Il Conformista si allena a scivolare nel mare della maggioranza, cantava nell’omonima canzone il Signor G, Giorgio Gaber.
L’italiano è così, c’è Conte, viva Conte, Salvini, viva Salvini, ora Viva Viva Meloni, finché non ci sia una nuova maggioranza dove rifugiare l’ansia di stare dalla parte giusta.
L’italiano si lamenta sempre di chi governa, ma non vuole stare dalla parte sbagliata, cioè quella perdente. Ci è riuscito nel dopoguerra, per una promessa favolosa, la lotta di classe che portava al Sol dell’Avvenire.
La crisi dell’Urss e il conformismo post fascista
Ma poi la crisi dell’URSS, il crollo del Muro, hanno spazzato via la parte giusta, anche se lontana dal potere. E ora l’italiano lo cerca senza alcuna remora o giustificazione ideologica, solo per dire agli amici, al bar o in famiglia, ve lo avevo detto che vincevano questi, come se fosse Eurobet la politica, è non più sangue e merda, come diceva Formica, saggio socialista.
E il Riformismo, l’impulso prometeico per il cambiamento, per il miglioramento della società? Chissenefrega, quelli sono diritti collettivi, come la mobilità sociale, l’italiano gioca per sé, in un parossismo individualista, l’ascensore solo per sé.
Se Meloni mi fa salire di piano bene, se no, avanti un altro, tanto sono tutti uguali, no?
Non si sa se gli italiani sono diventati così perché ce li ha fatti diventare una classe dirigente miope ed incapace, o se la classe dirigente è così a causa proprio degli italiani.
Un confronto con l’estero
Certo trovare dei Toninelli o dei Sangiuliano negli altri paesi europei non è facile, però anche loro hanno i loro problemi di populismo.
Solo che c’è meno conformismo nell’esprimere le idee, nei comportamenti, che vengono determinati da altre valutazioni, come l’economia o alcuni diritti civili, o come alcuni sentimenti di patria fino all’eccesso, vedi Brexit che è stata una zappa sui piedi per la sterlina. Noi invece guardiamo all’erba del vicino, copiamo il compito del compagno di banco, guardiamo tutti Temptation Island o il Grande Fratello, per saperne parlare, perché così fan tutti di mozartiana memoria.
Non rischiamo, non osiamo, i nostri ricercatori vanno all’estero. Tentiamo solo le riforme inutili, quelle che intendono mantenere lo status quo o “fregare” l’altro, mai per crescere tutti.
In nome di questo conformismo siamo capaci di cose oscene, perfino di delitti, come descritto ne Il Conformista di Alberto Moravia, per tentare un’appartenenza che ci rassicuri, che copra la nostra fragilità di farci un opinione critica, personale, che poi dobbiamo difendere.
Noi siamo intellettualmente pigri, non facciamo analisi e ricerca, aderiamo e basta, mettiamo firme e spillette, abbiamo addirittura abolito le preferenze, perché c’era la fatica di scegliere un nome e pure scriverlo, ora basta fare una croce su un simboletto, come gli analfabeti.
Forse proprio l’Ignoranza è l’origine del nostro Conformismo, nemico del Pluralismo, cambiando idee come piume al vento, siamo uomini sempre nuovi, talmente nuovi che non siamo più neanche fascisti, ci ricordava sempre Gaber. E se vogliamo dirla tutta il vero Fascismo è proprio il Conformismo, così cooptante da renderci ridicoli se non tragici.
Celentano
Giorgio Gaber