Chiamiamolo pure ius scholae o ius culturale come più ci aggrada, ma non è solo questo lo scontro che divide Forza Italia con il partito della premier.
Chiariamo innanzitutto un concetto di fondo: si vorrebbe riconoscere la cittadinanza italiana ai giovani che hanno fatto l’intero percorso scolastico nel nostro paese. Idea buona o cattiva?
Se ne può discutere anche se la Lega protesta e ritiene che non se ne debba far niente, perché 230 mila cittadinanze sono state rilasciate nel passato, Italia prima fra gli altri Paesi che contano in Europa. Il problema, a nostro avviso, è un altro: è la sterzata che Antonio Tajani ha dato in questo ultimo periodo al suo partito.
Forza Italia parla di diritti umani, quando mai in precedenza? Apre un dialogo, sia pure sotterraneo, con alcune frange del Pd, dice che il partito deve cambiare. Per quale misteriosa ragione?
La verità è che il vice premier e ministro degli Esteri è alla ricerca (disperata) di nuove forze che possano venire incontro ai desiderata di Marina e Pier Silvio. E’ da quel momento che Tajani ha imboccato una strada diversa. Solo per assecondare gli eredi che contano del Cavaliere?
“Non è così”, rispondono in coro i seguaci più fedeli di Tajani. Si replica che Forza Italia deve stare al passo con i tempi che cambiano e non si può rimanere prigionieri del passato. Lo ius scholae ne è un esempio lampante: perché un ragazzino che ha studiato fin dalle elementari nel nostro paese deve aspettare i diciotto sanni per far richiesta di diventare italiano?
Una giusta riflessione sulla quale il governo e il Parlamento potrebbero dialogare e trovare una via d’uscita che accontenti gli uni e gli altri. Ma questa è solo l’apparenza, perché in effetti è da tempo che i berluscones punzecchiano l’esecutivo di cui, badate bene, fanno parte.
Si cominciò con i super profitti delle banche che Giorgia Meloni propose di tassare. Dovette fare marcia indietro perché Forza Italia si oppose con un categorico no. Per quale motivo? Mediolanum è una banca di famiglia dell’indimenticato Silvio e allora Forza Italia non si poteva dare la zappa sui piedi.
Retromarche, dunque, che indispettì non poco la premier che dovette ingoiare il rospo per non mettere in crisi la maggioranza.
Ora, comunque, Tajani e soci stanno andando al di là di ogni confine se il loro pensiero va di pari passo con una buons parte del Pd. Eddy Schlein esulta, non si aspettava tanto da un partito della triade. Afferra subito la palla al balzo e riporta in discussione non solo lo ius scholae, ma anche lo ius soli, vecchio cavallo di battaglia dei progressisti. Si accodano subito Alessandro Zan, uno dei protagonisti di quella legge e l’ex presidente della Camera Laura Boldrini.
Però per il momento il Pd si accontenta, ma l’interrogativo è un altro. Dove vuole andare a parare Forza Italia? E’ a questo punto che torna alla ribalta il disegno di Antonio Tajani. Il suo partito ha dimostrato più volte di essere la vera forza moderata della maggioranza.
Bisogna approfittare del momento in vista del futuro che non è poi tanto lontano. Il vice premier sa che nel Pd non tutti sono d’accordo con la svolta a sinistra data dalla giovane segretaria.
Quindi? Ecco dove andare a pescare per convincere alcuni ad attraversare il Rubicone e passare a Forza Italia. In tal modo Tajani prenderebbe due piccioni con una fava: andrebbe nella direzione voluta da Marina e Pier Silvio e diventerebbe il secondo partito della maggioranza.
Non più un cespuglio di Palazzo Chigi, ma una forza in grado di correggere taluni orientamenti di Giorgia Meloni. Una iniziativa mica di poco conto. Non si potrebbe più definire tradimento, ma una mossa politica per rendere più forte il partito di cui Tajani è l’indiscusso numere uno.