Roma e i suoi incarichi e il suo ruolo di ex giovane turco e di riformista, per diventare il leader ligure, questo voto è quasi cruciale. Orlando ha cominciato con una clamorosa sconfitta, “ a porta vuota”, come dicono gli esperti del calcio, considerando che a Genova la destra aveva perso ben 18 mila voti, ma il pessimo risultato nella stessa Spezia e sopratutto a Imperia, aveva portato i voti della vittoria a Marco Bucci.
Oggi gli ultimi sondaggi di Tecnè, commissionati da Primocanale, la prima rete tv in Liguria, indicano che tra le due coalizioni, il centro sinistra, che partiva da quei 18 mila voti in più, il margine partito da un 10 per cento si è già ridotto al 4,5. Il primo partito è il Pd, con il 29 per cento, segue Fratelli d’Italia con il 20 e gli altri sono tutti staccati. Spicca la lista civica che appoggerebbe il sindaco di centro destra, con un 8, 5 e a sinistra la lista verdi più sinistra radicale che sfiora il 9. I Cinque Stelle, nella città di Grillo, restano al 6 per cento e i centristi moderati, Italia Viva e Calenda non vanno oltre ll’1,9.
Probabilmente il centro sinistra paga caro il fatto che là, in mezzo al villaggio western, la sparatoria non è ancora finita, mentre il candidato della destra, l’avvocato Pietro Piciocchi sfrutta in pieno il suo ruolo di sindaco reggente ed è in campagna a tutte le ore. Ancorché non sia stata data la ufficialità alla sua candidatura dai vertici romani, che non si sa cosa stanno aspettando.
Vogliono anche loro mandare un cavaliere bianco o nero? Fratelli d’Italia vuole per sé la partita da giocare in modo da poter rivendicare finalmente un sindaco in una grande città?
In queste condizioni Marco Bucci domina la scena genovese e ligure, districandosi tra grandi emergenze, come quella degli ospedali al collasso e le grandi opere, che ha lanciato nel suo mandato bis di sindaco e che segue come se niente fosse.
Tra l’altro Genova non è solo decapitata in Comune, ma il porto è senza presidente, commissariato da oltre un anno, la presidenza degli Industriali sta scadendo in un momento chiave, nel quale si discute sulla reindustrializzazione fondata sulla possibile ripresa dell’ex Italsider, ex Acelor Mittal, la grande acciaieria di Cornigliano, sulla quale si stanno scatenado gli appetiti di tanti per gli spazi enormi e preziosissimi che vi sono compresi, della Piaggio Aerei, appena comprata da una società turca.
E poi c’è il vero padrone di Genova, il comandante Luigi Aponte, che da Ginevra allunga il suo potere sulle navi, sulle banchine, sui terminal, sui rimorchiatori, persino sullo storico giornale, “Il Secolo XIX” e che potrebbe anche atterrare nell’aeroporto meno attivo in Italia, ma che sta per essere reinaugurato con un nuovo terminal e che aspetta di imbarcare i quasi tre milioni di turisti delle crociere che passano da Genova ogni anno…..
Intanto quei tre stanno ancora affrontandosi nel villaggio western e qualche cavaliere sta sellando il suo cavallo. E magari è già partito verso Genova.