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Meloni e Vannacci nel caldo estivo, fra gaffes di Sangiuliano e schiacciate della Egonu

Meloni e Vannacci nel caldo estivo, fra gaffes di Sangiuliano e schiacciate della Egonu. Con la caldana estiva aumentano a mo’ di colpi di sole le affermazioni incoerenti da parte di politici e personaggi famosi. Prendiamo per esempio l’esplosione del dibattito sullo ius scholae e ius solis, con i “difensori dell’italianità” schierati a far muro contro l’acquisizione della cittadinanza italiana da parte di immigrati e figli di immigrati anche se nati in Italia e se in Italia vanno a scuola.

La loro posizione negazionista non si spiega alla luce dell’amore della premier Giorgia Meloni per il concetti di nazione, che lei ci tiene sempre a precisare che preferisce al concetto di Stato, benché ormai siano da tempo diventati quasi sinonimi. Bene.

Ma cos’è la nazione? I significati che sono stati attribuiti a tale parola iniziano ai tempi dell’impero romano e si sono man mano evoluti, cambiando, fino ai giorni nostri e a volte identificandola con l’etnia di appartenenza. Ma, come è evidente dalla stessa parola, alla base del concetto di nazione c’è comunque il luogo dove si nasce: e dove in seguito si intessono rapporti familiari, sociali, ecc.

Meloni fra nazione, patria e jus soli

Meloni e Vannacci nel caldo estivo, fra gaffes di Sangiuliano e schiacciate della Egonu – Blitzquotidiano.it (foto Ansa)

Così stando le cose, come si fa a negare la cittadinanza italiana a chi essendo nato in Italia e avendo quindi in Italia la sua nazione ne fa di conseguenza incontestabilmente parte quale che sia la sua etnia, religione, ecc?

Si tratta chiaramente di una contraddizione fin troppo evidente, un assurdo che nega un diritto acquisito col semplice essere nati. Un assurdo del quale però nel caldo delle polemiche aumentato dalle temperature estive nessuno si accorge. E così per dare aria rinfrescante alla bocca ognuno dice la sua discettando a ruota libera pur di sostenere la propria insostenibile posizione.

Per carità, la politica in quanto tale può decidere a maggioranza parlamentare ciò che meglio crede. Ma evitiamo di supportarlo con discorsi non di rado scombiccherati e antistorici.

Nominalismi a parte, poiché la Storia DIMOSTRA che le popolazioni, al plurale, si mescolano, sono cambiate e cambiano, anche in Italia, i cambiamenti anziché negarli meglio sarebbe migliorarli e renderli il meno traumatici possibile. Anche perché la loro pressione aumenta e prima o poi comunque si impongono: meglio che non si impongano esplodendo.

Insomma, “panta rei”: tutto scorre, come diceva Eraclito. Che prendeva a esempio la corrente di un fiume. E voler  bloccare la corrente di un fiume porta solo a inondazioni.

Fratelli e sorelle d’Italia

Sotto questo profilo è divertente notare come il partito della premier Giorgia Meloni si chiama Fratelli d’Italia, con evidente retorico richiamo all’inno nazionale. Fratelli d’Italia: e le sorelle? Ignorate, senza rendersi conto che si tratta di fatto di un maschilismo assurdo perché ampiamente superato anche dal senso comune.

Strano che il generale Roberto Vannacci,  tempra di comandante paracadutista della Folgore, non insorga per far notare che Giorgia Meloni non ha i tratti somatici di un fratello, cioè di un uomo, ma semmai di una sorella, cioè di una donna. Donna che orgogliosamente si dichiara tale e che per giunta per ribadire la propria identità si dichiara anche madre in discorsi politici in Italia e all’estero. Che c’entra dunque lei, una donna, con dei fratelli, d’Italia o non d’Italia?

La disinvoltura di chi si appella alla patria e ne vuole conservare a tutti i costi l’asserita identità non si accorge neppure di un’altra stranezza: la patria, come dice la parola stessa, è dove sono nati i padri. I padri: e le madri? Formalmente pare non interessi a nessuno: esiste infatti la patria, ma non esiste la matria. Assenza mitigata in parte dal fatto che stranamente la parola patria, benché indichi la terra dei padri, tutti sicuramente maschi, è un sostantivo femminile anziché maschile….

La politicizzazione dell’identità nazionale è stata il primo passo verso il fascismo e il nazismo. Pare lo abbiano dimenticato più o meno tutti.

Ma torniamo a Vannacci. Quando Paola Egonu ha trascinato all’oro olimpico la squadra nazionale italiana di pallavolo  il generale diventato eurodeputato si è sentito in dovere di dichiarare a razzo che “gli italiani sono bianchi e i tratti somatici centroafricani della Egonu non li rappresentano”.

Domanda: ma Vannacci ha notato la marea di calciatori, pugili e atleti vari, oltre ai lavoratori immigrati, di pelle nera di stanza in Italia da decenni e i cui tratti somatici “non rappresentano gli italiani che sono bianchi”? E non ha notato che l’acclamato campionissimo italiano di tennis Jannik Sinner essendo di fatto austriaco come tutta la minoranza altoatesina di lingua tedesca ha nome, cognome e tratti somatici che certo non rappresentano quelli secondo lui tipicamente italiani?

Altra domanda: perché Egonu dovrebbe rappresentare gli italiani anche somaticamente oltre che sportivamente? Qual è il problema? Che sia nera si vede, non c’è bisogno di farlo rilevare. E’ come dire che Vannacci non rappresenta le italiane neppure nel parlamento europeo perché è un maschio e quindi poiché non ha i loro tratti somatici e più in generale neppure quelli fisici non le può rappresentare anche se alcune o molte lo hanno votato.

La faccia di Egonu non sarà come quella di Venere e neppure come una delle Tre Grazie del Botticelli, ma esprime vitalità, intelligenza, gioia di vivere, forza, potenza fisica ed empatia in dosi massicce. La faccia del generale esprime tutto ciò, almeno in parte? La risposta la lasciamo ai lettori.

Dato che stiamo parlando di Vannacci vale la pena di rilevare l’assurdità di una sua fiera e orgogliosa affermazione rilasciata a petto in fuori non appena eletto europarlamentare: “Una delle direttrici della mia strategia sarà il sabotaggio di chi vuole distruggere i valori occidentali, romani e cristiani”.

De Gaulle lo definirebbe sarcasticamente un “vaste programme”. Noi più modestamente ci limitiamo a far notare che opporsi alla distruzione dei “valori romani” significa opporsi ai numeri  arabi, che hanno soppiantato quelli romani, all’algebra pure fattaci arrivare dagli arabi e al numero zero, il cui concetto di vuoto e nulla è assolutamente inesistente nella cultura greca e romana.

E poiché tutto il mondo online e i linguaggi dei computer si basano solo su due numeri, il numero 1 e il numero 0, Vannacci vorrà di conseguenza imporre l’eliminazione del web, dei computer, dei telefonini e annessi e connessi. E poiché senza numeri arabi – in realtà nati in India – e senza algebra non si possono risolvere le equazioni, cosa impossibile coi numeri romani, addio navi, aerei, treni, automobili, centrali elettriche, nucleari o no, frigorifero, scaldabagno, addio al progresso scientifico e a quant’altro per essere elaborato o progettato ha bisogno della risoluzione di equazioni. Insomma, Vannacci saboterà tutto ciò che si oppone al ritorno all’abaco dei romani, una sorta di pallottoliere col quale di matematica se ne fa molto ma molto poca.

Vannacci saboterà quindi anche le forme di cristianesimo diverse dal cattolicesimo, vale a dire il protestantesimo, la chiesa ortodossa, il calvinismo, ecc.: di tutte queste confessioni solo il cattolicesimo è romano, in quanto dottrina della Chiesa Cattolica Romana, il cui Stato, cuore e governo è il Vaticano.

E come farà il generale a opporsi all’aborto, “che non è un diritto”, dal momento che i romani sui propri figli avevano il potere di vita e di morte? E come farà a contrastare i gay, ai quali ha detto “Cari omosessuali, normali non lo siete, fatevene una ragione!”?

Non lo sa il neo eurodeputato che i romani erano tranquillamente bisessuali? Compreso il famoso Giulio Cesare, faro dei Vannacci di tutto il mondo e di tutte le epoche.

E non lo sa che nella Lega che lo ha usato per raccogliere voti e farlo diventare eurodeputato i “valori romani” non sono visti di buon occhio? Il separatismo al grido di “Loss von Rom!”, già coniato in tedesco ai suoi tempi da Martin Lutero e ripetuto in veneto e in lombardo dalla Liga Veneta di Franco Rocchetta e dalla Lega Lombarda di Umberto Bossi, è tenuto si a bada in qualche modo, per esempio con l’autonomia differenziata, ma cova sempre nelle viscere lombardo venete. Che farà il generale eurodeputato sabotatore? Saboterà la Lega creando un partito a propria immagine e somiglianza?

Insomma, la sacra fiamma del patriottismo e del nazionalismo e la solita presunzione che siamo sempre l’ombelico del mondo giocano brutti scherzi non solo al ministro della cultura Gennaro Sangiuliano, arrivato a dichiarare con orgoglio che “Cristoforo Colombo ha scoperto l’America sulla base delle teorie di Galileo Galilei”. Nonostante che questi sia nato ben 72 anni dopo l’impresa di Colombo.

Una gaffe da poco e niente quella di Sangiuliano rispetto al “vaste programme” del sabotatore ex Folgore Roberto Vannacci. Paracadutista che rischia non gli si apra il paracadute nei suoi futuri lanci sugli obiettivi da sabotare.

 

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Pino Nicotri

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