“Siamo impegnati anche nell’incolumità alimentare: la nostra sfida è non solo garantire alimenti per tutti ma assicurare alimenti sani per tutti”. Così la premier Giorgia Meloni, intervenendo alla Cop 28 di Dubai nel panel dedicato ai sistemi alimentari.
La produzione alimentare non va considerata “come sopravvivenza” ma “mezzo per una vita sana”. La ricerca “è essenziale”. Ma “non per produrre alimenti in laboratorio, magari andando verso un mondo in cui i ricchi possono mangiare alimenti naturali e ai poveri vanno quelli sintetici, con un impatto sulla salute che non possiamo prevedere, non è il mondo che voglio vedere”.
Su ricchi e poveri, perlomeno Meloni ha evitato la gaffe del cognato e ministro dell’Agricoltura e della Sovranità alimentare Francesco Lollobrigida che in agosto si era fatto ridere dietro sul tema. Aveva sostenuto cioè che nell’Italia tradizionale e interclassista “spesso i poveri mangiano meglio dei ricchi”, allegramente dimenticando i tre milioni di italiani costretti a chiedere aiuto per ottenere un pasto.
Intanto, però, il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, non ha firmato il ddl sulla carne coltivata, perché si rischia una procedura di infrazione. Il provvedimento esibisce infatti un profilo di sicura impronta sovranista ma di assai dubbia costituzionalità ed espone il nostro Paese a un inevitabile contenzioso con l’Unione europea.
Il motivo è chiaro: un paese membro non può vietare la commercializzazione di un prodotto che invece l’Unione europea consente. Questo sul piano meramente giuridico. Su un piano più sostanziale, il divieto si situa nel cono d’ombra di una lettura oscurantista delle potenzialità applicative delle più recenti acquisizioni sperimentali in ambito bio-tech.
“Escludere anche la possibilità di fare ricerca sulla carne coltivata è una scelta assolutamente miope, sia per motivi ambientali che economici – denuncia la senatrice dell’Alleanza Verdi e Sinistra, Aurora Floridia -.
Gli allevamenti intensivi impattano gravemente sull’ambiente, sull’utilizzo di suolo e sull’aria con le emissioni di gas serra. E la carne coltivata può essere, dopo i dovuti studi, una valida alternativa, anche per sconfiggere la fame del mondo”.
L’Italia ha notificato nel database Tris, per le norme tecniche con potenziali effetti sul mercato interno, la legge che vieta la produzione e commercializzazione di di alimenti e mangimi prodotti a partire da colture cellulari. Commissione, Stati membri e parti interessate hanno ora tre mesi di tempo per commentare il provvedimento.
La fine del periodo di sospensione della legge, per consentirne l’esame, è fissata al 4 marzo 2024. In caso lo ritenesse opportuno, la Commissione può prolungare di altri tre mesi il periodo di sospensione.