Gentiloni distrugge la favola di Conte. Si infiamma a Sinistra la campagna elettorale. Sfida all’OK Corral tra due ex premier. Poche storie: c’è in ballo la supremazia della riva sinistra e molto è in bilico. Ed allora ha tuonato da Bruxelles il Commissario europeo Paolo Gentiloni, successore proprio di “Giuseppi” nel lontano 2016, già presidente dem dopo Matteo Orfini. È sceso in campo con garbo, ma con determinazione. Chiaro l’intento: smascherare Conte per avvisare Elly che questa alleanza non s’ha da fare. In buona sostanza ha detto quello che, tre anni fa, aveva detto Renzi a Milano il 13 novembre 2021. Allora il ceffone non ebbe seguito, adesso l’attacco di Gentiloni fa oltremodo rumore.
“Son tutte balle”
In buona sostanza Gentiloni ha detto che Conte si è vantato per quattro anni, di aver ottenuto i miliardi del PNRR grazie a una sua dura battaglia. In realtà, dice Gentiloni, è tutto merito di un algoritmo. Viceversa per il grillino i soldi erano merito suo. Diceva Giuseppi: “Sono andato in Europa a battere i pugni sul tavolo e ho portato a casa 209 miliardi, più di tutti gli altri”. Un mantra auto celebrativo, ripetuto in ogni occasione, che ora Gentiloni ha smontato con la grazia di un elefante in una sala di cristalli. Gentiloni ha precisato: “Parlo delle quote di finanziamento assegnate ai diversi Paesi. Non sono state negoziate dai capi di governo, sono state ricavate da un algoritmo che è stato, tra l’altro, ideato e definito da due direttori generali, entrambi olandesi. C’è un po’ di retorica italiana sul fatto che abbiamo conquistato un sacco di soldi. Non è vero. L’Italia è il settimo Paese in termini di rapporto, tra soldi ricevuti e Pil. Ci sono altri Paesi che in termini relativi hanno portato a casa molto di più, dalla Spagna alla Croazia. Sempre grazie all’algoritmo”.
Conte chiuso in un offeso silenzio. Parlano i suoi “bravi”
Gli uomini di Conte sono immediatamente insorti: “Fu Giuseppe, in duri faccia a faccia, a far recedere la Merkel dal suo veto contro i bond comuni”. La storia narra invece che, più dei “pugni” di Conte è stato il lavoro diplomatico di Macron e Draghi a sbloccare l’impasse come a suo tempo ha scritto il Financial Times.
Conte si è chiuso in un offeso silenzio ma ha scatenato in serata i suoi “bravi”. Come un don Rodrigo. Il capogruppo M5S Stefano Patuanelli, senatore ed ex ministro,ha “sparato” contro l’ex premier Pd: “Che tristezza la sciatteria con cui Gentiloni sproloquia, solo per danneggiare un’altra forza politica”. Ha aggiunto il deputato Riccardo Ricciardi, il vice di Conte: “Gentiloni tenta di minimizzare il ruolo di Conte per negare la sua grande conquista”.
Anche un pezzo di Pd mastica amaro, non solo perché sono stati ministri dem (da Gualtieri ad Amendola) a gestire la trattativa europea per conto del Governo, coadiuvati da diplomatici di rango come Piero Benassi e Maurizio Massari. Ma anche perché, come ha detto Laura Cesaretti, “in casa Schlein si sospetta che l’uscita di Gentiloni serva a dimostrare che si può trattare con il potenziale alleato 5 Stelle senza controproducenti piaggerie e subalternità”. La lotta per ipotecare la leadership del futuribile “campo largo” continua ma Elly non ha mai pensato di svincolarsi dall’avvocato di Volturara a Pula. Gira e rigira Conte è ancora un nervo scoperto.