La telenovela Pd è ai titoli di coda. Domenica sera il verdetto: Bonaccini o Elly Schlein? Ai gazebo l’ardua (si fa per dire) sentenza. Il governatore è il favorito ma “Bella ciao” crede nel ribaltone.
Tutto può succedere. Ore comunque febbrili. Duro Bonaccini :”Basta puzza sotto il naso. Serve un bagno di umiltà. Voglio un partito pragmatico che mantenga la parola “. Tenera la Elly: ”Se vinco le Primarie del Pd mi tingo i capelli di rosso in diretta Tv dopo essere andata a piedi al Santuario di San Luca”. E poi, travolta dal clima sardine, confessa in diretta Rai Radio 1: ”Cosa ne penso del bacio tra Fedez e Rosa Chemical? L’ho visto e mi è piaciuto.”
Si è visto e sentito di tutto. Carte bollate, neo rottamatori, i fantasmi della scissione, il patto dell’Appennino (Bonaccini-Nardella), le sferzate di Cofferati (“I valori storici sono annebbiati, così l’astensionismo cresce ogni anno”), la palude delle procedure, le primarie on line dilanianti (“Non siamo M5S”), gli insulti alla Morani e i siparietti di Cuperlo che ha depositato 7 rose rosse sulla tomba dei 7 fratelli Cervi.
Sono persino ricomparsi i fantasmi di D’Alema e Bersani anche se Letta e Speranza si sono affannati a dire.”Mai parlato di loro”. Può essere. Anche perché D’Alema, come lui stesso ricorda è “in pensione da almeno 7 anni e quindi non partecipo al dibattito politico“. Comunque l’ex premier non ha alcuna intenzione di rientrare nel PD col suo fido Bersani. Bonaccini al riguardo è stato esplicito e ha liquidato gli ex scissionisti: ”Mi interessa poco che rientrino alcuni ex dirigenti, a me interessano gli elettori che abbiamo perso: erano 12 milioni con Veltroni e con Renzi e oggi sono solo 5 milioni”.
Il primo, o tra i primi, a dirlo è stato il prezzemolino Matteo Ricci sindaco di Pesaro e sostenitore numero uno di Stefano Bonaccini:” C’è stato un dibattito lunare sulle regole, c’è un partito da ricostruire”. Ha scritto il politologo e accademico Luca Ricolfi nel suo ultimo saggio (“La mutazione” ed. Rizzoli): ”Il Congresso del PD è un gioco di potere, non si vede un progetto. Il PD è diventato il partito dell’ establishment. Chi rappresenta i ceti popolari? Ormai solo la destra sociale di Meloni e la sinistra qualunquista di Conte”. Insomma dopo tanto rumore il risultato è che , secondo Ricolfi, non vi è nessuna posta in gioco se non quella – tutta personale- di decidere chi guiderà il Pd ufficiale e chi invece guiderà gli scissionisti. Sempre che Bonaccini e Schlein non siano già d’accordo di dar vita a un ticket che perpetuerebbe tutte le non scelte del passato.