Questo ius scholae sta diventando più che un progetto di legge che divide maggioranza e opposizione un rebus politico.
Perché? C’è una grande confusione in specie tra i partiti che governano l’Italia e, più precisamente, tra Forza Italia e gli altri due schieramenti cari alla Meloni e a Salvini.
La notizia più recente è che le 500 mila firme che servono per un referendum sono state trovate in un amen. Pochi giorni, se non poche ore.
Significa che anche una certa parte dell’opinione pubblica si schiera con la minoranza guidata da Elly Schlein. Un orientamento che non è di poco conto. Insomma, il referendum è solo una moda? In ballo c’è innanzitutto quello dell’autonomia differenziata che dovrebbe esserci nella tarda primavera oltre a quello probabilissimo sul premierato che Giorgia ritiene la madre di tutte le riforme.
Dunque, lo ius scholae: a che punto siamo oggi? Il governo ritiene che l’attuale legge non vada modificata e cioè che la cittadinanza italiana la si può richiedere solo dopo aver raggiunto la maggiore età.
L’opposizione pensa invece che sia troppo in là ed è necessario ridurre gli anni in cui il figlio di uno straniero possa far domanda anzitempo.
In parole più semplici, questo diritto che l’opposizione invoca dice che se un giovane ha frequentato una nostra scuola può farne richiesta dopo aver superato le medie, cioè intorno ai quattordici anni. La prima a pensare in maniera negativa è proprio la premier la quale sostiene che la legge va bene così com’è.
Ecco il punto dove il provvedimento diventa un rebus, perché il primo a parlare di ius scholae è Antonio Tajani che la pensa in modo completamente diverso da quello dei suoi alleati.
Tutto questo avviene dopo che è finito nel dimenticatoio lo ius soli, il quale prevedeva che chi è nato qui da noi simultaneamente cittadino italiano.
“Non può essere così”, rispondono in coro i tre partiti della maggioranza. Improvvisamente, quando l’estate sta per finire, arriva la nuova sorpresa di Tajani, il quale si schiera senza se e senza ma con il parere della minoranza.
“Saremmo contrari alla storia”, afferma. “Lo scorrere dei tempi non si può fermare, perciò lo ius schloae deve diventare una realtà”.
L’opposizione esulta, si può dire che si è ad un passo dal traguardo. E allora che fa? Presenta in Parlamento la proposta di rivoluzionare la legge attuale, sicura che con l’apporto del segretario di Forza Italia non ci dovrebbero essere dubbi di sorta.
Al contrario che cosa avviene? Che Tajani vota con Meloni e Salvini e quindi la minoranza va di nuovo sotto. Fine della trasmissione?
Niente affatto, perché poche settimane dopo, Antonio Tajani torna sui suoi passi e annuncia che riproporrà lo ius scholae con una proposta di Forza Italia.
Quale? Per il momento non c’è nulla di ufficiale, ma Elly a questo punto sferra il suo attacco, cioè quello del referendum. Un detto, un fatto.
Passano sette giorni o qualcosa in più e la minoranza annuncia che le 500 mila firme necessarie per il “plebiscito” sono state raggiunte e lo fa con una foto in cui appaiono tutti gli esponenti del campo largo, tranne i 5Stelle.
Allora si può parlare di rebus? Certamente si, a meno che la politica non cambi nuovamente strada. E’ presto per dire quali saranno i risultati.
Se si dovesse dar retta alla sollecitudine con cui la gente ha risposto alla raccolta delle firme, non ci dovrebbero essere nuove sorprese, ma potrebbe darsi che l’altra parte dell’opinione sia contraria perché anni tra i banchi non possono rivoluzionare una prassi consolidata. L’educazione è una cosa, ma in famiglia sarà lo stesso?
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