Se poi in Italia non si hanno le idee chiare su chi ha ragione o torto in Parlamento, lo si deve a due cause: la prima è che nei Palazzi regna una grande confusione; la seconda è che la lettura dei giornali non aiuta a dipanare questa matassa.
Nei partiti le correnti impazzano: nel Pd non si contano nemmeno più; nei 5Stelle il binomio Conte-Grillo continua a darsi mazzate mandando in tilt i sostenitori di quel movimento. Tanto è vero che una sua esponente di prestigio, Chiara Appendino, ex sindaco di Torino, esclama: “Non sono né con l’uno, né con l’altro. Questi personalismi non giovano ed è ora di piantarla se si vuole ancora contare qualcosa in futuro”.
Nella maggioranza non regna la tranquillità perché tra Matteo Salvini e Antonio Tajani c’è rissa continua. Così Giorgia Meloni deve fare i salti mortali per evitare che il bisticcio possa nuocere all’esecutivo. Però se vai a leggere le cronache dei quotidiani gli interrogativi rimangono. Chi ha ragione e chi torto?
“Non saprei rispondere ad una simile domanda”, risponde un professionista assai noto nel mondo della giustizia. Forse si perde il sacrosanto principio della terzietà. Colpa dell’ormai secolare divisione che c’è tra maggioranza e opposizione. Allora chi scrive è portato a difendere solo le sue idee e quelle dei parlamentari a lui vicini. La verità svanisce e si coltiva soltanto il proprio orticello invece del terreno comune, cioè il Paese.
E’ evidente che così stando le cose, il resto è consequenziale. Prendiamo ad esempio il caso di Carlos Tavares (numero uno o quasi) di Stellantis, una volta Fiat. Invece di badare a guarire i grandi guai della casa automobilistica, va in Parlamento a battere cassa, in parole povere a chiedere soldi. Ma invece di spiegare quali investimenti si faranno con quei danari, sostiene che non si potranno evitare altri licenziamenti o casse integrazioni.
Eppure c’è chi parla di una intelligente manovra economica e chi, invece, ricorda i 75 milioni sequestrati agli Agnelli. Per che cosa, se non per le responsabilità che si sono avute nel condurre quella che una volta era “una prestigiosa casa automobilistica italiana?”
Se poi ci spostiamo in Albania, la confusione è ancora più grande del solito. Tutti ricorderanno le critiche che Giorgia Meloni dovette subire quando annunciò l’iniziativa d’accordo con il premier di Tirana. Oggi che i centri sono stati costruiti e diventano operativi, l’opposizione rilancia e mette il dito nella piaga.
Innanzitutto gli inutili 800 milioni spesi per la costruzione potevano essere dati alla Sanità, una vera piaga per gli italiani. Non solo: i 16 migranti imbarcati sulla nave in direzione del porto di Shengjin sono considerati dei deportati in attesa di giudizio, una “deportazione legale”, secondo l’Unità. O dentro o fuori dell’Italia in una manciata di giorni.
Ritorna poi alla ribalta il caso di Maria Rosaria Boccia, stavolta da sola senza il ministro Sangiuliano. Chi ritiene di conoscerla bene dice che sapevano tutti che non era incinta come lei sosteneva. Per camuffare il suo stato di futura madre si serviva di un cuscino nascosto sotto la pancia. “A lei non interessava sapere chi fosse di destra o di sinistra, ma solo di entrare nel mondo della politica che lei inseguiva da tempo.” Tutte le cronache del passato dove vanno a finire? Chi si interessa di gossip e ritiene il caso soltanto un pettegolezzo senza fine rimane deluso e vorrebbe saperne di più.
Si potrebbe continuare all’infinito trovando negli archivi gli articoli del passato. Maggioranza e opposizione sono il pane quotidiano non per costruire un futuro migliore di quello odierno, ma solo per far pendere la bilancia da una parte o dall’altra. Sono questi i princìpi dell’informazione? Coloro che la seguono quotidianamente vorrebbero finalmente qualcosa che non sia semplicemente pubblicità.
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