Giuseppe Conte non si schiera con Kamala Harris e riceve un mare di critiche. Il leader M5s, in un’intervista a Repubblica spiega: “Non condivido” chi dice che l’elezione di Donald Trump negli Usa sarebbe una minaccia per la democrazia. Spiega Conte: “La libera scelta dei cittadini non è mai una minaccia per la democrazia. Anche in Italia è un argomento che non ho mai usato contro Meloni”. La dichiarazione che ha fatto storcere il naso ad altri esponenti del centrosinistra. “Conte sbaglia, Trump è un reazionario pericoloso”, afferma il deputato di Più Europa, Benedetto Della Vedova. Critico anche il senatore di Italia Viva, Ivan Scalfarotto. “Nel centrosinistra l’unica scelta è Kamala Harris”. Anche Alessandra Todde, la presidente della Regione Sardegna dei 5 Stelle, fa sapere di “stare con la Harris”.
Secondo Benedetto Della Vedova di Più Europa, “nella sua intervista Giuseppe Conte offre la sua visione di una alternativa politica ed elettorale a Meloni, e, aggiungerei, Salvini. Il passaggio, però, che lascia abbastanza senza parole è quello su Trump. Non si può negare che la vittoria di Trump – prosegue Della Vedova – sarebbe un pericolo per la democrazia americana e quindi mondiale basata sullo stato di diritto. E non è vero, come dice Conte, che la libera scelta dei cittadini non può essere una minaccia per la democrazia: lo è stata drammaticamente in Europa ed in Italia nel secolo scorso e può tornare ad esserlo quando dei populisti demagoghi senza scrupoli che negano la realtà, riescono a catturare il consenso”, conclude.
Sulla stessa linea Scalfarotto, responsabile Esteri di Italia Viva: “Incredibile come Giuseppe Conte proprio non ce la faccia ad articolare il concetto che Donald Trump è un pericolo pubblico. Un centrosinistra che si rispetti dovrebbe mettersi a organizzare i comitati per Kamala Harris, altro che storie”.
“Costruire una alleanza ‘contro’ la destra non basta, serve invece ‘l’alternativa’ a destre sovraniste e regressive – prosegue -. Certo, servirà convergenza anche sulla politica estera, per difendere democrazie e libertà, ma anche pretendere un’Europa che diventi soggetto politico capace di muoversi per ridurre conflitti e promuovere pace. Che poi Conte non veda differenze tra Trump e Harris non ci impedisce di schierarci senza indugi al fianco di Kamala. Come penso farebbe la maggioranza degli elettori del M5S”.
Fa intanto discutere l’ennesimo, e forse definitivo, veto di Giuseppe Conte su Matteo Renzi. Il leader di M5s, questa volta ha parlato al meeting di Comunione e Liberazione in corso a Rimini. E il veto di Conte non si limita alle prossime elezioni ligure dove si fatica a trovare un accordo. “In tanti mi fermano per strada – dice – e mi implorano di non imbarcare Renzi. Temono la sua capacità demolitoria, si è sempre distinto per farli cadere, i governi, anziché per farli durare”.
Lo sguardo è rivolto anche alla costruzione dell’alternativa al governo Meloni. “Per aggregare un due o tre per cento di voti, – aggiunge Conte parlando di Iv – si farebbero scappare tutti gli elettori del M5s e anche una buona parte di quelli del Pd“. L’alleanza, insomma, non s’ha da fare. A ribadire la linea, tra gli stand del Meeting, arriva anche il capogruppo dei 5 Stelle al Senato Stefano Patuanelli. “Non si possono fare alleanze con Renzi, non si può basare un rapporto che deve essere serio su una fiducia che non c’è “, dichiara. Accanto a lui, sulle poltrone del panel di Rimini, siede la coordinatrice di Italia Viva Raffaella Paita, che a margine ribatte al muro pentastellato. “Provocatorio e sbagliato il veto di Conte, ma capisco che abbia difficoltà interne”, afferma suggerendo una diversa chiave di lettura.
Anche la governatrice della Sardegna Alessandra Todde si infila nella bagarre. “Allargare il campo non vuol dire accettare tutti i compromessi”, scandisce alla festa dell’Unità di Reggio Emilia. E della questione parla anche Maria Elena Boschi, ex ministra, deputata di Iv. In un’intervista a Repubblica, la Boschi evidenzia che “se l’obiettivo è mandare a casa questa destra, allora bisogna guardare al futuro e non al passato”. La Boschi evidenzia come, in riferimento al campo largo, il leader del M5S Giuseppe Conte è “fermo a qualche anno fa, a quando Matteo Renzi lo ha mandato a casa per favorire la nascita del governo Draghi”.