Giorgia Meloni e Francesco Lollobrigida sono orgogliosi ed entusiasti nel presentare il passo e la direzione di marcia del governo, anzi del governare. Anzi lui, il ministro dell’Agricoltura, ancor più di lei la presidente del Consiglio. Entrambi comunque sanno quel che dicono alla stampa, alla pubblica opinione, alla gente e dicono di un governare molto nazionale, fin quasi all’autarchia. Autarchia non tanto nei confronti di merci e prodotti dall’estero, sarebbe risibile, quanto nei confronti del nuovo. Non si è mica conservatori e anche un po’ reazionari per nulla: per Fratelli d’Italia anima e nerbo del governo il nuovo, da dovunque arrivi, arriva da un “di fuori”, non fosse altro che dalle abitudini. E quindi merita sospetto, blocco, divieto, stop. Tutti accompagnati da un bel po’ di fanfare e tricolori. Ma anche questo fa parte delle abitudini e, nel caso di Fratelli d’Italia, della tradizioni coreografiche e…politicamente semantiche.
Carne sintetica fermata alla frontiera
Dunque l’ultimo Consiglio dei Ministri. Il provvedimento di cui si sono detti più orgogliosi e fieri Lollobrigida e Meloni è quello che blocca e respinge via dalla ipotetica tavola degli italiani la carne sintetica (e ogni altro sintetico cibo). Ministro dell’Agricoltura e presidente del Consiglio hanno voluto sottolineare il primato: siamo la prima nazione al mondo a decretare assoluto e vigente divieto. Perché la carne sintetica è nociva alla salute? Il governo italiano dice che questo non lo sa. Ma sa, vivaddio, che gli italiani mangiano e devono mangiare roba vera, di casa, possibilmente ruspante. O almeno con l’etichetta e lo spot della roba ruspante. Respingere e sbaragliare la carne sintetica è oggi una vittoria facile facile, il nemico invasore è alquanto immaginario. Però fa curriculum nazional-popolare.
Lo scenografico popolo delle massaie che solo genuino cucinano plaude, più concretamente fa la ola Confagricoltura che incassa il secondo bonus. Il primo era stato, appena ieri, lo spezzare la schiena alla farina di grillo, agli insetti come cibo. Anche qui il nemico non era agguerritissimo però era insidioso. E, a dirla tutta per come la vedono in Fratelli d’Italia, questa del cibo sintetico era perfida insidia. Spezzata la schiena agli insetti, sbaragliata la carne sintetica, mancava solo viva la pizza, la pasta e il pomodoro. Ma si sono contenuti Lollobrigida e Meloni. E’ stato sufficiente mostrare come siano stati difesi i confini della tavola italiana, bloccate incursioni nel piatto fondo e anche nel piatto piano. Erano raggianti nel mostrare come si attesta la sovranità. Cominciando, vivaddio, dalla tavola!
Concorrenza? Al confino
Lo stesso governo, lo stesso Consiglio dei ministri, lo stesso governare. Coerente è l’ispirazione delle due campagne: tavola nazional popolare e attavolati disturbati il meno possibile. Anzi niente. C’è questa cosa esotica della concorrenza. Un concetto estraneo alla cultura italiana, non a caso un concetto molto anglosassone. Concorrenza, roba che viene da fuori. E ci vogliono costringere, la solita Ue, a mangiarla. Siccome siamo buoni d’animo e disponibili abbiamo provato ad assaggiarla. Appena un boccone e ci ha fatto subito, diciamolo, schifo. Non è per i nostri palati, disturba, disgusta. Il piatto nazionale, la pietanza più cara e tradizionale è quella della “roba mia e guai a chi la tocca” e insieme quella del “l’ho presa e non la mollo più”. Variamente declinato e cucinato è questo il cibo preferito da ogni associazione di arti e mestieri.
La concorrenza è acido muriatico sul menù garantito. Obbliga a progettare, investire, rischiare, migliorare. Addirittura sconvolge i posti a tavola, non li dà per assodati, rispettati e stabiliti una volta e per sempre e perfino la concorrenza osa l’affronto della non automatica trasmissione di padre in figlio del suddetto posto a tavola. Quindi…Quindi quando può il governo della Destra difende e ripara dalla insidia della concorrenza. Deve farlo con astuzia perché non può sconfiggerla, anzi scomunicarla in campo aperta la concorrenza. Questa gode di appoggi dei “poteri forti” stranieri. Quindi, se non li si può affrontare in aperta battaglia (come fatto per farina di grillo e carne sintetica), che astutamente si fa? La si manda al confino la concorrenza. Rimessa a gara delle concessioni per il commercio ambulante? Rinvio, rinvio all’anno del mai. Plaudono gli ambulanti o meglio: plaudono quelli che oggi hanno le concessioni e fanno gli ambulanti.
Lo stesso applauso che viene da balneari e tassisti, applauso al chi prima è arrivato alloggia per sempre e decide anche se e come alloggia qualcun altro. Liberalizzazione dei saldi? Liberalizzazione, parola insidiosa e sospetta, sospetta di attività anti identità nazionale. I saldi ognuno quando vuole? Ma questa è concorrenza! Così hanno gridato i commercianti e il governo ha mandato al confine nell’isola del quando mai i saldi liberalizzati. E le antenne del 5G? In Italia siamo ad un decimo circa di quel che servirebbe ma il governo ha mandato al confino nell’isola del quando mai anche gli impianti segnale 5G, la Lega ha detto che spaventano la gente e la gente spaventata spaventa elettoralmente i sindaci.
Quindi per le antenne 5G bisogna prima chiedere agli spaventati. C’ è, come si vede, sintonia tra il paese reale e quello istituzionale, tra il paese e il governo. Un paese vecchio, arcigno e anche un po’ fanfarone ha vinto la sue eroiche campagne contro gli insetti in tavola, la carne sintetica, i saldi tutto l’anno, le antenne 5G, la messa a gara di qualunque attività sia già occupata dai “proprietari”. Sta perdendo alla grande la campagna del Pnrr, non è in grado di spendere in cose concrete 250 miliardi entro il 2026. Ma sta facendo, insieme con il suo governo, decisi sforzi per vedere se la Ue che quei miliardi ce li dà, ci consente di spartirceli invece che investirli. Garantiamo nel caso che ce li spartiremmo senza neanche tanta concorrenza.