Giorgia Meloni va al Senato per le comunicazioni in vista dell’ultimo Consiglio europeo ordinario e parla di quanto il Governo sia vicino all’Ucraina, dice che il sacrificio di Navalny non sarà dimenticato, condanna le elezioni farsa nel territorio ucraino, ribadisce il sostegno a Kiev per una pace giusta ma non proferisce neanche una mezza sillaba, una parola, su quel che ha detto il suo vice presidente Matteo Salvini (“Quando un popolo vota ha sempre ragione”) su quelle che qualcuno si ostina a chiamare elezioni in Russia. Neanche una parola. Anzi. Mentre Giorgia Meloni parla al Senato Matteo Salvini proprio non c’è. Non si sa bene dov’è.
“Salvini non c’era, immagino avrà avuto qualche impegno”, dice il presidente dei senatori della Lega Massimiliano Romeo alla fine del discorso della Meloni. Questo è il governo che forse ci meritiamo. Questo il vice presidente che c’è. Un vice presidente che prima accomuna le cosiddette elezioni in Russia a una qualsiasi elezione provinciale del Molise, povero Molise e poi, colto sul fatto, quando c’è da discutere di Russia, di Ucraina, di guerra, non si presenta proprio al Senato. Ma figuriamoci se può essere un problema un vice presidente così. È stata solo una battuta, un incidete, una frasetta rubata. Che sarà mai.
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