La strage di Suviana, tutti chiedono nuove norme ma la legge c’è già. Il problema è farla rispettare

È partita, puntuale e senza rossori, la solita liturgia del “mai più”. Guidano il coro la politica e i sindacati. Il “dopo” della tragedia alla centrale idroelettrica di Bargi – vittime, feriti, dispersi; danni per centinaia di milioni – è una gara di formule, promesse. Le solite parole sentite dopo Brandizzo (cinque operai investiti da un treno) o dopo il crollo di un cantiere della Esselunga di Firenze (morti quattro operai), o dopo la sciagura di Gioia del Colle (padre e figlio caduti in una cisterna di vino mentre eseguivano le operazioni di pulizia).

Sono passati 15 anni da quella che è considerata la più grave strage sul lavoro avvenuta nella storia contemporanea del Paese, cioè l’esplosione allo stabilimento di Torino della Thyssen Krupp, il colosso tedesco specializzato nella lavorazione dell’acciaio: 7 operai morirono nel rogo. Quindici anni di parole al vento e nel frattempo le morti bianche sono cresciute del 19% rispetto al 2023. In queste ore se ne sentono di tutti i colori e toni: “Allarmi inascoltati”, “tragedia prevedibile”, “denunce cadute nel vuoto”, “troppi subappalti”, “giallo sulle cause”, “scattata l’inchiesta”. E poi l’immancabile affermazione della politica: ”La sicurezza è una priorità“. Detto questo sarà bene ricordare.

1)BASTA CHIEDERE NUOVE NORME – La legge c’è già. Il vero problema è come farla rispettare. In Italia esiste una normativa stringente sul tema. Dunque il problema non è l’assenza di leggi, c’è un Testo Unico che risale addirittura al 2008.  La sicurezza sul lavoro è regolamentata da un documento che si compone di ben 306 articoli e 51 allegati. Il Testo Unico in vigore dal 15 maggio 2008 è stato poi integrato con un Decreto Legislativo nel 2009. E nel prossimo autunno il presidente del CNEL, Renato Brunetta, ha annunciato un DDL Sicurezza. Ma che servono nuove norme? Ce ne sono anche troppe. Quel che manca sono i controlli.

2) IL 70% DELLE CENTRALI È VECCHIO – Gli impianti idroelettrici in Italia sono 4.702, la maggior parte dei quali ha più di 40 anni. Per ammodernare queste centrali servirebbero 48 miliardi, e l’argomento interessa tutte le regioni italiane, soprattutto Piemonte (21,2%), Lombardia (15,3%), Veneto (9,2%), Emilia-Romagna (4,6%).

3) BANDI DI GARA INSUFFICIENTI – Il problema è il solito. Il nodo principale da sciogliere sta nei bandi di gara per ammodernare le centrali. I bandi di gara sono insufficienti. Vanno indetti, servono a muovere il mercato, ad abbassare i prezzi e soprattutto a garantire la sicurezza sul lavoro. Quest’anno nel primo bimestre gli incidenti mortali sul lavoro sono stati 119 solo nei primi 2 mesi dell’anno (dati INAIL). Le denunce di infortuni sono state 92.771, cioè il 7,2% in più rispetto a gennaio-febbraio 2023.

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Alessandro Avico