Italia-Cina e Via della Seta, Gasparri: dialogo con tutti, ma difendendo nostri interessi
“La via della Seta ha rappresentato una pagina di subordinazione dell’Italia alla dittatura comunista di Pechino e di pericolosa svendita degli interessi nazionali.
Per il senatore di Forza Italia Maurizio Gasparri il Memorandum sulla Via della Seta non deve essere rinnovato perchè, dice il forzista:
“Un conto sono i rapporti da tenere con realismo con la Cina, come ha detto la stessa premier Meloni, altro è vendere l’interesse e il futuro dell’Italia e dell’Occidente alla Cina. Il governo di centro-destra vuole dialogare con tutti, ma difendendo i nostri interessi e la nostra libertà.
II Memorandum fu sottoscritto nel 2019 quando, alla guida del governo italiano, c’erano Conte ed i grillini.
Quel movimento ha tradito gli interessi del nostro Paese e si è inginocchiato davanti a Pechino, peraltro mostrando tutta la sua inconsistenza e la sua ignoranza.
Resta memorabile Di Maio che salutava ‘Ping’ dimostrando di non conoscere nemmeno il nome del dittatore comunista che domina a Pechino.
Noi non stiamo più in ginocchio davanti a Xi Jinping. E si è visto che quell’accordo non serviva all’Italia.
Sono cresciute le esportazioni cinesi, spesso di prodotti di scarsa qualità o contraffatti, verso l’Italia più di quanto non siano cresciute le esportazioni italiane verso la Cina.
I cinesi sono protagonisti di una concorrenza sleale in tutti settori.
Dobbiamo impedire alla dittatura comunista di assumere il controllo dei nostri porti e delle nostre reti di trasporto.
Con la Cina vanno certamente intrattenuti dei rapporti, ma ricordandoci che quel Paese è il più grande inquinatore del pianeta.
Ricordando che la Cina è governata da una dittatura che nega ogni diritto.
Ricordando che l’obiettivo della comunità internazionale all’insegna dei valori della libertà e della democrazia, resta l’abbattimento della dittatura comunista di Pechino.
È gravissimo che i grillini abbiano svenduto gli interessi del Paese con il memorandum della via della Seta. Che sarà cancellato, non perché lo chiedono gli americani. Ma perché è interesse del nostro Paese farlo.
E sono certo che questo farà il governo di centrodestra, che difende i valori della libertà e della democrazia, che è orgoglioso dell’appartenenza dell’Italia all’Europa e all’Occidente.
Conte e i Grillini invece sono stati dei piazzisti di Pechino e vogliamo capire se l’abbiano fatto per dabbenaggine o per altre ragioni. Ci occuperemo molto di questo” . Conclude Gasparri.
La premier Giorgia Meloni, intervistata da Fox News dopo la missione negli Stati Uniti, a proposito della Via della Seta ha confermato che non è stato ancora deciso il rinnovo.
“Si possono avere buone relazioni con la Cina anche senza (accordo Via della Seta ndr), ma va discussa in Parlamento con decisione prima di dicembre”. Ha detto la premier.
La recente missione negli Stati Uniti della presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha suscitato notevole interesse in Cina, temendo l’influenza degli americani sul rinnovo dell’accordo per la Via della Seta, da decidere entro dicembre.
“Considerare la Via della Seta come un cavallo di Troia spinge l’Occidente fuori rotta dalla globalizzazione” titola l’editoriale del 30 luglio sul Global Times.
Il Global Times è l’organo di stampa del Partito Comunista cinese.
“Non sorprende che gli Stati Uniti, in quanto potenza egemonica, – scrive il Global- vedano l’ascesa delle forze di altre civiltà nel mondo con una mentalità ostile. Ma l’Europa non dovrebbe più guardare al mondo con una tale mentalità da quando è iniziato il processo di integrazione negli anni ’50.”
E ancora, sulla possibilità che Roma non rinnovi il Memorandum d’Intesa siglato con Pechino nel 2019, durante la visita di Stato in Italia del presidente cinese Xi Jinping, sul Global Times si scrive:
“In ultima analisi, resta ancora da capire come interpretare la Cina di oggi e posizionarla come una grande potenza della civiltà orientale, e sia l’Italia che l’UE sono chiaramente in un “periodo di esitazione”.
E anche: “La Via della Seta non è un cavallo di Troia, non è uno strumento per invadere l’Europa e controllare il continente, ma un percorso attraverso il quale possiamo collaborare e migliorare la comprensione reciproca.”
E ancora, in un articolo del 28 luglio il Global Times titolava:
“L’Italia sta calcolando male se pensa di usare l’accordo sulla Via della Seta per un patto con gli Stati Uniti”.
E l’Italia, scriveva sempre il Global, starebbe quindi “sbagliando i calcoli se pensa di poter ottenere qualcosa dagli Stati Uniti sacrificando la ‘Via della Seta’”.
Nell’articolo si dice chiaramente che non è certo se l’Italia si ritirerà dalla Via della Seta, e che, secondo gli esperti è evidente che il presidente del Consiglio italiano sta subendo pressioni da parte degli Stati Uniti.
Nel Global Times si mettono a confronto l’approccio commerciale di Stati Uniti e Cina.
A fare l’analisi è Cui Hongjian, direttore del Dipartimento di studi europei del China Institute of International Studies, che afferma:
“L’approccio adottato dagli Stati Uniti in definitiva non è vantaggioso per le economie dei Paesi europei, Italia compresa, in quanto esclusivo e guidato da unilateralismo e protezionismo.
In netto contrasto, la Cina sostiene il libero scambio e un’economia aperta, che sono il vero nucleo dei valori di cooperazione, in particolare nel contesto della Via della Seta”
Secondo l’esperto Cui la posizione “esitante” dell’Italia potrebbe anche indicare che vuole negoziare con la Cina su alcune questioni come il saldo commerciale, nettamente sbilanciato a favore di Pechino.
“L’Italia vorrebbe che la Cina aumentasse le importazioni dei suoi beni e la aiutasse ad affrontare alcuni problemi di investimento – ha detto ancora Cui Hongjian- L’Italia non può attribuire i propri problemi di competitività ai prodotti cinesi e dare la colpa alla Cina”.
Il Global Times sottolinea inoltre che la Cina ha fatto la sua parte per aiutare l’Italia a introdurre più merci nel mercato cinese dal momento che è stata “costantemente invitata a partecipare a importanti fiere internazionali in Cina”.
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