
Genova, scontro a distanza Piciocchi-Salis (sciolto il mistero della candidatura): a Marassi carcere o stadio? - Blitzquotidiano.it (foto dell'autore)
Genova, scontro a distanza Salis-Piciocchi : il nodo è a Marassi, proprio dove Genova nacque: carcere o stadio?
Pietro Piciocchi è rassicurante. Parla tranquillo senza l’aggressività polemica che ha spesso la sua parte politica. Spiega e risponde quasi sempre sorridendo. Non polemizza neppure con il sondaggio che lo da così sotto alla sua avversaria.
Silvia Salis ha la sua presenza fisica giovane e attraente da farsi accettare, affrontando i temi di una campagna elettorale dura e pura e ci riesce.
Perché risponde a tutto, come chi ha imparato bene la lezione non a scuola, ma da un approfondimento che non capisci da dove viene ( ma lo intuisci…).
E’ più polemica del suo avversario, ma ci credo: rappresenta l’opposizione, che sta sotto da otto anni buoni, sommersa da tonnellate di consensi avversi. Sorride anche più del previsto.
Genova per voi

Insomma come è stato questo confronto a distanza, in attesa di quello in diretta, che Primocanale, la tv regionale più importante in Liguria, ha organizzato, accogliendo i due candidati, prima l’uno poi l’altra.
Chi lo ha vinto, chi lo ha perso, commentando gli esiti del sondaggio che inesorabilmente descrive la ragazza Salis in vantaggio secco di sette punti su Piciocchi, addirittura con un divario che eviterebbe il ballottaggio, in un’ora e mezza moltiplicata per due, piena di temi, anche troppi e di numeri, anche tanti, di come si muove questo elettorato mezzo addormentato dall’astensionismo, dalla lontananza di una politica che tuona sullo sfondo con tante notizie catastrofiche nel mondo?
Il linguaggio dei candidati
Parlano due lingue diverse e distinte, ma intellegibili, anche quella che non si conosceva di Silvia Salis, fino a ieri era nota per imprese sportive olimpiche e da supermanager del CONI e che ora si schiera a sinistra, anzi centro sinistra, chiedendo il ruolo che fu di Tarello, Adamoli, Cerofolini, Burlando, Pericu, Vincenzi, Doria, tanto per dire chi nella storia ha governato Genova da sinistra negli ultimi decenni.
Pietro Piciocchi non ha un partito a cui si sia mai iscritto e lo dice tranquillo, spiegando il suo civismo e il suo impegno che brucia da otto anni in questo fronte destro dello schieramento, che aveva alle spalle, Marco Bucci e Giovanni Toti.
Il presidente regionale di oggi, presente fisicamente anche nel confronto a distanza e che non viene nominato neppure una volta e l’ex governatore che è oggi desaparecido politicamente.
Silvia Salis non è iscritta al Pd, ma declina la sua vocazione di sinistra, le sue tradizioni e il suo voto, mai più a destra del centro sinistra. Si definisce due o tre volte “progressista”.
Quella di Pietro Piciocchi è la lingua di uno che ha le mani nel motore del Comune come nessuno, bilancio e lavori pubblici e tutto i resto, progetti, grandi opere in fieri. Verrebbe da dire che dimostra la forza dei nervi distesi, anche se intuisci che dentro c’è la tempesta di chi ha un lavoro da finire e non sa se lo lasceranno fare.
Usa qualche slogan un po’ vecchio, come quello della città trovata in condizioni che non si possono nemmeno definire dai predecessori, “la decrescita felice” di Marco Doria e il “partito dei no” a tutte le grandi opere proposte da Bucci-Piciocchi.
Ma non alza mai il tono, neppure un’invettiva, che sulla lingua deve avere.
Quella di Silvia Salis è la lingua di chi vuole apparire molto sicura di sè e anche il contrario di come la definiscono sui social della destra, che denuncia più volte per averla, appunto, descritta “incompetente”. Alza un po’ il tono sulla questione, urgente anche se un po’ periferica rispetto al resto, della Sampdoria in crisi e sull’orlo della serie C. E lei è sampdoriana doc.
Difende il suo monito pubblico che augurava alla squadra blucerchiata di salvarsi, “perché la retrocessione è un danno per la città”.
E cita, perfino con la data del 2020, il suo articolo per una nota rubrica de “Il Secolo XIX, che teneva anni fa, e nel quale faceva lo stesso ragionamento, mentre a rischiare la retrocessione era il Genoa.
Sullo Skymetro, ambizioso collegamento semi aereo nella Valbisagno utile a collegare il centrocittà con la Valle Bisagno, hanno parole opposte: se non si fa perdiamo 400 milioni secchi per il vice sindaco reggente. Non è vero ci sono altre soluzioni e la possibilità di dialogare con il governo su altre soluzioni per la candidata del centro sinistra extra large.
Sulla Diga Piciocchi fa un po’ come Ponzio Pilato, perché c’è un commissario, ci pensi lui ai ritardi, mentre per Salis è sbagliato non riconoscere quei ritardi e comunque l’opera è enorme, miliardaria, rischiosa, ma da fare.
Nel confronto a distanza si fronteggiano due rivali della stessa generazione, anche se Salis è più giovane di otto anni. Sono insomma i quarantenni, quelli che dovrebbero far svoltare Genova. E si vede, perchè hanno sul futuro visioni non profondamente antitetiche, anche se molto diverse.
Salis lo dice chiaro che Genova si è troppo terziarizzata e ha bisogno di rilanci industriali, ma il grande problema è quello della città più anziana d’Europa e con altissimi bisogni di assistenza che vengono davanti a tutto, insieme al lavoro povero.
Piciocchi sta bene attento a non insistere sulle infrastrutture e sulle grandi opere, che difende anche con numeri precisi e scadenze ferree, perché sa che la partita si gioca anche su tanto d’altro e sulle condizioni di vita dei cittadini.
Ma lui ha già in tasca un assessore come Enrico Costa, della storica famiglia, molto impegnata, oltre che nell’Acquario, in opere molto consistenti di assistenza e solidarietà, che sta lavorando sul sociale in profondità.
Salis rivendica di non esserci stata troppo in quel gioco del partito del no, legato al passato e, infatti, lascia passare il mega progetto deltunnel subportuale e le ipotesi in bilico sulla Sopraelevata da abbattere o da conservare in parte o tutta o da trasformare come la HighLine di New York e rivendica i suoi si, come se avesse dovuto esporli, anche per smontare lo schema iniziale della campagna elettorale.
Piciocchi non ha bisogno di rivendicare nulla sulla sua candidatura, che è un po’ una successione ereditaria.
Salis accetta per la prima volta di raccontare come è uscita dal cilindro “levando le castagne dal fuoco” all’ alleanza larga, che non trovava un candidato.
E’ abbastanza furba da dire chiaro che i nomi che avevano preceduto il suo erano degnissimi e meritevoli di candidarsi come lei. E due sono seduti ad ascoltarla, Alessandro Terrile e Armando Sanna, sotto gli occhi del segretario regionale ricomparso sulla scena, Natale.
Che Genova non fosse “meravigliosa” lei lo aveva scritto su quella rubrica de “Il Secolo XIX” cinque anni fa. Come dire che era già nella posizione giusta…..altro che candidabile per il centro destra come qualcuno sussurrava…
Ora a convincerla è stato un gioco di squadra dopo tante offerte di scendere in politica con incarichi di prestigio, che le erano già stati offerte a livello nazionale e che lei ha declinato.
A convincerla che era il momento di Genova è stato, nel suo racconto, un imprenditore genovese Chicco Franchini. Sono seguiti contatti con Andrea Orlando e Roberta Pinotti, leader Pd in Liguria e poi “in un solo week end, davanti alla garanzia che la coalizione intera la avrebbe appoggiata”, la Salis ha accettato la candidatura.
Ecco svelato l’arcano su cui Genova favoleggiava.
I due concorrenti mostrano nel confronto a distanza idee diverse sullo stadio, tema più bollente di quel che poteva apparire, ma anche qui siamo agli antipodi. Piciocchi vuole spostare il carcere e far gestire il nuovo stadio da ristrutturare per gli eventuali Europei del 2032 da una società cui partecipino Genoa e Sampdoria.
Salis considera, invece, l’ipotesi che Marassi resti tassativamente nelle mani del Comune, che deve ristrutturarlo e giudica il trasloco delle carceri un’ipotesi fantascientifica.
Sul caso si accenderà una dura polemica, sopratutto per l’intervento a piedi uniti di Marco Bucci che da sindaco aveva prospettato l’ipotesi società tra le due squadre e l’intervento di un imprenditore privato, lo stesso che sta costruendo il Water Front di Levante della città.
Lei conquista un bel punto quando, alla domanda sottile di Giorgia Fabiocchi, giornalista di Primo canale, che le chiede come usa la sua arma di ragazza giovane, di bello aspetto e ben curata, risponde puntuta con la contro domanda: a un candidato maschio questa domanda non l’avrebbe fatta.
Fieno in cascina per le elettrici sensibili dell’altra metà del cielo.
Chi ha vinto, chi ha perso il confronto a distanza? Nessuno dei due, secondo me. Piciocchi, lo ripeto, ha rassicurato i tifosi degli ultimi otto anni. Salis ha fatto vedere la sua pasta e non solo l’avvenenza.
Sarà uno scontro migliore di quelli delle ultime tornate, dove Bucci aveva sbancato. Sperando che quello vero, di faccia a faccia tra loro due ci sia veramente, prima che una campagna elettorale molto dura, fatta oramai di colpo su colpo, arrivi al termine, tra 45 giorni.