Giurì d’onore, Gasparri: Conte scappa? La verità lo precede. “Conte scappa veloce dal giurì d’onore della Camera. Temendo di essere bollato come un bugiardo da una verifica seria e imparziale, che lui stesso ha chiesto e dalla quale fugge buttando il pallone in tribuna perché impaurito dalla sconfitta sul campo e della qualifica ufficiale di mentitore”, commenta il senatore di Forza Italia Maurizio Gasparri.
Il capo dei senatori azzurri si riferisce alla richiesta di Giuseppe Conte, accolta l’8 febbraio dal presidente della Camera Lorenzo Fontana, di sciogliere il Gran Giurì d’onore. Era stato lo stesso Conte a convocarlo per valutare se avessero leso il suo onore le parole del presidente del Consiglio Giorgia Meloni. Lo scorso dicembre la premier aveva infatti accusato il governo Conte 2 di avere autorizzato il Mes a Governo dimissionario.
Col pronunciamento in dirittura d’arrivo, il 7 febbraio, ne ha invece chiesto lo scioglimento, perché, sempre secondo Conte, sarebbero venuti meno i criteri di “imparzialità che avrebbero dovuto ispirare i suoi lavori”.
La richiesta di Conte è arrivata dopo le dimissioni in segno di protesta dei commissari Filiberto Zaratti di AVS e Stefano Vaccari del PD. Così in commissione erano rimasti solo il presidente Giorgio Mulè (Fi) e i giurati della destra Cecchetti (Lega) e Colucci (Noi Moderati). Continua Gasparri: “Corra (Conte ndr) pure veloce, ma la verità lo precede e lo segnala come uno dei peggiori e più improvvisati attori della farsa della cattiva politica. Questa manovretta patetica lo rende degno della serata cover di Sanremo, per rimanere sul pezzo, dove Conte avrebbe potuto cantare ‘Nessuno mi può giudicare’, adatta a lui. E al grillino cantiamo ‘la verità ti fa male lo so’ citando Caterina Caselli”.
Nel corso delle comunicazioni al Senato in vista del Consiglio europeo, il 12 dicembre, Meloni aveva mostrato il fax inviato da Luigi Di Maio all’allora rappresentante permanente d’Italia presso l’Unione Europea ambasciatore Massari, in cui lo autorizzava a siglare la modifica del trattato che istituisce il meccanismo europeo di stabilità.
“Questa firma – aveva detto la Premier – è stata fatta un giorno dopo le dimissioni del Governo Conte, quando il Governo Conte era dimissionato, in carica solamente per gli affari correnti, contro il parere del Parlamento, senza dirlo agli italiani e con il favore delle tenebre.
Capisco il vostro imbarazzo: dalla storia non si esce. La propaganda si può fare, ma poi rimangono i fogli a dimostrare la serietà e questi fogli dimostrano la serietà di un Governo che in silenzio prima di fare gli scatoloni lasciava questo pacco al Governo successivo”. Aveva detto Meloni.
L’ambasciatore Massari infatti firmò il trattato il 27 gennaio 2020, un giorno dopo le dimissioni del Governo Conte, anche se supportata dal voto favorevole del Parlamento di inizio dicembre 2020.
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