Giorgia Meloni preferisce Donald Trump o Kamala Harris? In questi caldissimi giorni di agosto, ormai alla vigilia dello stop dei lavori parlamentari gira in Transatlantico, nel cosiddetto corridoio dei passi perduti, una indiscrezione (o un pettegolezzo) che diventa il motivo principale su cui discute il numero degli onorevoli che non sono“fuggiti” anzitempo per lavilleggiatura.
Secondo la maggioranza di coloro che si interrogano sull’argomento, Giorgia Meloni chi preferirebbe vedere alla Casa Bianca?
Per alcuni la domanda non deve essere presa nemmeno in considerazione. Trump è un conservatore, i repubblicani d’oltre Oceano la pensano tutti come lui. Quindi, per chi volete che tifi la premier?
Già, la facile conclusione non può essere che questa. “Viva Trump”, dovrebbe dire il nostro presidente del consiglio.
Ma….. non sono pochi i dissidenti, cioè i parlamentari convinti del contrario. Perchè? Si analizzano i fatti e si va indietro con la memoria. Chi non ricorda in uno dei tanti incontri tra Biden e Meloni l’affetto con cui essi conversavano?
E chi ha dimenticato il famoso bacio sui capelli che Joe dette alla sua carissima amica? Un rapporto di grande stima che ebbe una conferma quando a Roma si svolse il convegno dei potenti del mondo. Eccolo, il primo dubbio seguito dalle diverse convinzioni che dividono la nostra premier dall’uomo che da novembre in poi potrebbe guidare gli Stati Uniti. In campo internzionale, ma non solo.
L’Italia è sempre stata dalla parte degli Ucraini invasi dalla Russia di Putin. Quel sette ottobre del 2022 è rimasto indimenticabile per le immagini tramesse urbi et orbi dalla tv.
Al contrario, Trump non ha mai nascosto il suo disprezzo per Zelensky e i suoi più stretti collaboratori. E’ opinione comune che Donald sia dalla parte dell’autocrate russo, tanto è vero che ha sempre affermato che quando sarà alla Casa Bianca la guerra finirà entro una settimana.
Si, ma come? Con la resa incondizionata di Kiev e dell’intero Paese? Questo è quanto più volte ha promesso il numero uno dei repubblicani statunitensi.
L’esatto contrario di come la pensa Giorgia Meloni che non ha mai venuta meno alle convinzioni italiane: il nostro Paese dovrà difendere quella democrazia dalla brutalità di un tiranno.
L’invio di armi sempre per aiutare gli ucraini e per evitare che una nuova spietata aggressione del genere possa accadere in futuro in un’altra parte del mondo.
Le differenti opinioni non riguardano solo il conflitto che dura ormai da più di un paio di anni. E’ la battaglia sul cambiamento climatico su cui essi non sono assolutamente in sintonia.
Giorgia Meloni crede senza ombra di dubbio che il pianeta intero debba combatterlo senza se e senza ma.
Donald Trump è più prudente, parla con il linguaggio caro ai politici navigati. Dice e non dice: vuol significare che questo non è per lui il problema numero uno da affrontare, lasciando nelle mani dei nostri nipoti un dramma di non facile soluzione.
Da quando è a Palazzo Chigi, la premier italiana ha stretto una serie di rapporti con i capi di governo europei ed extraeuropei che potrebbero essere spazzati via non per colpa sua, ma per il semplice motivo che alla Casa Bianca suonerà un ritornello diverso in grado di polverizzare gli attuali assetti internazionali.
Se queste sono le ragioni degli uni e degli altri, l’interrogativo che si pone l’attuale nostro mondo politico non è soltanto virtuale.
La Meloni non parla ufficialmente, sarebbe assurdo infilarsi in una elezione che riguarda essenzialmente gli americani.
Però, la domanda in cuor suo se la può porre anche se non sentiremo mai uscire dalla sua bocca nemmeno una parola.
A far esplodere il caso è stato soprattutto un quotidiano di casa, Il Foglio, con un articolo firmato con maestria dal suo direttore, Claudio Cerasa. Per ora l’Italia rimane alla finestra, non potrebbe fare altro.
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