È fin troppo facile ripescare dagli archivi le dichiarazioni di Giorgia Meloni e dei suoi soci per vedere come siano cambiate, nel tempo, le loro convinzioni. In questi giorni, per esempio, sta nuovamente circolando un vecchio video stracult in cui l’attuale premier, allora all’opposizione, prometteva: “È una vergogna. Non solo chiediamo che non aumentino le accise (…). Pretendiamo che le accise vengano progressivamente abolite”. Con tanto di punto esclamativo.
L’abolizione delle accise è ovviamente una cosa impossibile. Inutile girarci intorno. Tanto che Meloni, o Giorgia se preferite, ora fa un passo indietro e ammette che, insomma, il video è vecchio e che le cose sono cambiate. Ma non se la prenda troppo, signora premier. Di cose così, noi italiani ne abbiamo viste a milioni.
C’è chi non dimentica, per esempio, quando Matteo Salvini era contrario al ponte sullo Stretto e diceva in diretta su La7: “Mi dicono che non sta in piedi”. Un classico.
Un po’ come quando l’attuale ministro dei Trasporti, birra in mano, si univa ai cori contro Napoli. Prima, ovviamente, di trasformare la Lega da sindacato del Nord a partito nazionale, con tanto di amore e bacini verso il capoluogo campano.
C’è poi chi ogni tanto ritira fuori il video in cui il nostro mostrava fiero e orgoglioso la maglia “Padania is not Italy”. Un video da amanti veri della politica italica.
A mesi alterni viene ripescato anche un Salvini fieramente anti 5 Stelle: “Mai al governo con loro.” Per poi, semplicemente, entrarci al governo per un po’ di tempo. Almeno fino all’indimenticabile e afosa giornata al Papeete.
Sorvolando sull’odissea berlusconiana, servirebbe un’eternità per stilare l’elenco dei dietrofront di Silvio, qualcuno, di recente, ha tirato fuori il video di un Gennaro Sangiuliano in splendida forma. L’ormai ex ministro della Cultura, a un festival a Napoli, prometteva – o minacciava, a seconda dei gusti –: “La vita è fatta di passaggi. Quando finirò di fare il ministro, nel 2032…”.
Facendo un passo indietro negli anni e cambiando lato della barricata, ci sono alcuni classici del Movimento 5 Stelle: già, i grillini, che prima urlavano “Mai con la Lega” e “Mai col partito di Bibbiano”, per poi ritrovarsi prima alleati della Lega e successivamente dello stesso Partito Democratico. D’altronde, i “mai” in politica sono sempre stati davvero pericolosi. E chi non ricorda Luigi Di Maio quando dal balcone, orgoglioso e fiero, urlava: “Abbiamo abolito la povertà”. Quanta genialità.
Qualche altra frase random dagli archivi? Beppe Grillo, l’elevato, una decina d’anni fa, definiva Draghi “una Mary Poppins un po’ suonata” per poi entrare al governo proprio con l’ex capo della BCE, dichiarando: “Draghi è un grillino”.
Oppure, ricordate Matteo Renzi? “Se perdo al referendum, lascio la politica.” E invece no, il nostro Matteo è ancora qui, a giocare a scacchi contro tutti. Forse anche contro se stesso.
Ma l’elenco, ammettiamolo, potrebbe durare ore e ore. Quindi, nessuno si preoccupi. Neanche lei, cara premier. Tanto, ormai, nessuno prende più sul serio la politica in Italia.
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